Il calcio è uno sport popolare ed biglietti devono avere prezzi popolari. I prezzi dei biglietti per la sfida di Champions tra Napoli e Milan hanno suscitato la rabbia di molti tifosi azzurri. L’evento è storico ed i biglietti finora messi in vendita sono andati esauriti in un battibaleno. Ma il caro biglietti ha lasciato tantissimi tifosi del Super Napoli di Spalletti con l’amaro in bocca (leggi di più).
Con questo prezzo dei biglietti, fissato da De Laurentiis, il calcio rischia di perdere la sua grande forza popolare. E’ lo sport più amato , il calcio, proprio perché scatena la passione delle masse al punto che Pasolini, discreto calciatore, lo definiva una vera e propria religione laica. Se i biglietti hanno costi astronomici, il calcio abbandona la retta via cedendo alla tentazione del profitto a tutti i costi. In pochi anni, con biglietti esorbitanti, si rischia di desertificare lo stadio completamente.
Io sono decisamente contrario al caro biglietti che uccide la passione e determina delle gravi discriminazioni sociali. Le società sportive non fanno beneficenza. Devono produrre profitti anche attraverso la vendita dei biglietti il cui prezzo è determinato dal rapporto domanda/disponibilità. Se gli stadi fossero una proprietà privata, costruita con soldi di privati non ci sarebbe nulla da obiettare al maxi prezzo dei biglietti. Ciascuno a casa sua può stabilire il prezzo che ritiene più opportuno.
In realtà , però, gli stadi non sono – a parte rarissime eccezioni – proprietà private ma bensì beni pubblici. Gli stadi sono stati costruiti con denaro pubblico e le ristrutturazioni più importanti sono state sostenute da enti pubblici come – nel caso del Diego Armando Maradona – la Regione Campania. Dunque lo stadio è un bene pubblico ed i biglietti super costosi non sono accettabili. Visto che i club beneficiano di denaro pubblico bisogna imporre per legge che una quota parte dei biglietti sia venduta a prezzi popolari. Un obbligo ancora più sensato dopo che il calcio, insieme a tanti altri settori, ha ricevuto importanti aiuti pubblici nel post Covid-19.
Io propongo che il 25 per cento dei biglietti di ogni settore sia disponibile a prezzi popolari: dieci euro per la curva, 20 per i distinti, 30 per le tribune. Una quota riservata a tifosi e famiglie meno abbienti che potrebbero godersi lo spettacolo sportivo pagando un biglietto accessibile.
Il settantacinque per cento dei biglietti restanti sarebbe di libera vendita e le società potrebbero proporre biglietti più costosi in relazioni ai settori occupati ed ai servizi offerti. Mi sembra una proposta giusta, equa e capace di contemperare il diritto allo spettacolo sportivo dei più poveri ed il diritto al profitto delle società.
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Ci sono ahimè mille idee che purtroppo non sono spesso attuate perché non c’è alcuna volontà di fare le cose con buona logica… Sono d’accordo assolutamente sul rendere popolari alcuni settori, anche per i motivi che l’articolo menziona, ma ripeto non c’è volontà e nessuno interviene! La vicenda soprattutto della non differenziazione dei settori superiori e quelli inferiori è veramente assurda E ancora più assurdo è che nel momento in cui una persona deve fare il biglietto si trova imposto il settore perché con lo stesso prezzo non è stato ancora deciso di aprire i settori superiori. Cosa ancora più da barzelletta sono le regole non regole della Fidelity card che al momento dell’acquisto dice che si possono acquistare quattro biglietti con quella tessera nel momento in cui poi si paga passa due nel fatto pratico online fa fare soltanto un biglietto per ogni tessera. I biglietti ridotti non esistono addirittura e a chiudere la disorganizzazione, e il poco rispetto riguarda i posti dei diversamente abili inesistenti dove addirittura gli stessi devono pagare il biglietto Perché nel momento in cui si chiede l’accredito come da regolamento in un modo o nell’altro non viene mai è completata questa operazione.
Il senso di appartenenza e non solo,che si dovrebbe avere piu’ per questioni affettive che di tecnica, spesso,troppo spesso viene associato al lurido e vil denaro..la forza generatrice di tutti i mali,cassa di risonanza di titoloni sui mass-media.I soldi sono diventati una cosa tremenda,generatore e volano simbolico di valori.In uno sport popolare come il calcio,l’empatia e’ un comportamento umano irriducibile,tutto va in crisi, l’empatia no,fa incontrare persone diverse,di cultura diversa,creando interazioni originali se non addirittura trascendentale..l’unica parola magica che ti porta a superare ogni limite nella prestazione sportiva che sia calcistica o di altro sport..ed il denaro in tutto questo che ci azzecca..?Ci azzecca eccome..ho citato senso di appartenenza ed empatia..potrei continuare col termine sentimento, ed i sentimenti bisogna formarli non son dati per natura,(Deficit emotivo)poi aggiungiamo il termine talento che e’ imparentato con passione,quella che come dice il professore Paolo Crepet:ti fa alzare ore prima perche’ non vedi l’ora di iniziare la tua professione..ed allora come in un gioco i termini caposaldi del calcio li metti insieme,li unisci e vanno a braccetto, senso di appartenenza,empatia,trascendenza,sentimento,talento e passione,tutti valori nobili e meravigliosi,ma poi arrivano/incontrano i soldi,troppi soldi che coprono e sommergono i valori..il costo esoso di un biglietto definito “popolare”,altro termine quest’ultimo a cadere sul campo di calcio,ma come non era il player-trading,termine inglese,in un’epoca dove si sta affermando il nostro bellissimo dialetto napoletano.. la strategia vincente,la scommessa da cui dipende le sorti del nostro amatissimo Napoli,ritrovare competivita’ e la porta d’accesso alla Champions riequilibrando i conti attraverso una strategia che punti su manovre del rapido rendimento economico..appunto il player trading..tralasciando iniziative di medio termine (centro sportivo)o lungo periodo(stadio di qualita’)rimaste fin qui proclami della proprietà.Quante trasmissioni e dibattiti frantumati..di appena pochi mesi fa..popolare un termine che non fa piu’ moda..peccato mi piaceva cosi’ tanto..e mo’?
Sono d’accordissimo sul fatto che i prezzi dei biglietti dovrebbero essere accessibili a tutti, ma mi rendo anche conto che non si fa in tempo a metterli in vendita che già si esauriscono. Molti tifosi che si lamentano dei prezzi alti sono gli stessi che poi li acquistano per primi (parlo a ragion veduta, perché ne conosco moltissimi). Sarebbe stato utile differenziare i settori superiori da quelli inferiori in cui non si vede nulla… questa sarebbe stata la soluzione più logica.
L’idea è certamente condivisibile, ma di difficile, se non impossibile attuazione. I club calcistici sono a scopo di lucro e dunque sono esattamente come qualsiasi azienda: i prezzi dei biglietti sono liberi, a discrezione delle società.