Le ultime settimane di avvicinamento agli Oscar 2023, popolate di moltissimi premi prestigiosi sembrano avere più che mai confermato una tendenza, che vede Everything Everywhere All at Once quale grande favorito. Il film diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, noti anche come Daniels, arriva alla cerimonia dell’Academy con il più alto numero di nomination, ben 11, e una raccolta di riconoscimenti vastissima, comprendente il DGA Award (premio per la regia del sindacato di categoria), WGA Award (miglior sceneggiatura), PGA Award (miglior produzione), più il miglior film dei Critics’ Choice Awards e degli Independent Spirit Awards.
Tutto ciò fino a qualche settimana fa era onestamente impensabile, considerata anche la natura apertamente demenziale, talvolta persino grossolana dello scatenato frullato di generi messo in piedi dalla giovane coppia di registi e sceneggiatori con solo un altro film alle spalle (ma con numerosi, originali video musicali che molto rivelano del loro approccio stilistico). Questa premessa per dire che, volendo esprime un pronostico riguardante le quattro categorie degli attori, tra le più attese degli Oscar 2023, bisognerà spesso fare i conti con questo film, che ha espresso ben quattro candidature.

Attore non protagonista
Il favorito: Ke Huy Quan, Everything Everywhere All at Once
Lo sfidante: Barry Keoghan, Gli Spiriti dell’Isola
Gli altri candidati: Brendan Gleeson Gli Spiriti dell’Isola; Judd Hirsch, The Fabelmans; Brian Tyree Henry, Causeway
Partiamo proprio da Everything Everywhere All at Once, perché probabilmente questa è la categoria più blindata di tutte, con un netto favorito, Ke Huy Quan. Ed è del tutto coerente, poiché se c’è un attore simbolo del progetto messo in piedi dai Daniels quello è proprio l’attore asiatico-americano nato a Saigon e di nazionalità statunitense, il quale fu una giovanissima stella del cinema degli anni Ottanta (I Goonies e Indiana Jones e il Tempio Maledetto –, venendo poi sostanzialmente dimenticato per decenni. E cos’è in fondo Everything Everywhere All at Once se non un omaggio a quel decennio, un film concettualmente fedele all’ottica postmodernista dell’epoca – pastiche stilistico, ironia, citazionismo spinto, un certo conservatorismo ideologico –, però sapientemente aggiornata ai rompicapi narrativi del nuovo millennio – il multiverso –, più una strizzata d’occhio all’inclusività – protagonisti asiatico-americani, omosessualità –, ignota negli anni Ottanta e oggi mainstream.
Ke Huy Quan col suo ruolo insieme d’azione e timido, tenero e gentile, ottimista e familista, incarna perfettamente l’approccio del film. E ha vinto nei mesi quasi tutti i premi, Golden Globes, Critics’ Choice Awards, Independent Spirit Awards, fino agli influentissimi SAG Awards del sindacato degli attori (più o meno gli stessi votanti degli Oscar). Solo ai britannici BAFTA è stato battuto, per ragioni probabilmente campanilistiche, dall’irlandese Barry Keoghan de Gli Spiriti dell’Isola. E quindi agli Oscar 2023 non ci sarà partita.

Attrice non protagonista
La favorita: Angela Bassett, Black Panther: Wakanda Forever
La sfidante: Jamie Lee Curtis, Everything Everywhere All at Once
Le altre candidate: Kerry Condon, Gli Spiriti dell’Isola; Hong Chau, The Whale; Stephanie Hsu, Everything Everywhere All at Once
È una categoria più contrastata. A lungo è sembrata ci fosse una favorita indiscutibile agli Oscar 2023, Angela Bassett di Black Panther: Wakanda Forever, primo interprete in assoluto di un film del Marvel Cinematic Universe – tra uomini e donne – con serie credenziali di vittoria di una statuetta dell’Academy – a sconfessare l’idea ancora piuttosto diffusa che interpretare un supereroe costituisca un esercizio magari redditizio ma di serie B in termini professionali (ricordiamo soltanto i consigli dati da Leonardo DiCaprio a Timothée Chalamet).
Poi, ovviamente, Bassett è anche un’attrice di colore, un dato di cui tenere conto rispetto a un premio con fortissime implicazioni politiche che deve sempre dimostrare la sua inclusività. E niente meglio di una interprete donna con una carriera ineccepibile, oltretutto impegnata in un ruolo regale che esprime simbolicamente al meglio l’orgoglio della comunità nera. Perciò i primi premi sono stati suo appannaggio, dai Golden Globes ai Critics’ Choice Awards. Poi la macchina s’è inceppata – ricordiamo sempre che la corsa agli Oscar è una maratona in cui non vince chi ha lo scatto più bruciante ma più fiato sulla lunga distanza –, ed è emersa una contendente temibile, che s’è avvantaggiata del trend tutto dalla parte di Everything Everywhere All at Once, Jamie Lee Curtis, con dalla sua anche un pedigree di tutto rispetto (figlia di Tony Curtis e Janet Leigh). La sua vittoria ai Sag Awards, che sono l’indicatore più attendibile in chiave Academy, ha fatto scattare un deciso campanello di allarme agli Oscar 2023. Qualche residua chance resta pure a Kerry Condon de Gli Spiriti dell’Isola, che ha vinto i Bafta. Forse, per il suo ruolo di donna compressa in un vieto mondo maschile e maschilista meriterebbe più di tutte le altre contendenti. Ma sicuramente sarà una gara al fotofinish tra Bassett e Curtis, con la prima avvantaggiata di un’incollatura.

Attore protagonista
Il favorito: Brendan Fraser, The Whale
Lo sfidante: Austin Butler, Elvis
Gli altri candidati: Colin Farrell, Gli Spiriti dell’Isola; Bill Nighy, Living; Paul Mescal, Aftersun
Fino a qualche mese fa il grande favorito era Colin Farrell de Gli Spiriti dell’Isola. Ma le quotazioni, tanto dell’attore che del film, si sono affievolite col passare del tempo e oggi l’opera diretta da Martin McDonagh sembra quel tipico, autorevole candidato che colleziona nomination (ben nove agli Oscar 2023) destinate a non tradursi nemmeno in una vittoria. Farrell ha vinto ai Golden Globes ma successivamente, persino quando giocava in casa, ai Bafta, è stato sopravanzato da Austin Butler, diventato istantaneamente star globale con la superba incarnazione – più che mimetica, medianica – di Elvis Presley nel film diretto dal redivivo Baz Luhrmann.
Eppure non è nemmeno lui il vero favorito, perché le ultime settimane hanno registrato un ulteriore ribaltamento, che ha condotto al proscenio Brendan Fraser e la sua complessa, delicata interpretazione di un ruolo rischioso come quello di The Whale, in cui è un professore di letteratura inglese finito, dopo la morte del suo compagno, in un gorgo depressivo autodistruttivo che l’ha portato a ingrassare fino a quasi trecento chili, schiudendogli una morte quasi certa. C’è tutto nel film di Aronofsky: la nobiltà un po’ ricattatoria di un dolore moralmente accettabile, il politicamente corretto legato al porre lo spettatore di fronte a una figura che i “normali” tendono istintivamente a discriminare, l’evidenza della grande prova d’attore in condizioni proibitive. E su tutto il ritorno improvviso di un attore dato per disperso, finito con grande sofferenza nel dimenticatoio per ragioni connesse al lato oscuro e ipocrita di Hollywood.
Insomma una splendida storia americana, che parla di seconde occasioni e di rinascita, sia sullo schermo che fuori. È arrivato il riconoscimento dei Critics’ Choice Awards e poi il premio degli infallibili SAG, entrambi accolti con discorsi accorati. Il terzo lo ascolteremo alla notte degli Oscar 2023.

Attrice protagonista
La favorita: Cate Blanchett, Tár
La sfidante: Michelle Yeoh, Everything Everywhere All at Once
Le altre candidate: Ana de Armas, Blonde; Michelle Williams, The Fabelmans; Andrea Riseborough, To Leslie
Predestinata, eterea, irraggiungibile. Cate Blanchett è la grande attrice per definizione della sua generazione. Ha già raccolto 8 nomination e due vittorie – non protagonista per The Aviator e protagonista per Blue Jasmine –, la terza pareva indiscutibile per la titanica direttrice d’orchestra che così naturalmente le si attaglia di Tár. Tutto stava andando secondo copione, una vittoria dopo l’altra, spazzando via anche Ana De Armas, che con Marilyn Monroe pareva aver trovato il ruolo della vita, trovandosi invece impastoiata in un film divisivo e con troppe sequenze imbarazzanti.
Poi è giunto, inutile dirlo, il ciclone Everything Everywhere All at Once, con le fattezze di una bravissima attrice asiatica, Michelle Yeoh in possesso di un’autorevolezza internazionale che rimonta all’epoca de La Tigre e il Dragone. La vittoria ai Sag Awards e poi agli Independent Spirit Awards (che hanno un solo premio per uomini e donne, insomma la Yeoh ha sbaragliato proprio tutti) ha rimescolato le carte. Risultato: quella per la migliore attrice è diventata la categoria più imprevedibile degli Oscar 2023, sulla quale persino i siti di scommesse si pronunciano con estrema cautela, con percentuali di vittoria molto simili per entrambe. L’impressione è che alla fine il maggiore lignaggio della Blanchett avrà la meglio: ma c’è da considerare il mito dell’underdog, insieme al tema inclusività che la Yeoh incarna perfettamente.