A Optima Red Alert, il progetto Humanoalieno convince Red Ronnie anche da solista

Selezionato da Red Ronnie nella 3^ puntata di ORA, Humanoalieno si è raccontato nella nostra intervista.

Humanoalieno intervista, Optima Red Alert

INTERAZIONI: 58

Compositore e interprete: Humanoalieno è un’artista a tutto tondo e grazie al suo singolo dal titolo L’Elastico, è stato selezionato per la terza playlist di Optima Red Alert, il format ideato da Optima Italia in collaborazione con OM – OptiMagazine e Roxy Bar.

Il progetto Humanoalieno, così come ci ha raccontato lo stesso cantante in occasione della nostra intervista, nasce prima come gruppo. Era il 2005 e per diversi anni i componenti hanno portato in giro per il nostro Paese la loro musica, da nord a sud, dovunque fosse possibile suonarla. Dopo alcune vicende, il frontman ha deciso di continuare il suo percorso da solista mantenendo lo stesso nome, una scelta importante che ha segnato una svolta nella sua carriera artistica.

Libero da vincoli anche per quanto riguarda le scelte relative alla sua musica, Humanoalieno si è così dedicato all’aspetto della composizione cercando di creare qualcosa che rappresenti un buon compromesso tra un testo ispirato e una melodia che destinata a rimanere impressa nella mente del suo pubblico.

Humanoalieno ci ha raccontato anche quali sono i suoi riferimenti artistici che non riguardano solo ed esclusivamente il mondo della musica, da Robert Wyatt a Daevid Allen ma anche Kafka e Kubrick, personaggi che hanno sicuramente contribuito alla sua crescita e alla sua formazione sotto tutti i punti di vista.

Di seguito l’intervista completa:

Di dove sei e dove suoni?

Sono di Sessa Aurunca, una ridente cittadina in provincia di Caserta. Il progetto Humanoalieno è nato nell’ormai lontano 2005, ed è andato avanti come gruppo fino al 2015. Poi, per alterne vicende, abbiamo deciso di separare le nostre strade. Tuttavia, ho deciso di proseguire con la carriera da solista, conservando il nome. Non è cambiato molto. Continuo a collaborare con quelli che definisco miei amici, ma questa svolta mi ha permesso di fruire di una maggiore libertà nelle scelte artistiche. Per quanto riguarda i luoghi dove suonare il discorso diventa complesso. La musica inedita ha pochi spazi, ma non demordo. Col gruppo ci siamo esibiti un po’ dovunque in giro per l’Italia. Sto pensando, proprio in questi giorni, di riprendere l’attività live col nuovo progetto.

Che tipo di musica fai?

Io compongo canzoni. Chiaramente ho dei punti di riferimento chiari nella mia mente, ma cerco di costruire una struttura che sia un buon compromesso tra un testo ispirato e una melodia che rimanga nella mente di chi ascolta.

Come e quando avete deciso di diventare un gruppo?

Dico spesso che, parafrasando Mick Jagger, un gruppo si crea per far colpo sulle ragazze. Quando si è giovani questo è il chiodo fisso. Poi, quando il tempo passa, ti accorgi che creare diventa una sorta di dipendenza e non riesci più a farne a meno…

A chi ti ispiri?

A tutti quelli che creano con passione. I miei riferimenti non sono solo musicali, ma letterari e artistici in genere. Ti potrei citare Robert Wyatt, Daevid Allen e perché no Kafka o Kubrick.

Raccontaci un aneddoto su di te.

Faccio musica da quando avevo 16 anni, quando comprai la mia prima chitarra che naturalmente posseggo ancora e sulla quale continuo a comporre. Quando finalmente compii 18 anni avevo un gruppo rock dal nome altisonante: Il Rumore provinciale. Il bassista del gruppo, più giovane di me, non aveva ancora la patente e io andavo a prenderlo a casa, ogni volta che c’erano le prove. Naturalmente, finite le prove, dovevo riaccompagnarlo. Ricordo che avevo un’auto sgangherata di color turchese. In una delle tante traversate la vista davanti a noi si oscurò…tutto divenne di color turchese…avevo chiuso male il cofano motore e passammo un brutto “quarto d’ora”. Ma siamo ancora qua.