Abdicazione di Juan Carlos, venti di repubblica in Spagna?

La parola a Marco Cavaliere, studente Optima Erasmus a Barcellona


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Decine di migliaia di persone sono scese in piazza ieri sera a Madrid e a Barcellona, invocando a gran voce la fine della monarchia spagnola e l’eventuale instaurazione di una repubblica, dopo che il re Juan Carlos ha annunciato la sua abdicazione e il passaggio di poteri al figlio Felipe, che diventerà re con il nome di Filippo VI. I manifestanti presenti a Puerta del Sol a Madrid erano più di ventimila, a cui si sommano altri diecimila presenti a Plaza de Catalunya a Barcellona.
Si moltiplicano inoltre le petizioni online, una delle quali, che ha già raggiunto 115000 firme, chiede ai principali partiti politici spagnoli di “approfittare di quest’opprtunità storica per promuovere un dibattito pubblico sulle sorti della monarchia spagnola.” E proprio ieri tre partiti di sinistra, Podemos, Izquierda Unida e Equo, che alle scorse elezioni europee avevano totalizzato il 20% di voti, hanno espresso l’intenzione di indire un referendum per l’abolizione della monarchia. Un referendum che si aggiungerebbe a quello del prossimo novembre sull’indipendenza della Catalogna, osteggiato dal governo spagnolo.
Nella serata di ieri Juan Carlos ha rilasciato un discorso televisivo, poche ore dopo il primo annuncio del premier Mariano Rajoy, esprimendo gratitudine e orgoglio per il suo popolo per il supporto ricevuto nei suoi 39 anni di regno, in cui ha guidato la Spagna dalla dittatura di Francisco Franco alla democrazia.
Il governo sta prendendo ora le misure necessarie per redigere una legge ad hoc per l’abdicazione, che dovrà poi essere approvata dal Parlamento. La legge, i cui tempi di approvazione dureranno circa un mese, farà calare definitivamente il sipario sul 76enne Juan Carlos, i cui ultimi anni di regno sono stati segnati, oltre che da problemi di salute, anche da scandali e critiche, dalla battuta di caccia agli elefanti in Botswana in piena crisi economica, che gli valse l’annullamento del titolo di presidente onorario del WWF, alle accuse di corruzione a sua figlia Cristina e al genero Iñaki Urdangarin. Una serie di incidenti che hanno fatto calare la popolarità di Juan Carlos al 41% e il sostegno alla monarchia per la prima volta al di sotto del 50%, secondo l’agenzia di sondaggi Sigma Dos.
Il terreno è sgombro per l’attuale principe ereditario Felipe, 46 anni e per sua moglie Letizia Ortiz, con un passato da giornalista. “E’ tempo che una generazione più giovane e più energica guidi il nostro paese, per questa ragione ho deciso di concludere il mio regno”, ha aggiunto Juan Carlos nel suo discorso.
Abbiamo chiesto le impressioni di Marco Cavaliere, studente Optima Erasmus a Barcellona.

Quali sono le opinioni della stampa spagnola sull’abdicazione di Juan Carlos?

Ieri ho sfogliato un paio di giornali in metro, e ovviamente non si parla d’altro. Devo dire che sotto diversi punti di vista, la stampa spagnola è molto sobria nelle notizie di questo tipo. Sarà che sono abituato a vivere in un paese in cui lo scandalo è la priorità, a prescindere dall’importanza o dalla controversia della notizia. Credo che rispetto alla Spagna l’Italia sia schiava di un giornalismo eccessivamente aggressivo, al quale non basta più raccontare e informare, ma che deve ad ogni costo sbilanciarsi, attaccare un lato o un altro, dire la sua.
Il giornalismo neutro e puramente informativo, in Italia, sta perdendo la propria identità.
Ma qui in Spagna sembra ancora reggere, più o meno bene, e quindi quel che ho avuto modo di vedere attraverso la stampa spagnola non è qualcosa di eccessivamente impetuoso, nonostante l’importanza della notizia. Certo è che l’abdicazione non arriva a ciel sereno, era stata infatti già decisa intorno all’inizio dell’anno (da quel che ho avuto modo di leggere) e più che altro la stampa si è soffermata sul perché è stata annunciata solo ora. La risposta, secondo alcune testate come il Paìs, si nasconde nel desiderio da parte di Juan Carlos di abdicare in un momento di serenità, in cui potesse avere anche una stabilità fisica sufficiente da poter compiere il passaggio in totale tranquillità.

Quali sono invece le impressioni dei tuoi amici e professori spagnoli? Pensano che ci sia ancora bisogno di una monarchia in Spagna?

Mai nessuno dei miei amici spagnoli mi ha parlato del re e della monarchia, alcuni non sapevano neanche dove vive la famiglia reale. Proprio durante il mio viaggio a Madrid, di fronte al Palazzo Reale, ho chiesto ad un passante se i reali si trovassero all’interno e lui mi ha risposto “me parece que no, pero a mi me da igual”, ovvero “mi sembra di no, ma a me non importa nulla”.
Non mi sento di avere la conoscenza tale per giudicare se la Spagna abbia ancora o no l’esigenza di avere una monarchia, credo che questi giorni successivi alla decisione del re di abdicare saranno illumimanti, mi permetteranno di osservare il popolo spagnolo per capire le sue reazioni a riguardo. Di certo, le numerose proteste di questi giorni, da parte dei filo-repubblicani, lasciano trasparire una voglia, da parte di una parte del paese, di voltare pagina. Ma sono dinamiche presenti in ogni società e in ogni paese, a prescindere dalla struttura sociale e governativa.
Quel che mi sento di dire è che sicuramente la Spagna sente la monarchia in modo molto meno influente rispetto ad altri paesi che ho avuto modo di visitare, su questo non credo di poter avere dubbio alcuno.

Hai potuto fare un confronto con altri paesi europei in cui vige la monarchia?

Si, ho avuto modo di toccare con mano la situazione dell’Inghilterra e degli inglesi, tra viaggi in Gran Bretagna e molti amici di lì. In quel contesto, quel che sono riuscito a percepire è che la monarchia non è solamente un’arcaica tradizione ormai tramandata più per abitudine che per utilità, la famiglia reale non è fine a se stessa e quasi invisibile, anzi, tutt’altro. Sappiamo tutti il ruolo che gioca la regina, l’importanza che assume nella sfera religiosa tanto quanto in quella politica. Ho visto gli inglesi inchinarsi alle parole della regina, parlarne e difenderla come difenderebbero loro stessi, ho visto un popolo che segue la monarchia, alla quale sentono di appartenere. Inoltre chi visita Londra respira monarchia, ogni angolo è inzuppato di famiglia reale, non si può proprio fare a meno di notarla. Ovviamente anche a beneficio turistico, in quanto si crea una grande aspettativa nei visitatori, intenzionati a visitare i luoghi, i palazzi, i gioielli, ogni cosa sia legata alla regina. Basti provare a pensare a quanto frequentemente si parli e si veda la regina in tv, a discapito di quanto accada per Juan Carlos.
Quello che ho percepito qui in Spagna, durante la mia permanenza Erasmus, non si avvicina minimamente a tali dinamiche, a tali sentimenti e logiche comportamentali. Basterebbe provare a chiedere a dieci persone a caso in Inghilterra se sanno riconoscere la regina Elisabetta, e poi far lo stesso in Spagna con Juan Carlos. So benissimo quale sarebbe il risultato. Per queste ragioni non credo si possa minimamente paragonare la popolarità della monarchia inglese a quella spagnola.

Proprio poche ore fa il premier Mariano Rajoy, che ha presenziato allo Spain Summit a Madrid, ha ammonito che un referendum sul futuro della monarchia sarebbe anticostituzionale e si è detto convinto che la monarchia goda delle simpatie della stragrande maggioranza degli spagnoli. “Si può proporre una riforma della costituzione, ma non si può cambiare la legge a proprio piacimento in un paese democratico”, ha concluso Rajoy.