Barcone di migranti affondato, Renzi contro l’Unione Europea

La parola a Iolanda Bronzoni, studentessa Optima Erasmus a Lisbona


INTERAZIONI: 9

E’ un copione ormai tristemente noto quello che si è visto ieri nel Mar Mediterraneo, ormai così frequente che anche la capacità di indignarsi o rattristarsi sembrano venir meno.
Almeno 150 migranti mancano all’appello dopo che il barcone che li trasportava dalla Libia è affondato, 185 chilometri a nord dell’isola di Lampedusa. Il numero preciso di passeggeri a bordo della fatiscente imbarcazione è in realtà, come sempre in questi casi, incerto, con fonti libiche che parlano di un totale di 400 persone. Solo 17 cadaveri sono stati ripescati finora, mentre 200 sono stati soccorsi. Solo il giorno prima 36 migranti di diversi paesi dell’Africa subsahariana avevano perso la vita nelle stesse circostanze, anche se il naufragio era avvenuto in acque territoriali libiche. Sale così a 25000 il numero di migranti che solo quest’anno ha raggiunto le coste italiane chiedendo asilo. Siriani in fuga dalla guerra civile, libici, egiziani e tunisini che hanno vissuto sulla loro pelle il fallimento del sogno della Primavera araba, eritrei e somali alle prese con i problemi endemici di povertà e incertezza politica che affliggono i loro paesi. Tutti accomunati da un unico sogno: lasciare il loro paese e trasferirsi in Europa. Spesso infatti l’Italia è solo il punto di partenza per un futuro trasferimento in Francia, Regno Unito o Germania. Abbiamo chiesto a Iolanda Bronzoni, studentessa Optima Erasmus a Lisbona, le sue impressioni.

Qual è la percezione che i portoghesi hanno dell’immigrazione, è un fenomeno in crescita anche in Portogallo? Pensi che vi sia un atteggiamento più ospitale nei confronti dei migranti rispetto all’Italia?

Vuoi perche sono molte le ex colonie portoghesi, vuoi per la sua vicinanza al Nordafrica, il Portogallo, nonostante l’attuale situazione economica non felicissima, è un paese con un tasso di immigrazione piuttosto alto, vi sono moltissimi brasiliani e africani provenienti dalle ex colonie, Angola, Capo Verde e Mozambico. Non so dire se vi sia un atteggiamento di maggiore apertura rispetto all’Italia, non sono mai a favore delle generalizzazioni, ma guardandomi intorno ho riflettuto sul fatto che la comunanza della lingua tra paese di immigrazione e immigrante facilita il processo di integrazione. In altre parole un brasiliano o un angolano in Portogallo non saranno mai considerati ”immigrati” a pieno. Resta il fatto che il Portogallo non affaccia sul Mar Mediterraneo ed è immune da questo fenomeno degli sbarchi che colpisce invece l’Italia o la Grecia.

Contrariamente al solito questa volta il governo italiano ha fatto fronte comune contro l’Unione Europea, rea di non aver fornito alcun aiuto concreto finora all’Italia per fronteggiare l’emergenza. Il premier Renzi ha dichiarato in una trasmissione televisiva. ” l’Europa ci lascia soli, non può salvare gli stati, le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini. Gli interventi li devono fare anche gli altri paesi europei, e le istituzioni europee non devono girarsi dall’altra parte.” Sei d’accordo che la Ue debba intervenire in questi casi o si tratta di un problema di sovranità territoriale del singolo stato?

Non c’è dubbio che i paesi dell’Unione Europea debbano far fronte comune per risolvere questo problema. L’Unione Europea deve proporre soluzioni che abbiano un approccio equilibrato per risolvere la migrazione clandestina, per favorire l’integrazione del migrante e regolare la migrazione legale. Secondo il trattato di Lisbona, le politiche d’immigrazione sono regolate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario: non è un problema con cui può confrontarsi solo l’Italia. Geograficamente stati come l’Italia o il Portogallo sono più prossimi al Nordafrica e quindi praticamente più facili da raggiungere per i migranti, ma questo non implica che sia un problema riguardante il singolo stato.

A proposito di vicinanza geografica, come sai il regolamento Dublino II, che gestisce il diritto d’asilo nell’Ue, prescrive che lo stato in cui il migrante farà diritto d’asilo è lo stesso in cui il richiedente ha messo piede per la prima volta in Unione Europea. Pensi che tale legge debba essere modificata?

Credo che la politica sul diritto di asilo dell’Ue vada bene cosi. E’ vero che il sistema di Dublino aumenta la pressione sulle regioni di confine esterno dell’Ue, i cui stati, come è il caso dell’Italia, sono spesso meno in grado di offrire sostegno per l’asilo e la protezione dei richiedenti. Tuttavia questo non impedisce loro di raggiungere la loro destinazione ultima e non sarà una legge in più o in meno che fermerà questo esodo. Occorrono invece strategie innovative e una completa messa in discussione delle attuali politiche migratorie.

Anche la Libia d’altro canto si dice ormai incapace di fronteggiare la situazione da sola, e il Ministro degli interni Salah Mazek afferma che vi sono nel paese più di due milioni di rifugiati pronti a salpare alla volta dell’Italia, con la connivenza di scafisti berberi. “Se l’Europa non si assume le sue responsabilità, la Libia non potrà fare altro che lasciare questi clandestini liberi di partire. La Libia ha pagato il suo prezzo, è tempo che anche l’Europa lo faccia”, ha dichiarato Mazek.

A due settimane dalle Elezioni Europee, la commissaria Ue Cecilia Malstrom si dice “shockata” per la tragedia e ha espresso solidarietà all’Italia per la difficile situzione, aggiungendo che la questione sicurezza nel Mediterraneo verrà discussa nel prossimo consiglio degli Interni.