Sentenza Dell’Utri, patto Mafia-Berlusconi per la sua protezione


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Marcello Dell’Utri, ex senatore Pdl

Silvio Berlusconi ha pagato ingenti somme di denaro alla Mafia per garantirsi protezione nel suo ruolo di imprenditore. E’ quello che ha scritto la Corte d’Appello di Palermo nelle motivazioni alla sentenza di condanna ai danni dell’ex senatore del Pdl e braccio destro di Berlusconi, Marcello Dell’Utri. Dopo centottanta giorni dalla sentenza d’appello, la seconda dopo l’annullamento della prima con rinvio a diversa sezione della Corte d’Appello da parte della Corte di Cassazione, i giudici palermitani hanno messo, ancora una volta, nero su bianco il patto creatosi tra Cosa Nostra e Berlusconi con la mediazione di Marcello Dell’Utri.

Un accordo che serviva a garantire all’allora noto imprenditore milanese la propria incolumità in un periodo in cui imperversavano attentati e sequestri di persona agli uomini più in vista del Paese. Era il 1974 quando allo stesso tavolo si sedettero i principali esponenti di Cosa Nostra e l’imprenditore milanese. Da una parte Gaetano Cinà, Dell’Utri, Stefano Bontade e Mimmo Teresi, dall’altra Silvio Berlusconi. Tra loro Marcello Dell’Utri che battezzò una pace durata un ventennio almeno. A foraggiarla, ingenti somme di denaro versate da Berlusconi alla mafia sfruttando proprio il tramite di Dell’Utri.

Come garanzia all’interno della villa di Arcore del cavaliere venne assunto uno stalliere “particolare”. Il mafioso Vittorio Mangano che, semmai ce ne fosse stato bisogno, avrebbe potuto garantire per l’incolumità di Silvio Berlusconi. Così si è andato avanti almeno fino al 1992, come scritto nella sentenza, con Dell’Utri a fare gli affari di Cosa Nostra ed a rafforzarne il potere criminale ed economico. In mezzo numerosi incontri e una collaborazione che è stato riscontrato essere tutt’altro che episodica. Per questi motivi i giudici palermitani hanno condannato Dell’Utri a sette anni di reclusione e adesso l’ultima parola spetta ancora una volta alla Suprema Corte.