Quanto avvenuto in Francia alcune settimane fa ha sollevato diversi dubbi, anche in merito alle questioni di privacy e sicurezza che vanno garantite sul web. Affrontando la questione più in generale, viene da chiedersi se una piattaforma come Youtube debba fare qualcosa non solo per evitare che filmati crudi possano apparire negli schermi di tutto il mondo, ma anche per limitare parzialmente la distribuzioni di video che contengono chiaramente propaganda jihadista.
Hollande, a tal proposito, è stato molto chiaro, cercando di lanciare un monito e di ammonire proprio Google per le policy che governano Youtube:
“Dobbiamo agire a livello europeo e internazionale per definire un quadro giuridico in modo che le piattaforme Internet che gestiscono i social media vengano considerate responsabili e che possano essere sanzionate”.
La questione è delicata, dunque, ma se per alcuni le rivendicazioni del presidente francese (al quale probabilmente la faccenda sta particolarmente a cuore dopo gli ultimi tragici eventi di Parigi), allo stesso tempo ritengo importante e necessario soffermarsi anche sul punto di vista di Youtube.
Difficile, infatti, dare torto a Verity Harding, Public Policy Manager di Google, che replicando a Hollande ha utilizzato una metafora con la quale ben possiamo inquadrare la situazione da un punto di vista più tecnico: “Sarebbe come filtrare una telefonata prima che sia fatta”.
Insomma, l’auspicio è che non si arrivi all’ennesimo caso diplomatico con Google protagonista, come quello al quale siamo andati incontro in questi anni in Cina, ma di certo la situazione è piuttosto tesa. Staremo a vedere come andrà a finire questa storia, anche se un’eventuale cambio di rotta da parte di Youtube potrebbe vedere i terroristi trovare terreno fertile con altre piattaforme, come nel caso di Dailymotion. Non credete anche voi?