Un documentario è un approfondimento. Dimmi quello che non so, ricordami velocemente quello che già so. Fatti conoscere, portami a scoprire il perché di tante cose fatte e dette, non fatte e non dette. Aprimi uno spiraglio nel tuo mondo interiore.
Esce il documentario Ultimo – Vivo Coi Sogni Appesi, peccato che a mancare sia proprio la sua vita, e siano proprio quei sogni appesi che gli hanno consentito di instaurare con il suo pubblico un legame sovrannaturale. Il successo di Ultimo, dal mercato del Testaccio al Circo Massimo in una manciata di anni, ha qualcosa di magico che ancora oggi si fa fatica a spiegare. Proprio nel momento in cui ci raccontano che senza i talent non si va da nessuna parte, ci arriva dritto in fronte un ragazzo timido e insicuro – anche un po’ impacciato a parlare – che solo con il suo pianoforte convince tutti. Ma che gli incontri stampa, per carità, non fateglieli fare.
La storia di Ultimo passa per Sanremo ma non parte da Sanremo. Ancora prima di partecipare nella categoria delle Nuove Proposte con Il Ballo Delle Incertezze, nel 2018, aveva messo a segno sold out nei club di Roma e Milano. Una crescita progressiva, partita da quelle poche persone che lo ascoltavano al mercato del Testaccio, diventate 70.000 nel concerto del 2022 al Circo Massimo di Roma. Ultimo è stato il più giovane artista ad annunciare un concerto al Circo Massimo. Ma, attenzione: non il più giovane a calcare quel palco. Il tempo di una pandemia e il primato sarebbe stato concesso ai Maneskin. #Marketing.
Non mancano quelle immagini nel documentario Ultimo – Vivo Coi Sogni Appesi. C’è il tour negli stadi, data per data, accompagnato dalle più belle canzoni del suo repertorio, intonate da decine di migliaia di fan in visibilio. C’è un po’ di backstage, di preparazione dei live; ci sono le prove generali, gli spostamenti tra un concerto e l’altro, le feste nel backstage, le cene e le docce dopo i live… c’è pure Ultimo in mutande.
C’è la gente, che Ultimo incontra per selfie e saluti, mani strette, lacrime asciugate, striscioni, frasi, tatuaggi sparsi nei parterre. Ci sono le storie, diversissime, di coloro che grazie a lui hanno trovato la forza di fare tante cose. Bellissimo, se il docufilm fosse stato uno speciale sull’ultimo tour.
C’è la testimonianza di mamma e di papà. Ci sono i suoi fratelli. Ci sono gli amici del parchetto. C’è Nicc.. no, Niccolò non c’è, se non attraverso le sue canzoni e le sue performance dal vivo. Ma tutto questo lo sapevano già. Quelle immagini degli stadi pieni zeppi di gente le avevamo già viste. I video di quelle canzoni li avevamo già assaporati e da un documentario che promette di raccontare i sogni appesi di un artista, diciamocelo, ci aspettiamo di più. Non solo la gestione della sua ipocondria da parte del management, non solo medici pronti a correre da lui in ogni occasione.
Sarà che Ultimo stesso, con la comunicazione social, ha alzato esponenzialmente le aspettative, già altissime dopo il documentario che Prime Video ha dedicato a Tiziano Ferro. Profondo, vero, una finestra sulla sua vita che non avremmo mai potuto aprire senza questa iniziativa. La finestra sulla vita di Niccolò Moriconi, invece, chiusa era e chiusa è rimasta. E no, non raccontarci ancora: “La musica è la mia vita, non è una cosa che posso anche non fare”. Questo lo sappiamo già. Avremmo invece voluto vedere tutto ciò che c’è dentro la musica, e alle spalle della musica, tutta quell’insicurezza cronica, quella solitudine, quel dolore, quelle incertezze che in musica traduci benissimo e non racconti mai.
Ultimo – Vivo Coi Sogni Appesi è un’occasione persa. Quella di raccontare le fragilità di un ragazzo di periferia per il quale è stata preferita l’ennesima autocelebrazione, pura marchetta in vista del tour estivo. Peccato.
Speriamo vi scoppi la “redazione” con tutti dentro DHN