Può sembrare l’esternazione di un tifoso fanboy, di uno sbrodolino che pende dalle labbra di quattro ragazzini ancora semi-sconosciuti: eppure è fattuale che Please Please Me dei Beatles fu l’inizio di un cambiamento irreversibile. Il 22 marzo 1963 tra le mani di tantissimi giovani arrivò il primo disco dei futuri Fab Four, ancora sotto l’ombra del surf rock e nei fumi del rock’n’roll più scanzonato.
In quel disco, tuttavia, c’era già un presagio. Love Me Do era sufficientemente rozza per fare la differenza, Twist And Shout era abbastanza buttata lì per incendiare le piste e la title track, Please Please Me, aveva sfumature decadenti per essere considerata una sdolcinata canzonetta pop che era tipica del mondo dei “complessi”, termine con il quale 60 anni fa si indicavano quelle piccole realtà che oggi chiamiamo band.
Dice bene chi parla di “nove ore che cambiarono la musica”, perché nei fatti è andata così: 9 ore e 45 minuti di registrazione negli Abbey Road Studios con George Martin, tre sessioni dalle quali uscirono I Saw Her Standing There e PS: I Love You, e tutto il resto. Quei quattro ragazzi di lì a breve avrebbero trascinato intere generazioni di adolescenti deliranti, avrebbero influenzato ogni singolo artista del futuro – anche chi li avrebbe schifati, incomprensibilmente – sarebbero stati accusati ingiustamente di satanismo, avrebbero consumato marijuana a Buckingham Palace (si dice, eh, si dice).
- Please Please Me by Parlophone / Apple Records (2009-09-09)
- Audio CD – Audiobook
Ancora, i Beatles un giorno avrebbero firmato Helter Skelter, Happiness Is A Warm Gun, avrebbero fatto inalberare i cattolici con quella frase di John Lennon sulla fama rispetto a Gesù. Avrebbero fatto tutto, anche dischi leggendari come Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1968), mentre il mondo girava letteralmente intorno a loro.
Spoiler: succede ancora. Ecco perché Please Please Me dei Beatles è il primo capitolo di una storia dell’uomo che dal 22 marzo 1963 è cambiata per sempre. Il primo album gettò le spore, il resto fu un turbine di psichedelia e blues, rock’n’roll e dolcezza, ma soprattutto sperimentazione e rivoluzione.
Ai Beatles dobbiamo il brit-pop, l’indie, il pop più genuino. Tante, tantissime cose.