Era il 28 febbraio 1983 quando War degli U2 comparve in tutti gli store di dischi. Per Bono Vox e soci era il momento di cambiare. Lo switch non avvenne in termini di sound, perché con questo disco la band irlandese dimostrò di subire ancora il fascino della grande onda post punk dei primi anni ’80.
I pattern di The Edge si fecero soltanto più caratteristici, ma qualcosa nel mondo si faceva sempre più presente al punto che la band sentiva un forte impulso di tradurre in musica una paura condivisa. Adam Clayton, il bassista, disse: “Ovunque girassi lo sguardo, c’era qualche conflitto in corso; la TV e i media riferivano di un sacco di sommovimenti sociali, e noi ci concentrammo su questi”.
Il risultato fu appunto War degli U2. Un disco in cui la band irlandese cambiò per sempre portando alle masse il proprio manifesto pacifista. Lo giustificano canzoni come Sunday Bloody Sunday, dove le rullate di Larry Mullan sono i colpi sparati contro i civili nord-irlandesi da parte dell’esercito britannico nel 1972.
Non si può non parlare di New Year’s Day, un brano tanto drammatico quanto splendido, dedicato al movimento sindacalista Solidarność e caratterizzato dall’iconico giro di basso di Clayton. War fu una fotografia quasi profetica, se pensiamo che Seconds racconta la paura del disastro nucleare pochi anni prima di Chernobyl.
- War - Remastered by U2 (2008-07-22)
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Tra le tante istantanee di protesta del disco Refugee raccontò la guerra con gli occhi di una bambina in un campo profughi. Per Bono Vox e soci si trattò di cittadinanza attiva in musica, una svolta socio-politica con la quale gli U2 si fecero portavoce di tante voci ancora inascoltate, specialmente in quella parte di Occidente ancora poco raccontata.
Ancora oggi War è uno dei dischi più determinanti per raccontare cosa accadde nei primi anni ’80 nel mondo del rock, ancora travolto dall’ondata punk e i continuo cambiamento culturale in termini di suono e tematiche affrontate.