La morte di David Bowie, del resto, merita tutt’alto che la banalità degli aforismi motivazionali sulla vita. Non un cantautore britannico né l’autore di Space Oddity: David Bowie, semplicemente, nonché una delle espressioni più poetiche e complesse della razza umana. Nato David Robert Jones l’8 gennaio, l’uomo che “cadde sulla Terra” muore il 10 gennaio a 69 anni. È dentro la sua navicella, o se vogliamo nel suo pianeta abitato da esseri perfetti. Un mondo da lui stesso inventato, incantato e incantevole come la sua voce e la sua penna.
Sì, dentro la sua navicella: la morte di David Bowie arriva in silenzio, in segreto e dopo quei taciuti di 18 mesi durante i quali ha guardato dritto in faccia il suo tumore al fegato, che ha condiviso soltanto con pochi eletti, proteggendo il suo pubblico dall’entità negativa delle brutte notizie e della paura.
Due giorni prima di morire, l’8 gennaio, David Bowie festeggia il suo 69esimo anno sulla Terra con Blackstar (2016), l’ultimo album in studio rilasciato come ultimo atto d’arte. Suo è stato il potere di non sgualcirsi con l’età, di lui nessuno arriva a dire che sia “invecchiato male”, come si è soliti pontificare sui veterani della musica. Anche nell’ultimo disco David Bowie ha fatto la sua rivoluzione con singoli già leggendari come Blackstar e Lazarus.
Non parleremo delle sue canzoni: è tardi, oggi, per fare un excursus sulla sua grande eredità artistica. Di fatto, nel giorno della morte di David Bowie il mondo aveva già una leggenda.
Bowie si è reso immortale dal primo verso inciso, e non è un caso se già prima della sua morte sono stati pubblicati articoli per celebrare la sua grandezza, per questo si parlava già della sua immortalità. “Ha inventato il futuro”, scrivono ancora in molti, e con ragione. La morte di David Bowie ci ha portato via un messaggero che amiamo ancora decifrare per elevarci.