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Oscar 2023, chi vincerà la statuetta per il miglior film? È l’anno di “Everything Everywhere All at Once”?

Ecco le chances dei dieci candidati nella sfida per il premio più ambito della cerimonia dell’Academy del 12 marzo. Film bellici, cinefili, d’autore, al femminile, demenziali. Ce n’è per tutti i gusti

di Stefano Fedele
10/03/2023
INTERAZIONI: 124

INTERAZIONI: 124

Oscar 2023

Si avvicina la notte degli Oscar 2023, 95esima edizione del premio assegnato dall’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences, che si svolgerà domenica 12 marzo al Dolby Theatre di Los Angeles, presentato per la terza volta da Jimmy Kimmel. Il favorito della vigilia è il film che ha anche ottenuto il maggior numero di nomination, il caleidoscopico ottovolante Everything Everywhere All at Once, 11 candidature. Lo tallonano a pari meriti a 9 nomination il dramma bellico Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale e la commedia nera in salsa irlandese Gli Spiriti dell’Isola; a 8 c’è Elvis, su uno dei grandi miti dell’immaginario americano del secolo scorso, Elvis Presley; a 7 The Fabelmans, omaggio autobiografico e mlinconico che Steven Spielberg ha dedicato alla settima arte.

Tra le 23 categorie deli Oscar 2023 la più attesa e prestigiosa è naturalmente quella per il miglior film. Come tutti sanno è l’unica in cui non ci sono i classici 5 candidati bensì 10. Una decisione che l’Academy prese nel 2009 per offrire una rappresentazione più variegata e veritiera dell’industria, così da tenere insieme i film più artistici, che usualmente vincono le statuette, e le grandi opere popolari che tengono in piedi il box office – quest’anno Avatar La Via dell’Acqua e Top Gun: Maverick, senza i quali il botteghino avrebbe pianto lacrime amare –, senza dimenticare il cinema indipendente che ormai costituisce una voce importante della produzione statunitense – ed è il caso di Everything Everywhere All at Once. Per qualche anno il numero delle candidature è stato oscillante tra le cinque e le dieci, riservato ai film che avessero ottenuto almeno il 5% di preferenze. Dallo scorso anno si è tornati a dieci candidature fisse. Quali sono dunque i favoriti al miglior film degli Oscar 2023? Analizziamo le chances di ognuno, dal più improbabile all’autentico battistrada. Facendo però una premessa, importante, relativa alle modalità di calcolo delle prefernze, il cosiddetto “preferential ballot”.

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Il sistema di voto del “Preferential Ballot”

Per la categoria del miglior film votano tutti i membri dell’Academy, che ammontano, così è specificato sul sito degli Oscar, a oltre diecimila elettori, suddivisi in diciassette rami che, individualmente, decidono i vincitori delle singole categorie specialistiche (i direttori della fotografia votano per la miglior fotografia, i costumisti per i costumisti, i registi per i registi eccetera). Il sistema del preferential ballot, cioè del “voto singolo trasferibile”, prevede che l’elettore stili una classifica per ordine di gradimento di tutti i candidati dal primo al decimo.

Il computo dei voti viene poi effettuato dalla PriceWaterhouseCoopers, la società di revisione contabile che se ne occupa sin dal 1934 (quando si chiamava solo Price Waterhouse, prima della fusione con Coopers & Lybrand nel 1998). E sì, dato che i responsabili dell’agenzia sono gli unici a conoscere i risultati in anticipo, sono anche quelli che si resero colpevoli della clamorosa gaffe dello scambio di buste che portò nel 2017 all’annuncio di La La Land come miglior film al posto di Moonlight.

Il calcolo del preferential ballot funziona così: in prima istanza a ciascun candidato vengono attribuiti tanti voti quante sono le prime preferenze che ha ricevuto. Ove già al primo calcolo ci fosse un film con oltre il 50% di prime preferenze, sarebbe immediatamente nominato vincitore. Altrimenti, per far sì che un candidato raggiunga quella soglia indispensabile, si effettua un secondo calcolo, eliminando il decimo in classifica, cioè il film con il più basso numero di voti, “trasferendo” le sue prime preferenze ai candidati rimanenti in base alla seconda preferenza di ogni scheda elettorale. Ove ancora non ci fosse un film con più del 50% di voti, si escluderebbe il nono, sempre passando le sue prime preferenze al film secondo sulla scheda elettorale. E così via, una eliminazione dell’ultimo in classifica dopo l’altra, una riassegnazione di voti dopo l’altra, fino a quando un candidato non raggiunge la maggioranza assoluta.

Poiché è molto difficile che ci sia un film capace di mettere d’accordo subito la maggioranza dei votanti, questo meccanismo finisce di solito per favorire i film “mediamente” apprezzati – capaci quindi di ottenere tanti secondi e terzi posti nelle liste dei singoli votanti – rispetto a titoli più divisivi, che magari ottengono molti primi posti, ma sono penalizzati da tanti elettori che li destinano al fondo della loro personale classifica. È un dato di cui tenere più che mai conto quest’anno, in cui alcuni favoriti sono disposti esattamente agli antipodi delle categorie di gusto estetiche: alcuni perfetti per accontatare tutti, altri per piacere solo a una porzione di essi, ma molto agguerrita. Ecco tutti i candidati, disposti secondo le probabilità di vittoria.

Oscar 2023

10. Women Talking – Il Diritto di Scegliere

Non poche polemiche agli Oscar 2023 per la sottorappresentazione delle donne. C’è ben poco di “rosa” quest’anno, dopo la doppietta di vittorie per la miglior regia nel 2021 a Chloé Zhao per Nomadland e nel 2022 a Jane Campion per Il Potere del Cane. Così il film di Sarah Polley, nobile e un po’ didascalico dramma di consapevolezza femminile e femminista sembra essere messo lì tra i dieci candidati per occupare una casella che non può, per ragioni di politicamente corretto, mancare nella lista. Ma le chance di vittoria sono minime.

9. Triangle of Sadness

Ruben Östlund a questi Oscar 2023 ha ottenuto un risultato straordinario, perché oltre al miglior film, ha una candidatura per la regia e per la sceneggiatura. E questo dopo aver anche vinto con il caustico Triangle of Sadness pure la sua seconda Palma d’Oro a Cannes. Di più, semplicemente, non è possibile, la corsa dell’art movie del regista svedese finisce, magnificamente, qui.

8. Avatar: La Via dell’Acqua

L’abbiamo già detto, James Cameron quest’anno insieme a Tom Cruise ha salvato il botteghino. Ma la riconoscenza dell’industria non va oltre riscontri striminziti, quattro nomination quasi tutte tecniche (effetti speciali, figurarsi!) e una candidatura al premio più importante che, al tempo delle cinquine, non sarebbe giunta. Perché Avatar: La Via dell’Acqua nonostante tutto viene percepito come un blockbuster ipertecnologico, sottovalutando il talento visionario di quell’autentico costruttore di mondi che è Cameron, che mette in forma il cinema di domani – se ci sarà un cinema domani – e ce lo fa assaggiare. Ma i giurati dell’Academy non sembrano in grado di riconoscerne il sapore, preferendo – ahinoi, fatecelo dire – le rassicuranti trasgressioni per scherzo di Everything Everywhere All at Once.

7. Tár

Ben 6 nomination per il film di Todd Field con una catalizzante Cate Blanchett. Candidature pesanti, migliore attrice, regia, montaggio, sceneggiatura originale ottenute da un’opera che ha affascinato e anche intimidito gli elettori degli Oscar 2023 con la confezione da art film serio e serioso e gli intemerati graffi politicamente scorretti. A nostro avviso c’è più forma che sostanza qui, diluita in quasi tre ore tenute insieme dalla sua protagonista. Sia quel che sia, è improbabile che il film vada oltre la statuetta alla Blanchett, favorita d’obbligo.

Elvis

6. Elvis

Baz Luhrmann ha rilanciato la sua carriera dopo anni di silenzio grazie a questo rutilante biopic sull’icona Elvis Presley, raccogliendo ben 8 nomination – i valori produttivi del film sono fuori discussione. Vincente la scelta del non conosciutissimo Austin Butler, divenuto istantaneamente divo planetario per la sua immedesimazione totale in Presley, per la quale è tra i favoriti come miglior attore. Meritata quindi la candidatura per il miglior film, dopo quelle giunte a tnti precursors, BAFTA, Critics’ Choice Awards, Golden Globes, PGA Awards del sindacato produttori. Ma in nessun caso la nomination si è trasformata in premio, dunque è molto improbabile che ciò accada agli Oscar 2023. Anche perché tra le candidature è mancata quella per il cast ai SAG Awards del sindacato degli attori, e questo non è un dato incoraggiante.

5. The Fabelmans

Si comincia ad andare nei quartieri alti dei favoriti, per il nuovo film di Spielberg che anche gli scommettitori posizionano piuttosto in alto. 7 nomination pesanti, attori non protagonisti, regia, sceneggiatura, per un’opera che è un omaggio sentito al potere salvifico della settima arte, che lenisce ferite profondamente autobiografiche. Nel suo percorso di avvicinamento agli Oscar il film ha ottenuto premi importanti, top ten nella National Board of Review, nomination per il cast ai SAG, e per il film a Critics’ Choice Awards e PGA Awards, con la ciliegina sulla torta del doppio successo ai Golden Globes – film drammatico e regia. Eppure Spielberg, si pensi pure al precedente West Side Story, accanto agli attestati di stima pare non raccogliere più il favore del botteghino, ormai – e forse è inevitabile data l’età – non più sintonizzato sui gusti del pubblico di oggi. E così The Fabelmans, denso e commovente, e non così conciliante, difficilmente otterrà la statuetta maggiore.

4. Top Gun: Maverick

L’altro protagonista del botteghino 2022 è stato Tom Cruise, perché questo film è un parto integrale del magnetismo divistico dell’unica vera star globale del cinema contemporaneo (e da quattro decenni!). Il regista Joseph Kosinski, infatti non nominato all’Oscar, si è limitato a fornire un corretto fondale, filologicamente ottantesco, per le evoluzioni di Cruise. Il film però a sorpresa ha ottenuto anche ottimi riscontri di critica, mentre il suo predecessore venne bollato come una pellicola quasi di propaganda reaganiana dell’ultima propaggine della Guerra Fredda – invece in Top Gun: Maverick il nemico è senza nome. Così sono giunte ben 6 nomination agli Oscar 2023 – ma non per Cruise, che la statuetta non la vincerà mai, resta l’unica mission impossible della sua redditizia carriera –, che vengono dopo l’ingresso nella cinquina per il film drammatico ai Globes e ai PGA Awards, molto influenti. Anche per questo il film è stabilmente posizionato in alto, pure gli scommettitori gli danno credito, sebbene manchi di quel profilo d’autore il più delle volte necessario per trionfare. E però, chissà, potrebbe succedere qualcosa.

3. Gli Spiriti dell’Isola

L’abbiamo già detto tante volte, la corsa agli Oscar è una gara per fondisti, non per scattisti. All’inizio della stagione dei premi il nuovo film di Martin McDonagh, forte del credito del precedente Tre Manifesti a Ebbiing, Missouri (due statuette vinte) e del talento del regista-sceneggiatore-drammaturgo, pareva il cavallo vincente su cui scommettere. Una storia apparentemente senza azione e fuori del tempo, e che però incastona all’interno della sua croccante ambientazione d’epoca nella verde Irlanda d’anteguerra una vicenda paradossale di odii immotivati, dietro la quale fa capolino una visione d’artista che esprime giudizi non consolanti su amicizia, famiglia e identità. L’impressione è che il passaparola non abbia giovato al film e nonostante il raffinato gioco d’attori, tutti in nomination. La morale un po’ troppo ambigua e non gratificante ha lasciato freddi gli elettori, di fronte a un film più grosso che autenticamente grande, forse persino sospetto di accademismo. Perfetto comunque per una messe di nomination, ben nove: ma quante andranno a segno? E miglior film? Molto difficile, avremmo quasi la tentazione di preferirgli Top Gun: Maverick.

Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale

2. Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale

Chissà, stavolta Netflix potrebbe fare il colpaccio e vincere la statuetta per il miglior film con questa coproduzione tedesco-anglo-statunitense diretta da Edward Berger (tedesco) e distribuita sulla piattaforma. È il film perfetto per mettere d’accordo tutti, confezione impeccabile da film bellico vecchio stile con messaggio incorporato, tratto dal classico della letteratura di Erich Maria Remarque da cui già nel 1930 Lewis Milestone trasse una bella versione che vinse l’Oscar per il miglior film. E i corsi e i ricorsi possono avere il loro peso, non solo scaramantico. Che si trattasse di un candidato di peso è diventato chiaro ai Bafta, dove ha ottenuto sette statuette, compresa la principale. Ed è vero che non c’è un solo attore con una candidatura, m questo è un film corale. E ricordando il sistema di voto del preferential ballot, un’opera ecumenica come questa, potrebbe ottenere un plauso magari moderato ma generalizzato, cosa che non si può dire per il favorito numero uno.

1. Everything Everywhere All at Once, A24

Sulla carta il film dei Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert) era il meno pronosticabile tra i favoriti, diretto da un duo senza grossi titoli alle spalle, capaci però di convincere la A24 a scommettere su un racconto che mescola demenzialità, multiverso, riflessione esistenziale, citazionismo enciclopedico in una confezione apparentemente sgngherata e invece coerente e conseguente. Risultato? Ottimo passaparola e il miglior botteghino di sempre per la A24 (almeno negli Stati Uniti), che hanno portato a un incasso globale superiore ai 100 milioni di dollari.

Cui è seguita un entusiasmante cavalcata nella stagione dei premi: perché le 11 nomination agli Oscar 2023 sono solo la punta di un iceberg che comprende, si legga la lista sul sito dell’Imdb, più di 350 candidature e 300 vittorie, impossibili da enumerare. Citiamo solo il trionfo ai SAG Awards, un record con quattro statuetta tra cui miglior cast, spesso anticamera dell’Oscar per il miglior film. Anche i siti di scommesse lo pongono stabilmente al primo posto. Il preferential ballot però rema contro, perché questo non è, almeno apparentemente, un film per tutti i gusti, e potrebbe finire al fondo della classifica di tanti votanti. La nostra sensazione è che andrà a finire così, e vincerà Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale. Ma è pur vero che di trasgressivo il film dei Daniels ha solo la confezione, sotto la quale c’è una morale rassicurante, per un esito che a noi è sembrato mediocre. Non ci piacerebbe, con tutta onestà, vederlo vincere.

Tags: Cate BlanchettEverything Everywhere All at OnceOscar 2023Steven Spielberg

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