Sardegna. Pubblica “Sono latitante” su Facebook ed i Carabinieri lo arrestano

Un 24enne finisce in carcere per colpa del social network. Il suo alias era Totò Riina

latitante su facebook

I Carabinieri arrestano un latitante grazie a facebook


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E’ finita per colpa di Facebook la latitanza di un 24enne sardo. Il giovanotto, condannato a scontare una pena carceraria di quasi cinque anni, si era reso irreperibile alle forze dell’ordine. Ma non aveva perso l’abitudine di utilizzare Facebook. Ed è stato proprio Facebook a tradirlo permettendo ai Carabinieri della Compagnia di Ozieri, di arrestarlo nel centro di Olbia e di portarlo nel carcere sassarese di Bancali.

Facebook ha pertanto contribuito alla cattura di un criminale che sfidava apertamente la collettività dichiarando come alias Totò Riina. Un comportamento social che non è sfuggito ai Carabinieri incaricati della sua cattura. E proprio la lettura dei post su Facebook del delinquente social è stato possibile ricostruirne gli spostamenti e preparare gli appostamenti che ne hanno permesso la cattura.

Nelle patrie galere il reo non potrà utilizzare Facebook e magari potrà meditare sulla sua imprudente spavalderia che l’ha condotto in cella. La notizia suscita curiosità. Chi non è un criminale abituale immagina che la prima regola della latitanza sia non lasciare traccia di alcun genere dei propri spostamenti. Il latitante deve diventare invisibile se vuole sottrarsi alla longa manus della legge. E di certo Facebook non è il posto adatto per nascondersi all’attenzione collettiva.

Il delinquente resterà in carcere per i prossimi cinque anni. E Facebook farà a meno della sua presenza. Ma resta l’interrogativo di fondo: perché questo criminale ha sentito il bisogno ineludibile di dichiarare la sua condizione giuridica ben sapendo che avrebbe potuto pagarne le durissime conseguenze? Adesso sarà senza Facebook e senza libertà. E noi che leggiamo dell’incredibile vicenda ci sentiamo rassicurati o inquietati? Quella del 24enne sardo è solo la provocazione di un balordo sconsiderato? O piuttosto e più probabilmente è il sintomo di una patologia social sempre più diffusa in conseguenza della quale quella che avviene fuori da Facebook non sia vita e che tutto quel che non è nei social non esiste, non è avvenuto, non avverrà.

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