Vi siete chiesti che piani avesse l’azienda per i 4.3 milioni di Samsung Galaxy Note 7 ritirati? In molti avevano ipotizzato gli esemplari sarebbero stati distrutti (cosa che aveva destato più di qualche preoccupazione in Greenpeace per l’eventuale impatto che l’operazione avrebbe potuto avere sull’ambiente), ma stando a quanto riportato da The Korea Herald (fonte decisamente affidabile) alcune unità ricondizionate e ritenute sicure verranno rimesse in vendita nell’ambito di alcuni mercati emergenti, come in quello indiano e vietnamita.
In tal modo il produttore cercherà di prendere due piccioni con una fava, avvicinando le popolazioni locali ai modelli top di gamma e recuperando qualche introito dallo stesso Samsung Galaxy Note 7, che per adesso ha portato in casa solo danni.
Non si tratta di una notizia ufficiale, l’azienda asiatica non ha alcun modo confermato questa intenzione, che potrebbe anche restare tale. Eppure la fonte citata risulta essere alquanto affidabile, ci riesce difficile credere si sia pronunciata senza cognizione di causa. Potrebbe anche darsi che la società abbia identificato il problema legato al surriscaldamento ed alla successiva esplosione del Samsung Galaxy Note 7, e, ritenendolo non troppo grave, sia intervenuta per risolverlo per poi rivendere le unità ricondizionate nei mercati emergenti.
Pensate sia andata così? Difficile a dirsi adesso, prendiamoci un altro po’ di tempo per capire cosa effettivamente sia potuto accadere. Il discorso merita sicuramente un ulteriore approfondimento, ma servirà prima entrare in possesso di altre informazioni: nella situazione attuale non possiamo pronunciarsi su nulla. Certo, se per davvero l’azienda rimettesse in vendita alcuni modelli ricondizionati di Samsung Galaxy Note 7 dopo tutto quanto successo la cosa farebbe molto rumore. Voi cosa credere essere possibile? Diteci un po’.