G8, nella Bolzaneto sospeso lo stato di diritto. Le motivazioni della sentenza


INTERAZIONI: 10
genova
La caserma “Bolzaneto”

Sono state pubblicate le motivazioni alla sentenza sui fatti della caserma “Bolzaneto” durante il G8 di Genova del 2001. La Corte di Cassazione le ha depositate a poco meno di novanta giorni di distanza dalla pronuncia del dispositivo di sentenza letto in aula lo scorso 14 giugno. La Suprema Corte ha motivato le proprie sentenze di condanna parlando di un «clima di completo accantonamento dei principi-cardine dello Stato di diritto». Una pagina deprecabile della storia repubblicana durante la quale a farne le spese furono le persone fermate durante i giorni di “battaglia” tra le strade di Genova.

La Cassazione ha ritenuto provate alcune circostanze degradanti nei confronti dei detenuti in completo sfregio dei diritti umani sanciti dalla Costituzione e dal Diritto internazionale. «Furono negati cibo e acqua ai giovani fermati. Fu vietato loro anche di andare in bagno e dovettero urinarsi addosso. Un trattamento gravemente lesivo della dignità delle persone». Così scrivono gli ermellini che continuano nelle proprie motivazioni entrando ancor più nel dettaglio di quelle che furono «vessazioni continue e diffuse in tutta la struttura».

I giudici nel testo ricordano anche come «Non si trattò di momenti di violenza che si alternavano a periodi di tranquillità ma dell’esatto contrario. Un clima violento che sfociò nella costrizione rivolta ai fermati di inneggiare al fascismo. Un’atmosfera di soverchiante ostilità e non c’erano celle dove non volassero calci e pugni e schiaffi». Uno scenario da completa sospensione dei diritti di cui non poteva non sapere tutta la catena di comando che non si è attivata per sospendere le violenze. «Non è da dubitarsi che ciascuno dei comandanti dei sottogruppi, avendo preso conoscenza di quanto accadeva, fosse soggetto all’obbligo di impedere l’ulteriore protrarsi delle consumazioni dei reati».