Simone Frulio dopo X Factor torna con nuovi brani e un progetto con Make A Wish Italia (intervista)

L'intervista a Simone Frulio, che dopo l'esperienza ad X Factor ha deciso di fermarsi per qualche anno per poi tornare come cantautore.

Intervista a Simone Frulio

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Simone Frulio vive la sua prima esperienza con “L’Ambrogino d’oro”, ma successivamente sono arrivati “Io Canto” con Gerry Scotti e X Factor 7 a cui ha partecipato come membro del gruppo Freeboys, con il quale ha inciso un album e girato per un tour estivo.
Dopo una pausa di quattro anni, Simone Frulio torna con tre singoli, il primo “Battito di mano”, in vista di un nuovo album imminente.

Se dovessi raccontare il tuo nuovo singolo “E non servono parole (#L)” liberamente?

Il nuovo singolo è un brano che ho scritto in un momento particolarmente triste della mia vita, dopo la perdita di uno dei miei amici più stretti per una malattia, un cancro, circa un annetto fa.
Questa è una di quelle canzoni che una persona non vorrebbe mai scrivere, ma poi in realtà ti si presentano davanti certe sensazioni e diventa inevitabile.
Io avevo iniziato a scrivere già quando la malattia stava progredendo e poi ho continuato una volta che è venuto a mancare.
Nel brano infatti alterno momenti in cui lui era ancora con noi e parlo dei nostri momenti insieme, e poi arrivo alla seconda parte in cui lui non c’è più e io lo cerco nelle cose più quotidiane, nelle piccole cose.

Quanto può aiutare la musica a metabolizzare un periodo del genere?

Conoscendo me stesso, sono uno che tende a chiudersi molto e sono anche uno che ha molta paura di scrivere banalità. Come dico nel testo stesso, non servono parole perché quello che conta è quello che ci rimane.
In questo caso le parole sono servite a me per buttare tutto quello che avevo dentro.

Una parte dei ricavi delle vendite sarà per l’associazione Make-A-Wish Italia. Com’è nata questa idea?

Abbiamo scelto di fare questa collaborazione perché la famiglia di Luca, il mio amico, già collaborava all’interno di questa associazione. Per Luca avevano organizzato un viaggio a San Francisco, che era una città che lui voleva vedere da sempre.
Proprio per questo abbiamo scelto di far uscire il singolo e di donare parte del ricavato per realizzare i desideri dei bambini e dei ragazzi.

Sei stato lontano dalle scene dopo la tua esperienza ad X Factor 7. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza e cosa è successo in questi anni?

X factor è stata una delle esperienze più belle in assoluto perché mi ha insegnato tanto. Eravamo in un loft a vivere per un mese senza contatti esterni, senza telefono, e mi ha lasciato tanto anche dal punto di vista delle amicizie.
Non mi aspettavo si lavorasse così tanto tutto il giorno, mi ero addirittura portato i libri per studiare. Libri che poi non ho mai aperto perché non c’era tempo. Poi c’era Luca Tommassini come direttore artistico ed era un sogno per noi lavorare con lui.
Dopo quella esperienza ho abbandonato il gruppo dopo un annetto. Può sembrare assurdo, ma era da quando avevo tredici anni, da quando avevo partecipato a “Io Canto”, che non mi fermavo.

Non è facile, a volte si fa fatica a fermarsi per paura di perdere quello che si ha…

Ad oggi mi rendo conto che magari è ancora più difficile risalire su, ma so che se non l’avessi fatto ai tempi, se non mi fossi fermato, mi sarei perso tante cose. Adesso ho finito il liceo, ho iniziato l’università…
Poi mi sono fermato artisticamente, ma ho iniziato a  scrivere.

Il nuovo album, anticipato dai tre singoli “Battito di mano”, “Niente di buono” e “E non servono parole (#L)”, conterrà solo brani scritti da te o ci saranno altri autori?

La maggior parte dei brani è mia. Sono nove scritti e musicati da me e poi ci sono anche altri tre autori. Quello che si sente maggiormente è la mia vena da cantautore proprio perché c’è stata la scelta di dar voce a quello che ho io dentro e alle esperienze degli ultimi anni che riguardano amicizie, amori iniziati e finiti…

Nei nuovi singoli hai scritto e canti in rima. È stata una scelta stilistica o un cambiamento avvenuto naturalmente?

Tutto è avvenuto da un incontro. Ho incontrato un ragazzo, che adesso è un mio amico, che scriveva rap. Io non ho mai amato il rap e ho iniziato ad ascoltarlo negli ultimi anni. Mi sono reso conto che scrivendo in rima, una volta finito il testo mi sentivo più soddisfatto perché mi divertivo a trovare delle immagini particolari da descrivere. E allora ho provato a scrivere “Battito di mano”, il mio primo singolo, e contento del risultato ho continuato così per tutte le canzoni. Quindi tutte le altre che sentirete saranno in rima.

Il video di “E non servono parole (#L)” di Simone Frulio disponibile in digital download e sui canali streaming.