Il nostro organismo è una macchina perfetta. L’equilibrio è alla base del suo corretto funzionamento. Questo è l’assunto che sta alla base della dieta alcalina, ideata dal naturopata e nutrizionista statunitense Robert O. Young. Il suo piano alimentare punta ad agire sul pH del corpo, in modo da limitare la degenerazione delle cellule sane e la proliferazione di germi e batteri. Per raggiungere questo obiettivo si preferiscono gli alimenti alcalini a quelli acidi, come cereali, formaggi e carni.
Dunque la dieta alcalina prevede il consumo di noci, frutta, semi oleosi, germogli, acidi grassi (omega 3 e omega 6) tipicamente contenuti in olio di lino e d’oliva. Per contro, in una dieta alcalinica alcuni alimenti sono da evitare. Tra questi ci sono zucchero, miele, pasta, frumento, formaggio, cibi raffinati, lieviti, proteine animali.
I cibi acidi non devono essere completamente eliminati, perché alla base del piano alimentare di Robert O. Young c’è comunque l’equilibrio. Andrebbero però ridotti a un 20-30% a fronte di un 70-80% di alimenti alcalinici.
Il consumo quotidiano di alimenti alcalinici, secondo l’ideatore, aiuta a prevenire l’osteoporosi, l’invecchiamento delle cellule muscolari e alcuni tipi di calcoli urinari. Riduce inoltre la perdita di calcio causata da un’eccessivo consumo di sodio, contenuto soprattutto negli alimenti molto salati. La dieta alcalina è sconsigliata alle persone con patologie renali o che seguono una cura a base di farmaci diuretici.
La comunità scientifica però non ha mai fornito un riscontro sulla dieta alcalinica. Il nostro sangue, così come i tessuti del nostro corpo, ha un pH pari a 7,4, leggermente basico. Un valore che non può essere modificato dai cibi che ingeriamo, anche perché gli alimenti ingeriti finiscono nello stomaco, dove c’è l’acido cloridrico, che ha pH tra 1,5 e 3 e dunque annullerebbe qualsiasi processo di alcalinizzazione.
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