Salvoemme a Optima Red Alert: l’intervista al cantautore siciliano “emigrato” a Milano

Tra gli artisti della Prima Playlist del nostro format musicale condotto da Red Ronnie c'è Salvoemme, che ci ha parlato un po' di lui e della sua esperienza prima da autore e poi da cantautore.


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Anche ieri sera Optima Red Alert ha regalato tante emozioni, con la Terza Puntata condotta da Red Ronnie in compagnia dei Simons, Antonella Lo Coco, Gianni Fantoni e dei Milk. Quest’ultimo è stato uno dei gruppi selezionati nella Seconda Playlist e, invitati personalmente da Red, hanno deciso di mettersi in macchina per percorrere i 1.218 chilometri che separano Caltagirone (Catania) da Bologna.

Come i Milk, anche Salvoemme è siciliano e come loro è uno degli artisti presenti nelle Playlist di Optima Red Alert. Ho degli artisti che più di altri hanno guidato il mio percorso musicale e creativo, ci ha raccontato. Senza fare una lista ne cito due tra tutti: Lucio Battisti e i Beatles. Ecco l’intervista completa, seguita dal video di “L’Amore non ha ragione”, brano ascoltato in diretta durante la seconda puntata di O.R.A.

Di dove sei e dove suoni?

Sono di origini siciliane. Capo d’Orlando (Me) è il paese dove sono nato, cresciuto e maturato le prime esperienze musicali. Li è dove, sin dalla fine degli anni ’90, ho sempre suonato, sia in band che come solista/cantautore. Ho iniziato a seguire più assiduamente il mio progetto cantautorale soprattutto negli ultimi anni, in diversi locali, piazze e festival (locali e nazionali).

Però da poco hai scelto di seguire le orme di tanti tuoi precedessori “emigrando” al Nord, giusto?

Da un paio di mesi mi sono trasferito a Milano per “esportare” il mio progetto al di là dei confini già esplorati per avere nuovi confronti, stimoli e opportunità. Sono anche un artista di strada e sto iniziando pian piano a bazzicare anche la scena live dei locali milanesi.

Che tipo di musica fai?

Direi che il mio genere è Popular Music, altrimenti conosciuto come “Pop”. Il Pop è un grande contenitore per cui mi definirei  un cantautore pop. Dovrebbe rendere l’idea, credo. Alla fine scrivo di me, scrivo di cose che in un modo o nell’altro appartengono a tutti. Scrivo popolare, popular o Pop , appunto.

Come e quando hai deciso di diventare un musicista?

Ho deciso di “diventare” – o meglio ho scoperto di  “essere” – un cantautore quando le canzoni che avevo scritto, sin da quando avevo 17 anni, ad un certo punto hanno riempito il famoso cassetto ed erano davvero “troppe”. Per cui l’unico a cui poter affidare il compito di mettere tutto in ordine e renderle pubbliche ero io stesso. Bisogna prendersi le proprie responsabilità ad un certo punto, quando si diventa grandi (sorride).

Quindi hai iniziato semplicemente come autore…e poi cosa è cambiato?

Ho perso un po’ di tempo per decidere di diventare l’interprete delle mie canzoni, per diversi motivi. Però poi mi sono guardato dentro e ho capito che quello che scrivevo era quello che sono veramente e, nel bene e nel male, non mi dispiaceva. Scrivere è un’esigenza per me, ma anche un impegno sociale e culturale, credo che la musica sia anche questo. Tuttavia, da emergente, l’informazione contenuta nel mio progetto non ha una grande cassa di risonanza, almeno non ancora, chissà, comunque sia l’importante è fare ed esserci. Quindi scrivere è una cosa che sento come un gioco ma anche come un bisogno e un impegno. Per cui l’unico modo per rendere credibile e onesto il tutto era quello che io cantassi ciò che scrivevo. Così è stato alla fine. Così è. Tuttavia non escludo anche, come tra l’altro ho già iniziato a sperimentare, di comporre e scrivere per altri interpreti.

A chi ti ispiri?

Ho degli artisti che più di altri hanno guidato il mio percorso musicale e creativo, senza fare una lista ne cito due tra tutti: Lucio Battisti e i Beatles.

Hai citato due monumenti della musica italiana e internazionale. E oltre Battisti e i Beatles?

Poi in generale mi ispiro a tutto quello che il mio inconscio assorbe e tira fuori dal cappello magico della mia esperienza, sia d’ascolto che emozionale e di vita. I miei ascolti sono vari, ascolto tutto ciò che è bello e mi fa stare bene anche quando stare bene può significare stare male. Con questo intendo dire che le emozioni vissute davvero, fino in fondo, sono un bene, sempre e comunque. Vivere è una cosa davvero interessante e stimolante.

Raccontaci un aneddoto su di te.

Un aneddoto su di me dite? All’età di 10 anni circa, durante i viaggi in macchina con i miei, ricordo che mi capitava di canticchiare tra me e me delle melodie che inventavo li per li, sul momento. No, non ero fuori di testa. Credo fosse il naturale spirito creativo che hanno i bambini, e che per fortuna conservo ancora, ma allora non capivo che in realtà stavo iniziando davvero a comporre musica. Ricordo con molta tenerezza questa piccola versione di me.