E’ andata in scena a Roma, al Teatro Parioli, una icona indimenticabile dell’eros sprigionato dalla vivida corporeità e intelligenza di Moana Pozzi consacrata ed esaltata ancora di più dalla sua precoce morte. E semplice non deve essere stato maneggiare e interpretare una personalità così sfaccettata e sorprendente quale quella della Moana “semplicemente” donna. Ma Euridice Axen che veste i panni della Pozzi in “SETTIMO SENSO – Moana Pozzi”, scritto da Ruggero Cappuccio, con la regia di Nadia Baldi, sicuramente emana l’allure e la fascinosa presenza della diva del porno avvolta in un vestito di tulle rosso che ne ricorda l’eleganza ma non l’eros.
In un immaginario e visionario dialogo tra una donna e un uomo che inizia dai luoghi dell’anima di un viaggio che parte da Ravello, Amalfi, Praiano e che insegue il filo degli scrittori del grand tour, si percepisce la bellezza lasciata dai segni di iconici paesaggi. Lei sulla terrazza di un hotel inizia il suo monologo serrato. Però ad ascoltarla c’è un uomo, uno scrittore, un giornalista che viene sorpreso da questa presenza in tutto e per tutto uguale a Moana Pozzi. Lei coglie la sua sorpresa e lo coinvolge in una fitta e misteriosa conversazione che si dipana come una invettiva sulla sua idea di pornografia e su cosa è veramente pornografico e osceno, distillando provocatorie affermazioni contro il potere, la politica, l’arrivismo. “Non salvare gli immigrati che arrivano sui barconi a mare non è anche essa pornografia? Non è oscena anche la leggerezza di chi comanda?”.
Il testo è incalzante ma non sorprendente e a tratti, nonostante le lodevoli intenzioni di denuncia, finisce nello scontato. Mentre diventa sicuramente intrigante il finale in cui la donna sembra denudare lei lo scrittore pensando che stia sicuramente progettando di scrivere un articolo-rivelazione sulla falsa morte di Moana Pozzi. Così da proporgli un seduttivo gioco notturno in cui dovrà avere una notte per decidere se corteggiarla o tradirla con uno scoop giornalistico. Un finale o un’angoscia mediatica?
“Moana Pozzi è divenuta nell’immaginario collettivo – scrive Nadia Baldi nelle note di regia – un autentico paradigma della donna oggetto accerchiata dalle spregiudicate esigenze commerciali dell’industria pornografica e dalla distorta concezione sessuale derivata dal maschilismo imperante. Ma io ho voluto cogliere, attraverso questa strana storia di seduzione tra una pornodiva e un uomo, tutto quello che può passare come messaggio trasversale. Attraverso le parole del personaggio femminile che aprono ad una possibile analisi critica sulla pornografia, tocchiamo quelli che sono i più profondi, ancestrali e arditi sensi che muovono il potere e la violenza dell’essere umano”.
I Costumi sono Carlo Poggioli, le Musiche di Ivo Parlati, il Progetto luci e le scene di Nadia Baldi, Produzione Teatro Segreto. Lo spettacolo ha debuttato al Napoli Teatro Festival nel 2020