Gianni Rivera, conversazione col calciatore più importante che l’Italia abbia mai avuto

Mi ha invitato a casa sua ed ho documentato con la mia telecamera la nostra interessante chiacchierata


INTERAZIONI: 2009
GIANNI RIVERA, conversazione col calciatore più importante che l’Italia abbia mai avuto

“In un calcio arido, perfino cattivo, con i troppi dubbi sul doping e premi elevati che deformano la verità, RIVERA è il solo a dare un senso di poesia a questo sport”. Questa è l’incredibile motivazione con cui nel 1969 hanno consegnato a Gianni Rivera il Pallone D’Oro, riconoscimento al miglior calciatore europeo. Già nel 1963, a soli 19 anni, si era classificato 2° in questa classifica, dietro allo storico portiere della nazionale russa Lev Jašin. Gianni è anche il primo degli italiani nella classifica dei migliori calciatori del XX° secolo pubblicata nel 2000 dalla International Federation of Football History & Statistics….

Ma, al di là di questi e tanti altri importanti riconoscimenti, Gianni Rivera è uno che si è sempre battuto per aiutare gli altri, a partire dai propri compagni di squadra, dai calciatori che erano trattati e scambiati dalle squadre come bestiame, fino ai giovani calciatori sfruttati oggi dai mediatori. Lui non ha mai voluto un mediatore. Rivera è stato sicuramente uno dei calciatori più intelligenti che il mondo del calcio abbia mai avuto. Ha sempre appoggiato Padre Eligio e Mondo X, che recuperava tossicodipendenti, incurante delle critiche o battute ironiche che certa gente faceva. Non ha mai temuto di parlare apertamente per denunciare il marcio che vedeva, anche se si trattava dell’arbitro per eccellenza: Lo Bello. E ha pagato. Giornate di squalifica, staffetta ai mondiali del Messico 1970, quelli della storica semifinale Italia-Germania 4 a 3, dove ha segnato il gol vincente e, nonostante questo, l’allenatore Valcareggi lo ha lasciato in panchina nella finale col Brasile, facendo felice Pelé che così è andato sul velluto. Lo stesso Pelé che lo ha inserito nella classifica dei migliori calciatori mondiali da lui compilata. Gipo Viani, direttore tecnico del Milan che lo acquistò dall’Alessandria, disse che Rivera era nato vecchio. Troppo saggio per i suoi 16 anni. Più che saggezza, è una forma di consapevolezza che lo rende serenamente sicuro delle proprie capacità e convinzioni. Per me, Gianni ha rappresentato un’ancora a cui aggrapparmi nei momenti bui quando, a 9 anni, mi sono ritrovato sbattuto in un seminario. Lui era il mio idolo e ricordo ancora la felicità quando, con la radiolina nascosta sotto il cuscino, appresi che il Milan nel 1963 aveva vinto la Coppa dei Campioni battendo il Benfica 2 a 1. Sapendo quanto lo ammirassi, ci fu uno che mi propose l’acquisto di un suo autografo per 500 lire. Io racimolati con fatica quella cifra e quell’autografo era come il mio trofeo. Non mi sono mai posto la domanda se fosse vero o no. Mi aiutava. Oggi, tanti anni dopo…

Ho contattato Rivera chiedendogli un’intervista. Mi ha risposto Laura Marconi, sua moglie. Telefonata dopo telefonata siamo diventati amici e mi sono ritrovato a casa loro con la possibilità di documentare con la mia telecamera la conversazione con Rivera. C’è una regola ferrea che dice: mai conoscere i tuoi idoli, ti deluderanno.  Gianni ha infranto anche questo detto. Mi ha stupito per la sua ironia, ma soprattutto quando ha detto che, ad esempio, in quel Milan-Benfica del 1963 o in altre occasioni di vittoria non si era emozionato. Forse un poco solo quando ha segnato il gol nella partita più importante dell’intera storia del calcio, Italia-Germania 4 a 3. Abbiamo parlato di tante cose, anche della sua storia d’amore con Laura e dell’intervento a Porta a Porta quando ha spiazzato Vespa dicendo di non avere nessuna intenzione di vaccinarsi. In questo video c’è la versione integrale, in piano sequenza (senza tagli) della nostra conversazione… Strano, non hai mai usato la parola “intervista”, ma sempre “conversazione”. Sì, perché è stato un colloquio pieno di calore e risate, che poi è continuato durante il pranzo che Laura ci ha preparato. Alla fine, Gianni e Laura mi hanno accompagnato fino alla macchina, parcheggiata sul lungotevere.

Incontrare una coppia così deliziosa ti fa capire che sono le persone belle che salveranno questa terra e questo ti dà sicurezza, la stessa che mi dava il suo autografo quando ero un bimbetto smarrito in seminario dove, per un problema al cuore, non mi era neppure permesso di giocare a pallone con i miei amichetti… io, che sognavo di diventare come Rivera.

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