Oh Boy – Un caffè a Berlino, la recensione


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Oh Boy - Un caffè a Berlino, la recensione
Oh Boy – Un caffè a Berlino, la recensione

Oh Boy – Un caffè a Berlino, è uno di quei film che rischiano di passare inosservati nel nostro Paese e che invece meriterebbero sicuramente di essere visti.

Cosa accaduta ovviamente in patria dove questa commedia ha raccolto agli Oscar tedeschi (German Film Award conosciuti anche come Lola) il premio per il miglior film, il miglior regista, la migliore sceneggiatura, il miglior attore, il miglior attore non protagonista e la migliore colonna sonora. E anche se non sono ferrato sulle altre produzioni germaniche, trovo comunque i riconoscimenti giusti.

Fosse stato realizzato da Woody Allen, Oh Boy avrebbe fatto registrare sicuramente un interesse diverso, a partire dalla distribuzione italiana dove il film arriva invece con un anno di ritardo. E la citazione di Allen non è casuale, visto che la pellicola seppur con un suo stile (e si tratta anche di un esordio alla regia per Jan Ole Gerster) porta con se quell’umorismo cittadino malinconico con cui  il regista newyorkese ha più volte imperniato i suoi lavori. Ma in Oh Boy si intravedono anche i fratelli Cohen o Monicelli, e la lista potrebbe continuare dato che non essendo esplicita, l’analogia è soggettiva.

E visto che ho scomodato il maestro italiano, mi viene in mente che non sarebbe così insensato pensare a un rifacimento nostrano di Oh Boy soprattutto se il film dovesse subire l’accoglienza che temo. Oh Boy racconta la storia di Niko, ex studente universitario di cui seguiamo gli avvenimenti nelle ore di una di quelle giornate che caratterizzano la ricerca da parte del giovane, di un posto non nel mondo, l’aspirazione sarebbe forse troppo grande, ma nella sua città.

Oh Boy – Un caffè a Berlino arriva nelle nostre sale oggi 24 ottobre.
Il trailer lo trovate qui.