Come tutti gli anni il Napoli Teatro Festival si dipana in lungo e in largo nei teatri napoletani, nell’Accademia delle Belle arti, nel dormitorio pubblico e nella cornice del Museo Pietrarsa di Portici con il suo palcoscenico suggestivamente sospeso sul golfo di Napoli. E’ lì che la magia e la plasticità dei corpi degli eccellenti ballerini della Vertigo Dance, la compagnia israeliana, ha incantato il pubblico con i suoi due spettacoli Reshimo e Mana.
E mentre il programma di spettacoli teatrali – dal Sindaco del Rione Sanità, la celebre commedia di Eduardo con la regia di Mario Sciaccaluga, con un bravissimo Eros Pagni, Maria Basile Scarpetta, Federico Vanni e tanti altri attori, al Giardino dei Ciliegi di Cechov con la regia di Luca de Fusco con Gaia Aprea, Claudio Di Palma, al Teatro Mercadante, per passare a Finale di Partita di Beckett con la regia di Lluís Pasqual con Lello Arena, Angela Pagano, Gigi De Luca, Stefano Miglio ed ancora agli Undici reading per 7 racconti di Irene Nemirovsky, a Le ho mai raccontato del vento del nord, uno dei più coinvolgenti dialoghi d’amore della letteratura contemporanea, regia di Paolo Valerio con Chiara Caselli e Roberto Citran – si accende e infiamma la discussione intorno a ciò che ciascuno spettacolo ha restituito in termini di emozioni ed intensità espressiva. E’ proprio questa vitalità a rendere il Festival un evento unico nei diversi generi e linguaggi che propone e sperimenta.
Sono le emozioni della narrazione e dell’interpretazione del testo da parte di registi, attori ed attrici, è quella parola dei classici della letteratura e della drammaturgia italiana, russa, irlandese, francese, a generare nel pubblico ed in ognuno di noi la passione per il teatro, affinando il senso della critica o dell’apprezzamento verso la costruzione e la rappresentazione degli spettacoli visti nella prima settimana del Festival. E’ anche su questo che si alimenta il radicamento del Festival in una comunità, nella diffusione e nella promozione dei tanti linguaggi teatrali, nella possibilità di assistere a tante regie, scenografie e interpretazioni diverse, nella capacità di sviluppare una maggiore sensibilità nel pubblico che ogni anno si fa più ampio ed ama confrontarsi con testi drammaturgici anche più difficili. E sta, anche e soprattutto, al pubblico sempre numeroso ed appassionato valutare il gradimento o meno di uno spettacolo con il metro della sensibilità e dell’emozione che ci ha procurati.
Ma per questo fine settimana vanno segnalati lo spettacolo “Mettersi nei panni degli altri|vestire gli ignudi”, la drammaturgia e la regia è di Davide Iodice. Il regista mette in scena attori e ospiti dell’ex Dormitorio pubblico per parlare di crisi d’identità della società moderna. Si potrà vedere il 12, 13, 14 e 15 giugno. Il primo movimento Mettersi nei panni degli altri, ispirato a Vestire gli Ignudi, nel quale gli attori della compagnia, gli utenti dell’ex Dormitorio pubblico e di Scarp de Tenis, una organizzazione no profit per le persone senza fissa dimora, esplorano il tema dell’identità perduta.
E dopo il successo de La bisbetica domata del regista Andrei Konchalovsky, della scorsa edizione del Festival, ritorna il 12 giugno, al Teatro Mercadante, con Zio Vanja: un’occasione unica per ascoltare Cechov in lingua originale. Il regista ha utilizzato la stessa scenografia e lo stesso cast di attori anche per l’altro allestimento che farà “Tre sorelle” esaltando le evidenti similitudini tra i due capolavori cechoviani. «Cechov è una Sinfonia- afferma il regista – una sinfonia di vita. Di una vita che non è piena di avvenimenti tragici, opere grandiose o moti dell’animo, grandi Eroi, ma una vita semplice, ‘grigia, filistea’ come diceva lui stesso. ..”
Nel suggestivo palcoscenico di Pietrarsa, il 13 e 14 giugno , si ritorna con lo spettacolo America di Kafka con la regia di Maurizio Scaparro, nell’adattamento di Fausto Malcovati, con le musiche ispirate alla cultura yiddish della vecchia Europa e al jazz nero di Scott Joplin, eseguite dal vivo da un complesso formato dal piano, batteria e clarinetto. E’ la storia dell’emigrante Rossmann in cerca del benessere (il sogno americano?) che appare a portata di mano ma è inafferrabile. Lo spettacolo ,dopo la prima fortunata edizione del 2000, viene riproposto in occasione del semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Euro.
Per finire alla grande con il corpo e la danza tra le locomotive di Pietrarsa si potrà seguire lo spettacolo Addio alla fine con la coreografia di Emio Greco e Pieter C. Scholten, il 13 e il 14 giugno. Una coreografia di grande impatto visivo che esalta l’importanza di essere responsabili e il coraggio di essere vulnerabili: Greco e Scholten sono convinti infatti che, solo attraverso il pensiero critico e l’azione concreta, l’artista, il danzatore e lo spettatore possano produrre un cambiamento.
Prenotatevi..! E se vi capiterà di trovare in strada un portafoglio cosa farete?