Scoppia la polemica su Diletta Leotta a Sanremo, testimonial sbagliata per la lotta al bullismo?

Si accende la polemica dopo l'intervento di Diletta Leotta a Sanremo, troppo succinta per toccare certi temi? Quando le donne sono le prime maschiliste.

polemica su diletta leotta a sanremo

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La polemica su Diletta Leotta a Sanremo è la prima querelle ad animare il 67esimo Festival della Canzone Italiana.
La pietra dello scandalo questa volta pare essere stata l’ospitata della bella conduttrice televisiva come testimonial contro il bullismo nella giornata dedicata alla sua lotta. Di recente infatti il suo profilo iCloud è stato hackerato, diffondendo dei contenuti privati della Leotta nel cyberspazio contro la sua volontà e causandole grande imbarazzo e dispiacere.

“Ho reagito e ho denunciato. Bisogna denunciare e invito a farlo”, queste le parole della venticinquenne che ha detto di avere dovuto trovare molta forza, ma di essere stata felice di avere reagito, soprattutto perchè spera così di lanciare un salvagente a tutte le altre vittime di qualcosa di simile che sono troppo giovani o troppo fragili per esporsi, colpevolizzandosi.

Chi pare non aver gradito l’ospitata della Leotta all’Ariston è la collega Caterina Balivo, che si è espressa duramente su Twitter, accendendo la polemica online e non tra sostenitori e detrattori del suo pensiero:

https://twitter.com/Sarinski_/status/829112069425344512

Ad unirsi alla polemica sono stati anche i cinguettii di alcuni volti noti del mondo dello spettacolo, tra cui Gabriele Parpiglia e Selvaggia Lucarelli, ovviamente su fronti opposti.

Anche durante la conferenza stampa pre-seconda serata del Festival si è discusso dell’evento.
Carlo Conti ha cercato di sviare l’argomento, mentre Maria De Filippi ha voluto farsi spiegare bene la questione prima di dare un’opinione: “Forse ci saranno stati altri motivi tra loro. Penso che nel 2017 uno si veste come vuole e parla di ciò che vuole. La Balivo è una persona intelligente: non credo che possa dire che per parlare di certi argomenti bisogna vestirsi in un certo modo”
E poi la chiosa tagliente: “Parlare del vestito della Leotta con il messaggio che invece è venuta a portare a Sanremo, è paragonabile allo scusare uno stupratore perchè la vittima portava la minigonna”.

A prescindere da quanto possa essere ritenuto adatto o inadatto un vestito o un atteggiamento in una determinata occasione, quello che è certo è che il contenuto espresso dalla Leotta sul palco dell’Ariston è qualcosa che va molto oltre alla sua forma (e alle sue forme).
Nessuna donna, tantomeno un personaggio pubblico, dovrebbe avvallare messaggi che violano la privacy di chi, per professione, ha già uno spazio a riflettori spenti molto risicato.

La giornata contro il bullismo è stata istituita anche per questo, alla luce dei tanti, troppi giovani e meno giovani che vengono presi di mira da un branco ormai non più circoscritto all’ambiente scolastico, ma che colpisce in qualsiasi momento e dappertutto. I social hanno reso questa piaga sociale un fantasma che infetta nell’etere sempre più smartphone, che come ha giustamente detto Paolo Genovese, tra i giurati di questa esizione di Sanremo, “sono la nostra scatola nera”.
Spesso non ci si rende conto delle proprie parole e ci si sente legittimati dalla protezione di una vita online che “non è la vita vera“, senza rendersi conto che quegli insulti, quelle insinuazioni, quelle parole possono portare a conseguenze molto reali per la vita di qualcun altro, come testimonia la recente vicenda di Tiziana Cantone.

Speriamo che i messaggi di positività e la forte opposizione che è venuta dal basso a un commento così infelice, fatto sicuramente con leggerezza, siano la testimonianza di una piccola rivoluzione verso l’accettazione del diverso che porti magari un domani anche a una maggiore solidarietà femminile.

E solidarietà femminile è anche ammettere di avere sbagliato e chiedere scusa, cosa che la Balivo ha fatto poco fa a Detto Fatto, confermando di avere peccato di superficialità. La conduttrice si è scusata di avere espresso un concetto che è stato, a suo dire, male interpretato e che era “volto solo a commentare un atteggiamento”.