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Luca Mastinu

Bassista ipocondriaco, per brevità caffeinomane

Luca Mastinu, tabagista e caffeinomane ipocondriaco, ha trascorso i migliori anni nel loop dei tentativi. Ha bussato alla carriera da barman, si è affacciato al mondo accademico rincorrendo una laurea in Storia mai conseguita e ancora oggi, da almeno 20 anni, tenta l’esplorazione del pianeta dei suoni con il suo basso a 4 corde, rigorosamente nero come il suo universo.

Appassionato di debunking, musica, composizione, pizza e cinema horror, vive in una stanza che negli anni è diventata la sua isola felice.

Ha suonato in diversi progetti sperimentando il piacere del cachet conferito in visibilità e cibo gratis, strategie (dell’apnea) che gli hanno fatto cambiare strada per rincorrere la passione per l’informazione musicale. Tra i suoi BPM pulsano il cantautorato italiano, il goth e la dark wave, l’indie rock, il progressive rock e lo shoegaze, ma senza tralasciare l’importanza della beat generation e del punk di cui si è nutrito in adolescenza, quando si ribellava al sistema apponendo spille da balia sulle sneakers pasticciate.

Cresciuto con i Beatles e maturato con i Tool, ama definirsi un ricercatore compulsivo e nella sua playlist è possibile trovare il mondo fatato della Motown ma anche l’inferno ctonio e rivoluzionario dei Black Sabbath. Il suo sogno è imparare la moonwalk di Michael Jackson e acquisire le doti canore di Demetrio Stratos. Non ama i virtuosismi (chiaro Petrucci?) e per questo preferisce l’essenzialità dei riff (Tom Morello, oh, Tom Morello). Il bassista preferito? Justin Chancellor. Batterista? John Bonham, ma in Italia esistono Francesco Valente e Luca Ferrari. Chitarrista? Nessuno. Cantante? Tutti tranne egli stesso.

Su Optimagazine cura la rubrica Memories per celebrare i grandi eventi del passato: gli album che hanno fatto la storia, le morti dei grandi geni, gli eventi storici del rock e tanto altro. Il suo sogno? Viaggiare a ritroso nel tempo.

Luca Mastinu

Bassista ipocondriaco, per brevità caffeinomane

Luca Mastinu, tabagista e caffeinomane ipocondriaco, ha trascorso i migliori anni nel loop dei tentativi. Ha bussato alla carriera da barman, si è affacciato al mondo accademico rincorrendo una laurea in Storia mai conseguita e ancora oggi, da almeno 20 anni, tenta l’esplorazione del pianeta dei suoni con il suo basso a 4 corde, rigorosamente nero come il suo universo.

Appassionato di debunking, musica, composizione, pizza e cinema horror, vive in una stanza che negli anni è diventata la sua isola felice.

Ha suonato in diversi progetti sperimentando il piacere del cachet conferito in visibilità e cibo gratis, strategie (dell’apnea) che gli hanno fatto cambiare strada per rincorrere la passione per l’informazione musicale. Tra i suoi BPM pulsano il cantautorato italiano, il goth e la dark wave, l’indie rock, il progressive rock e lo shoegaze, ma senza tralasciare l’importanza della beat generation e del punk di cui si è nutrito in adolescenza, quando si ribellava al sistema apponendo spille da balia sulle sneakers pasticciate.

Cresciuto con i Beatles e maturato con i Tool, ama definirsi un ricercatore compulsivo e nella sua playlist è possibile trovare il mondo fatato della Motown ma anche l’inferno ctonio e rivoluzionario dei Black Sabbath. Il suo sogno è imparare la moonwalk di Michael Jackson e acquisire le doti canore di Demetrio Stratos. Non ama i virtuosismi (chiaro Petrucci?) e per questo preferisce l’essenzialità dei riff (Tom Morello, oh, Tom Morello). Il bassista preferito? Justin Chancellor. Batterista? John Bonham, ma in Italia esistono Francesco Valente e Luca Ferrari. Chitarrista? Nessuno. Cantante? Tutti tranne egli stesso.

Su Optimagazine cura la rubrica Memories per celebrare i grandi eventi del passato: gli album che hanno fatto la storia, le morti dei grandi geni, gli eventi storici del rock e tanto altro. Il suo sogno? Viaggiare a ritroso nel tempo.