Video e testo di Cliché di Ciao Sono Vale, l’amore logoro snocciolato con brio

Il pop che sconfina nel reggae alleggerisce il peso emozionale


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Cliché di Ciao Sono Vale è quel pinzimonio di hummus e sedano che arriva al termine di una giornata afosa, o anche la spruzzata di limone che dà la spinta alla spremuta di arancia rossa. Con la capacità di Valeria Fusarri – questo il suo vero nome – si può essere in grado di dare un titolo che evochi i soffocanti luoghi comuni del quotidiano, ma soprattutto creare un ribaltamento semantico.

Se nel mondo reale i muri sono l’emblema della persona immobile e incapace di agire, nel mondo di Valeria diventano timidi consiglieri di una vita che somiglia ad un All You Can Eat etnico fatto di esperienze momentanee, sapori che lasciano ricordi e ricordi, appunto, che restano tali.

Cliché di Ciao Sono Vale è un pop con dinamiche reggae in levare, una contemporanea And The Radio Plays dei CCCP un po’ meno sovietica e più intimista, con quel retrogusto aspro che a volte si fa amaro, ma che Valeria snocciola con la sicurezza di una giovane ragazza che ha scelto di superare tutto.

Il brano è quel capitolo che si chiude con quella tensione dignitosa di chi sceglie di incanalare il proprio vissuto in versi che ora sono cantati e ora sono rappati, come accade appunto nello special del brano.

Cliché di Ciao Sono Vale arriva dopo il singolo Delay ed è raccontato da Valeria con queste parole:

Il mio nuovo singolo ‘Clichè’ è nato dall’esigenza di fare un pezzo più leggero ed estivo. Il tema trattato è quello di un rapporto ormai logoro, destinato a finire, ma nel quale nessuna delle parti ha voglia di prendere la decisione definitiva. Il singolo è prodotto da Matteo Costanzo, il genere è sempre riconducibile al pop, ma a noi piace sperimentare e unire altri generi per cercare di creare qualcosa di nuovo e fresco.

Testo di Cliché di Ciao Sono Vale

Sogni appesi,
telecinesi,
quadri dipinti di bianco sulle pareti,
sentimenti incompresi
sono gli stessi di ieri,
quando mi hai detto:
“Ho un volo verso un posto lontano”
ed io ho riposto:
“Partiamo, non darmi la mano”.

Prendi tutto ciò che ho dentro
come al sushi o al messicano
e ridiamo
di tutto e tutti.

Tanto la vita è come un salto nel vuoto,
prima o poi ti butti.
Tanto la vita è come un salto nel fuoco,
prima o poi è per tutti.

Classico cliché,
siamo io e te
il solito caffè
prima delle 3.
Classico cliché
ancora io e te
nudi in un hotel
prima delle 3.

Ho fatto un sogno
era tutto strano:
il muro prendeva vita e mi parlava piano,
diceva: “Ti do un consiglio:
è inutile che cerchi il tuo nascondiglio.
Ho preso conoscenza di un insegnamento raro,
di quanto ti guardi allo specchio invano,
a caso,
ho guardato dentro la mia serie preferita
di errori che porto con me.

Tanto la vita è come un salto nel vuoto,
prima o poi ti butti.
Tanto la vita è come un salto nel fuoco,
prima o poi è per tutti.

Classico cliché,
siamo io e te
il solito caffè
prima delle 3.
Classico cliché
ancora io e te
nudi in un hotel
prima delle 3.
Classico cliché,
siamo io e te
il solito caffè
prima delle 3.
Classico cliché
ancora io e te
nudi in un hotel
prima delle 3.

E se ti chiedi perché ancora stiamo insieme
forse dirlo on conviene,
non ho ragioni per mollare,
però per constatare sono ancora in tempo
l’attimo scorre lento, l’amaro dentro.
Nei pensieri più sconnessi tu mi troverai,
forse dirlo è una minaccia, però so chi sei.
Davanti a pianti, crisi distanti, mi scorderai.

Tanto la vita è come un salto nel vuoto,
prima o poi ti butti.
Tanto la vita è come un salto nel fuoco,
prima o poi è per tutti.

Classico cliché,
siamo io e te
il solito caffè
prima delle 3.
Classico cliché
ancora io e te
nudi in un hotel
prima delle 3.
Classico cliché,
siamo io e te
il solito caffè
prima delle 3.
Classico cliché
ancora io e te
nudi in un hotel
prima delle 3.

Prima delle 3.