Nel nuovo singolo de Lo Stato Sociale c’è anche Vasco Brondi, e ci sono due mondi che si uniscono. Per Lodo Guenzi e la sua band, ma anche per l’ex frontman de Le Luci Della Centrale Elettrica è tempo di bilanci, gli stessi che abbiamo ascoltato in Dentista Croazia dei Pinguini Tattici Nucleari.
La storia raccontata è quella di un gruppo di musicisti già amici, e proprio per questo di fronte a un tavolo delle trattative con il futuro e il passato. Al centro del tavolo, una bottiglia di consapevolezza e stuzzichini di classici. Perché sì, Fo**tuti Per Sempre – questo il titolo del nuovo singolo de Lo Stato Sociale – attinge da L’Avvelenata di Francesco Guccini nella filosofia di quello storico verso: “Vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”.
C’è anche tanto de Le Luci Della Centrale Elettrica, che in Cara Catastrofe cantavano: “Licenzieranno altra gente dai call center che ci fregano sempre”, dove il “call center” è il sogno che prima o poi ti inghiottisce, proprio come le ambizioni e i principi che erano propri de Lo Stato Sociale dei primi anni, quando pubblicavano Turisti Della Democrazia (2012) prendendosi la briga di farsi beffe dello storico monologo di Silvio Berlusconi e cantavano Cromosomi, fino a quando vinsero il podio al Festival di Sanremo 2018 con Una Vita In Vacanza.
Una botta di sincerità e autocritica, quindi, di cui Lo Stato Sociale e Vasco Brondi prendono atto e lo spiattellano ad un pubblico ancora affezionato, che li ha “perdonati” – qualora vi fosse una colpa – per aver fatto ciò che andava loro di fare, e che oggi li premia con l’entusiasmo di vedere novità all’orizzonte.
Lodo Guenzi, sul suo profilo, descrive così il nuovo singolo:
“È la canzone più onesta che abbiamo mai scritto, parla di come i sogni ti sappiano fregare, di una band che stava per sciogliersi, della vita che ha bussato ai finestrini di un piccolo furgone dove eravamo solo noi cinque amici che volevamo cambiare il mondo, mentre il mondo ha cambiato noi. Quel poco di successo, le sirene di una sorta di fama chissà poi quanto effimera, ma soprattutto l’amore, la vita, la famiglia, una nuova città. Tutto ci ha portato lontano, persino la musica. Questa è una band che poteva non esserci più, e invece siamo ancora qui. Vasco è stato con noi, a volte da lontano a volte da vicino, a volte come riferimento e infine come amico, a volte come modello del perché valga la pena regalare la propria vita a un furgone scassato che fa su e giù per un paese a forma di scarpa. Averlo in questo pezzo per noi è un regalo”.
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Testo
Avevo scritto una canzone che si chiama “Cromosomi”
parlava di noi che stavamo fuori, dalle classifiche e dalle mode
ora nessuno la ricorda più ma una pagina ne ha preso il nome
scrive di musica commerciale, da Cremonini a Lady GagaLa prima volta che vai a Sanremo
sei una bomba che esplode in un convento
dalla seconda volta sei già un co***one che fa parte dell’arredamento
ecco voi cinque poveracci vestiti con gli abiti sponsor
ridono i fotografi sui tappeti rossi
era meglio se morivano giovani e stron*iFo**uti per sempre, famosi per gioco
non è vero che la musica ti salverà
manca una consonante per indovinare
il nome della nostra band e vincere l’Eredità
non credere a niente quando tutto è una moda
spendi tutti i soldi e fo**i la celebrità
non c’è niente di vero a a parte le canzoni
che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar
così stupido e bambino da crederci davveroChe il rock and roll non morirà
che il rock and roll ma va làVolevamo riempire i palasport di musica fatta
senza soldi in una stanza
e quando ci abbiamo suonato davvero
avevano il nome di una banca
volevamo vivere di sogni
fare l’amore con i nostri mostri
ed ora la paura che ci tiene svegli
è finire dalla parte sbagliata di un gossip
odiavamo la televisione, la radio, la musica pop, il successo
ora vogliamo l’alta rotazione, la poltrona di giudice ad X FactorFo**uti per sempre, famosi per gioco
non è vero che la musica ti salverà
manca una consonante per indovinare
il nome della nostra band e vincere l’Eredità
non credere a niente quando tutto è una moda
spendi tutti i soldi e fo**i la celebrità
non c’è niente di vero a a parte le canzoni
che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar
così stupido e bambino da crederci davveroChe il rock and roll non morirà
che il rock and roll ma va là
che il rock non morirà
che il rock and roll ma va làEravamo giovani, ingenui, arrabbiati
allegri e disperati
credevamo che i soldi fossero il male
odiavamo chi sventola le manette
chi ha sempre qualcuno da condannare
eravamo dalla parte di chi non ha niente
non importa l’appartenenza sociale
l’identità sessuale
avevamo letto da qualche parte
“Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose
di cui può fare a meno”
ma anche che il sistema schiaccia chi non ha denaro
e si serve di chi è povero di pensiero
credevamo di poter parlare di tutto senza qualificarci
e senza inginocchiarci davanti al progresso
le idee non sono discoteche, non fanno selezione alla porta d’ingresso
credevamo che ci si salva solo insieme
che la felicità è sovversiva quando si connette XX
che la libertà di lamentarsi di qualsiasi cosa
non avesse niente a che fare con la libertà
che essere diversi fosse un diritto
non una scusa per attaccare chi non ti ha capito
volevamo cambiare tutto non riempire un altro vuoto di mercato
andavamo a un concerto sconvolti come un rito sciamano
e alla fine dormivamo alla stazione
pensavamo che la vita sulla terra
non dipendesse da come andavano i sistemi economici e politici
ma dal brillare del sole
eravamo giovani, giovani o pazzi
ma avevamo ragione