C’è un video che, per quelle ragioni dettate da un algoritmo che sfuggono a ogni logica umana, almeno alla mia, mi compare ogni volta che mi faccio un giro sui reel di Facebook, un video che mostra una elegantissima giraffa che si muove lentamente nella savana, passeggiando come se niente fosse. Solo che la giraffa in questione, elegante e sinuosa come una giraffa sa essere, ha una leonessa aggrappata sul dorso, le unghie affondate sulla carne, la bocca che più volte tenta di morderla, e altre due leonesse, di leoni non se ne vedono, avvinghiate alle zampe posteriori, zampe possenti, che riescono a camminare anche con una leonessa aggrappata intorno. Non so come vada a finire la storia di quella giraffa, perché il video è evidentemente stato concepito per un reel di pochi secondi, di quelli che attirano decisamente la tua attenzione, chi non si fermerebbe a guardare un video di una giraffa che si aggira per la savana con tre leonesse aggrappate addosso, noncurante e elegante, come se niente fosse? Non sono neanche abbastanza pratico di reel per sapere se da qualche parte, immagino il video nasca per Tik Tok, ci sia il seguito, magari anche l’antefatto. Da quel che ho letto in giro so che la giraffa, volendo, potrebbe ammazzare un leone, quindi immagino anche una leonessa, con una sola zampata, muscolosa come in effetti è e forte di leve decisamente importanti. Anche se nel caso specifico sarebbe assai difficile dare zampate a leonesse che ti stanno in groppa o avvinghiate alle zampe. Non ho idea neanche se le giraffe si muovano in gruppo, e già il fatto che io dica gruppo e non, per dire, branco, gregge o come diavolo si chiama l’insieme di giraffe, sempre che detti insiemi esistano, così che un’altra giraffa o più esemplari possano arrivare in sua difesa. Magari anche animali di altre specie, perché la leonessa, che invece so essere la preposta del mondo leonino a andare a caccia, i leoni maschi, uno, massimo due per gruppo, tendono a bivaccare, al più accoppiandosi nel momento del calore e scontrandosi con altri maschi per avere il predominio sulle femmine, patriarcali come pochi altri, la leonessa, dicevo, immagino starà di suo sul culo a un po’ tutti gli animali della savana, cacciatrice pericolosa quale è, e come succede in certi film teen americani contro il bullo di turno si coalizzano un po’ tutti i nerd, i secchioni, gli sfigati di turno, nei film teen americani andando a vincere, nella dura vita della savana non saprei. Quel che so, e lo so perché l’ho visto coi miei occhi, senza dover dar adito a ipotesi o intuizioni, magari sbagliate, è che la giraffa, nel momento in cui si trova a fronteggiare non una, non due, ma addirittura tre leonesse feroci alla volta, una sulla groppa, due avvinghiate alle zampe posteriori, non si scompone minimamente, procede elegante, sinuosa, come se niente fosse, per dirla parafrasando Wallace, possono togliermi la vita, ma non di certo sensualità e portamento.
Lasciamo un momento la giraffa al suo destino, destino che ci è e ci resterà ignoto, è scritto, incastrata in questo loop eterno, in buona compagnia della tipa bionda cui un bambino chiede di alzare le mani al solo scopo di farle ballare le tette generose, Hey Mom, o di tutte quelle che fingono si sfilarsi vestitini al ritmo del caricatore di un fucile a pompa, dei due gemelli dal viso buffo che gorgeggiano facendo gesti strani e tutte quelle cose strane che accadono incomprensibilmente per uno come me, nato nella Generazione X, un boomer sicuramente in questo caso, dentro i reel virali sui social.
È appena uscito il nuovo singolo di Iosonorama, al secolo Raffaella Maria Anna De Falco, classe 1994 di Napoli, artista già titolare di un interessantissimo album d’esordio dal titolo Fenomeni paranormali, forte di singoli quali Pos/To/Me, col quale conquista la partecipazione al Deejay On Stage di Radio Deejay, a Riccione, Hemingway e Zero, quest’ultimo seminfinalista a Musicultura 2022, dove ha vinto il premio Targa Banca Macerata, assegnato dal pubblico presente al Teatro Lauro Rossi. Quanto a semifinali, Iosonorama non si è fatto mancare niente, anche due volte in semifinale a Area Sanremo, una al De André, e questo non può che attestare la miopia di queste competizioni, specie tenendo conto di chi in effetti poi li è andati a vincere. Iosonorama è una artista che si muove in ambito pop, alternandosi tra pezzi up tempo, ballabili, a pezzi più lenti, come l’ultimo Palloncino rosso, una ballad scritta ormai tre anni fa e finalmente uscito sul mercato. Una scrittura originale, piena di trovate letterarie, quindi incisive e mai banali, decisamente qualcosa in più degli slogan intorno ai quali I cantautori indie (o itPop che dir si voglia) hanno troppo spesso costruto le loro canzoncine esili, questo senza perdere in leggerezza e spontaneità, indie suo malgrado, quindi. Ma anche attitudine decisamente girl power oriented, Pos/To/Me è una sorta di Girls Just Want to Have Fun in chiave Gen Z, un inno al rialzarsi sempre e comunque, anche post hangover. L’idea di andare a fare a pugni col mainstream, chi in ambito indipendente si confronta con il pop questo sostanzialmente decide di fare, è una scelta sicuramente coraggiosa, che sposta sul talento quello che altrove è semplice spinta promozionale o, peggio, rincorsa di un flusso, come lo è il proporre una ballad che proponga, miracolo, una buona dinamica, con un arrangiamento mosso che ben si sposa al testo, una voce calda a farsi carico di rendere il tutto estremamente credibile, un timbro riconoscibile, sensuale, graffiante a colorare il tutto, finalmente una canzone che se ne frega dei canoni vigenti da tempo, tante parole nelle strofe e tante parole anche nel ritornello, alla faccia del paraculismo omologato che invece nel mainstream domina.
Quando mi trovo a parlare, lo faccio spesso, di come il cantautorato femminile non sia semplicemente cantautorato tout-court scritto e interpretato da artiste donne, quando cioè insisto sul provare a riconoscere un canone cantautorale femminile e nel tributare a questo canone la medesima dignità artistica del cantautorato maschile, canonizzato da tempo come semplice cantautorato, provo a raccontare anche questo, la scelta legittima di fregarsene di certe modalità riconosciute come strade sicure. Nel caso di Iosonorama, so che messa così potrebbe sembrare che io stia guardando solo da un punto di vista teorico a canzoni che invece all’ascolto risultano ovviamente piacevoli, radiofoniche, si sarebbe detto un tempo, il ruolo del critico è quello di analizzare, mica di fare promozione, il gioco intellettuale messo sul tavolo è quello di prendere tutti gli ingedienti soliti del pop da classifica, appunto il cercare frasi slogan, d’estate il citare città esotiche e far riferimento al divertirsi bevendo, ora citare da una parte un personaggio ultra noto, Modugno nel suo caso, ovviamente non finito nel titolo, come invece da tradizione indie, e quel riferimento a un disagio esistenziale vera e propria cifra identificativa di questa generazione, qui evocata negli attacchi di panico, tutti igredienti che vengono manipolati con estrema leggerezza, in Palloncino rosso con tinte malinconiche, meno dichiarate nel precedente Come baci bene (lì venivano citate Instgram, il Ferragosto, Roma, altri ingredienti, stavolta estivi, in linea con l’autunno imminente nel quale la canzone muove i suoi passi), la letterarietà di cui parlavo prima a esternarsi in un modo personale di raccontare storie sì personali, ma decisamente universalizzabili, si tratti di riconoscersi in una assenze o di manifestare una indipendenza assolutamente femminile. Una cantautrice questo fa, rovescia canoni, li fa propri, eludendo le maglie strette del mercato, non per questo non ambendo a finirci dentro, non finendo per riuscirci. Un modo per rivendicare la propria autodeterminazione, autodeterminazione che passa ovviamente dai sentimenti, le canzoni spesso ai sentimenti guardano, come ai corpi. A riguardo bene ha scritto Irene Ghiotto nel suo “Un palco tutto per lei- Storia delle donne che scrivono canzoni”, ulteriore passo verso una canonizzazione del solo genere che parte da un genere sessuale, quello femminile, per poi diventare un genere musicale, esattamente come la cosiddetta “musica d’autore”, non rinchiuso dentro una gabbia semplicemente formale, ma in grado di attraversare trasversalmente tutti gli altri generi. Iosonorama e la sua Palloncino rosso ne è un ottimo esempio, pop, malinconico, femminile. Una giraffa che si aggira elegante assalita dalle leonesse, leggibili come i guardiani del mercato, certo, ma anche come I tanti stereotipi che chi, donna, oggi vuol cimentarsi col pop deve assolutamente superare e sconfiggere, pena l’essere omologata e destinata a una neutralità assolutamente poco interessante, una giratta che si aggira elegante assalita dalle leonesse, Iosonorama, senza perdere un briciolo di portamento, di fierezza, pronta a scrollarsele di dosso nel prossimo reel.