I Nothing Hill a Optima Red Alert, artisti a tutto tondo con un atteggiamento “open minded”

I Nothing Hill tra i protagonisti della quarta playlist di ORA: ecco la nostra intervista!

I Nothing Hill intervista Optima Red Alert

INTERAZIONI: 18

Massimo e Manuel sono i due protagonisti dell’intervista odierna dedicata ai giovani talenti di Optima Red Alert, il format ideato da Optima Italia in collaborazione con OM – OptiMagazine e Roxy Bar. Insieme formano i Nothing Hill, un gruppo nato un po’ per caso, senza alcuna idea studiata “a tavolino”.

I due giovani artisti si sono conosciuti sui banchi di scuola e hanno deciso di dar via ad un progetto che, nel corso degli anni è cresciuto e si è evoluto: i Nothing Hill sono artisti a tutto tondo e insieme compongono e arrangiano le loro canzoni, realizzando anche la fase di produzione, mixaggio e mastering. Un processo completo che si conclude con la parte visuale realizzata sempre da Massimo e Manuel che, così come ci hanno raccontato nella nostra intervista, amano stare in studio e, per questo motivo, l’attività live non è mai stata una prerogativa.

Il loro primo album di inediti intitolato On The Moon At The Noon è frutto di un lavoro di squadra che i due artisti hanno sempre portato avanti con grande impegno e passione. In passato avevano provato ad incidere un primo disco con scarsi risultati: a distanza di qualche anno, i Nothing Hill hanno ripreso in mano il vecchio progetto ma la maggior parte dei brani incisi erano andati perduti. Così Massimo e Manuel non si sono persi d’animo e hanno ricominciato dando vita a un album di cui, entrambi, possono ritenersi soddisfatti.

Di seguito l’intervista ai Nothing Hill:

Di dove siete e dove suonate?

Massimo: Siamo nati e viviamo a Roma, ma Manuel ha origini inglesi.

Manuel: Si, mio nonno era di Bristol. Venne in Italia durante la seconda guerra mondiale. Infatti sono convinto che ci sia un retaggio genetico alla base della scelta della lingua inglese. E’ stata una esigenza naturale che Massimo ha sempre condiviso. Sicuramente è uno degli aspetti che ha contribuito ad avvicinarci sin dal primo momento.

Massimo: Verissimo. In merito invece a dove suoniamo bisogna sottolineare che i Nothing Hill nascono come progetto di studio. Siamo solo noi due. Componiamo, arrangiamo, suoniamo tutti gli strumenti e ci occupiamo di produzione, mixaggio e mastering. Anche la parte visuale, relativa ad artwork e video, parte sempre dai nostri concept. Non è un lavoro semplice quindi.

Manuel: Ovviamente ciascuno di noi ha dei compliti precisi in base alle inclinazioni naturali.

Massimo: Certo e questo, in parte, semplifica le cose. Resta però il fatto che i tasselli da far combaciare sono davvero parecchi. E’ sicuramente un modo di lavorare stimolante dal punto di vista creativo ma richiede molto impegno. Amiamo stare in studio. Di conseguenza la nostra attività live non è mai stata una priorità. D’altro canto, ascoltando il nostro album On The Moon At Noon, è facile rendersi conto dell’impossibilità di riproporlo in due dal vivo. Prima di poter pensare ad un live avevamo bisogno di riuscire ad incontrare le persone giuste per salire sul palco insieme noi.

Manuel: E le abbiamo trovate alla fine. Nei live ora siamo in 4. Oltre a noi ci sono Alessandro Accardi alla batteria e Laura Piccinetti al basso. Sono due persone magnifiche e dei grandi musicisti con i quali siamo totalmente in sintonia. Alessandro ha suonato anche sul disco. Si tratta di un’esperienza completamente nuova, soprattutto per me. Comunque è strano salire su un palco per un gruppo che ha sempre voluto che la propria immagine restasse in secondo piano e che coincidesse con l’artwork dei propri lavori. Attualmente stiamo pianificando delle date a Roma per l’autunno.

Che tipo di musica fate?

Manuel: Siamo musicalmente onnivori. Sicuramente la nostra musica è la conseguenza di questo nostro atteggiamento particolarmente open minded.

Massimo: Senza alcun dubbio c’è una componente molto forte di progressive rock, non solo per quanto riguarda la struttura e la durata dei brani ma anche nella attenzione al concept che li lega tra di loro. Ci sono comunque anche influenze pop e new wave.

Manuel: Si, infatti in altre occasioni abbiamo usato già il termine prog wave, che è un ossimoro. Il punk prima e la new wave poi fu infatti la reazione agli eccessi del prog. L’immagine degli opposti apparentemente inconciliabili che finiscono per sfiorarsi ci piace. Rappresenta bene quello che facciamo.


Come e quando avete deciso di diventare un gruppo?

Manuel: Non lo abbiamo mai deciso. Almeno non nel senso di metterci a tavolino e dire ok facciamolo e facciamolo così.

Massimo: E’ successo e basta. Ci siamo banalmente incontrati alla festa di compleanno di una amica. Era il primo anno del liceo. Il modo in cui sono andate le cose è solo la conseguenza delle nostre affinità e delle nostre differenze. Sin dal primo momento le dinamiche sono state chiarissime. C’è una sorta di naturale compensazione tra di noi.

A chi vi ispirate?

Massimo: Sotto il profilo organizzativo sentiamo una forte affinità con l’Alan Parsons Project.

Manuel: Si, anche per quanto attiene al discorso di una via pop al prog. Loro sono stati i primi a percorrere in modo credibile quella strada.

Massimo: Poi Talk Talk, Blue Nile, Marillion della seconda fase ma anche Toto, Yes, Pink Floyd.

Manuel: Peter Gabriel, soprattutto quello del periodo di So e Us, Mike Oldfield, Jarre, New Order, Smiths, Cure, Crowded House, Aphex Twin. Tutti artisti che abbiamo ascoltato fino a consumare i supporti fisici! Nell’ultimo anno di produzione dell’album ho ascoltato un sacco di colonne sonore. Si sente?

Massimo: In una intervista in radio, qualche mese fa, ci hanno paragonati a Prefab Sprout ed Aztec Camera. Non c’avevo mai pensato. Mi piace il fatto che nei nostri brani finisca tutto il nostro subconscio musicale.

Raccontateci un aneddoto su di voi.

Manuel: In realtà i Nothing Hill e On The Moon At Noon non erano affatto previsti.

Massimo: Durante il primo anno di università avevamo cominciato ad incidere un album. Ci chiamavamo anche in un altro modo.

Manuel: Un album diversissimo da questo, direi lontano anni luce da quello che facciamo oggi.

Massimo: Lontanissimo! Alla fine lo accantonammo. Non ne eravamo convinti e le nostre vite presero altre strade anche se siamo sempre rimasti in contatto. L’amicizia tra noi ha sempre fatto la differenza.

Manuel: L’album non venne quindi mai finito. Poi un giorno, improvvisamente, Massimo mi chiamò e mi chiese se poteva rimettere mano a quei pezzi per mixarli. Dissi: Ok ma terminiamo l’album. La storia a questo punto si fa molto interessante.

Massimo: Si perché pochi giorni dopo constatai che i supporti sui quali erano incisi i brani erano irrimediabilmente rovinati. Avevamo perso tutto. Manuel non fece una piega.

Manuel: Dissi solo: Meglio. Sono convinto che le cose dovessero andare in questo modo. Va benissimo così.

Massimo: Alla fine abbiamo utilizzato, risuonandolo, solo un brano di quell’album perduto. Il resto è stata una conseguenza di quell’incidente.

Manuel: Oppure un effetto collaterale.