Proviamo a approfondire un tema che, nel precedente pezzo sul cast di Sanremo ho appena sfiorato. Questi I fatti. Amadeus ha annunciato urbi et orbi al TG1 delle 13 e 30 di domenica 4 dicembre il cast del prossimo Festival di Sanremo. Come in una partita a Taboo, provare a scrivere un pezzo sul Festival della Canzone Italiana senza star lì a dire che “Sanremo è Sanremo” risulta impossibile. Sanremo è Sanremo, come a giustificare certe bizzarrie che sulla carta non funzionano ma che poi finiscono per occupare militarmente l’attenzione dell’opinione pubblica per giorni e giorni. Sanremo è Sanremo, come a giustificare che in fin dei conti il Festival è sempre riuscito nell’intento di regalarci una fotografia precisa dello zeitgeist italico di un determinato anno, dalla spensieratezza della ricostruzione all’entusiasmo a braccia aperte del periodo del boom economico, via via, passando per la mesta cupezza degli anni di piombo alla plasticosa incarnazione di quello che D’Agostino ha indicato come l’edonismo reaganiano degli anni Ottanta, via via fino a oggi. Ok, Sanremo è Sanremo, definirlo solo un programma televisivo di grande successo, a volte una fucina di canzoni destinate a diventare parte del nostro immaginario, rarissimamente anche della nostra vita, sarebbe far finta di non coglierne la portata culturale, parlo ovviamente di cultura pop. Fingere di non seguirlo, poi, atteggiamento talmente naif da risultare degno di una autocandidatura alla segreteria del PD. Sanremo è Sanremo, e a guardare il cast che ogni anno il direttore artistico mette insieme, con l’aiuto non sempre disinteressato di major e promoter, è un esercizio decisamente utile per provare a capire dove stiamo andando, cosa stiamo facendo, magari per giungere alle medesime conclusioni del Quelo di Corrado Guzzanti.
Amadeus ha annunciato urbi et orbi il cast del settantatreesimo Festival della Canzone Italiana che vedrà ventidue BIG affiancati da ben sei artisti scelti tra I dodici che a giorni si contenderanno la vittoria di Sanremo Giovani, per un totale di ventotto nomi, come mai prima. Questi I BIG: Giorgia, Articolo 31, Elodie, Colapesce e Dimartino, Ariete, Modà, Mara Sattei, Leo Gassmann, I Cugini di Campagna, Mr. Rain, Marco Mengoni, Anna Oxa, Lazza, Tananai, Paola e Chiara, LDA, Madame, Gianluca Grignani, Rosa Chemical, Coma_Cose, Levante e, ultimo, Ultimo, scusate il prevedibile gioco di parole.
Un cast piuttosto bizzarro, quindi, che vede ritorni quasi incredibili, da Giorgia a Marco Mengoni, per non dire proprio di Ultimo, che la scorsa estate ha riempito undici stadi e che l’ultima volta a Sanremo, vistasi sfilare di mano la vittoria da Mahmood, ha sbroccato in Sala Stampa, per non dire di Anna Oxa e Gianluca Grignani, con due reunion molto attese da tempo dagli amanti del pop, Paola e Chiara, che proprio Elodie aveva scippato durante l’estate con il semiplagio di Tribale, praticamente una versione rivista e corretta, male, della loro Festival, e Articolo 31. Una accolita di nomi che funzionano bene tra I più giovani, un tempo tenuti a distanza dal polveroso Festival, anche questo è un segno dei tempi, il rincorrere un pubblico che nulla ha a che vedere con il solito target di RAI1, penso a Madame, Rosa Chemical, LDA, figlio di Gigi D’Alessio che ha preso parte all’ultimo Amici e che ha doppiato gli stream del vincitore Luigi Strangis, a lungo ventilato a sua volta in gara, penso ai Coma_Cose, Ariete, e al duo Colapesce e Dimartino, quota indie del cast, penso a Tananai, arrivato ultimo l’anno scorso e poi diventato a sua volta una star, a dominare la classifica estiva in compagnia di Fedez e Mara Sattei, a sua volta in gara, grazie a La dolce vita, penso a Mr.Rain. Leo Gassmann, che aveva vinto Sanremo Giovani nel 2020, dopo aver partecipato a X Factor, senza riuscire a trovare poi altri spazi nelle stagioni successive, torna sulla scena del crimine, non certo fortissimo su Spotify ma comunque piuttosto popolare, come anche I Modà, decaduti da tempo ma destinati a non scomparire mai del tutto. Discorso a parte meriterebbe Lazza, con diciotto settimane in vetta alla classifica FIMI l’artista che più a lungo ha dominato dai tempi proprio dei Modà, come Rkomi l’anno scorso a approdare a Sanremo dopo aver venduto, si fa per dire, uno sproposito di dischi, a riprova che le vendite fittizie dell’era Spotify a nulla servono, se poi devi andare a Sanremo a giocartela con I Cugini di Campagna. Ecco, I Cugini di Campagna sono la quota RAI1, come le varie Iva Zanicchi, Orietta Berti e compagnia cantante delle ultime stagioni, un omaggio agli anziani che guardano il Festival perché, per dirla coi Pinguini Tattici Nucleari, “pagano il tuo Neflix, ma poi guardan la RAI”. Tutto interessante, quindi, a partire dal fatto che nell’annunciare cosa andremo a ascoltare l’anno prossimo, a febbraio, al Festival della Canzone Italiana di Sanremo, edizione numero 73, Amadeus dica solo I nomi dei cantanti in gara e non il titolo della canzone, alla faccia della coerenza. Tutto interessante anche perché, e in questo davvero Sanremo è lo specchio dei tempi, di questi tempi cupi qui, dal Festival manca del tutto quella che, nel mondo dello spettacolo, dovrebbe essere riconosciuta come la classe media, esattamente come sta accadendo nel mondo reale, nella società reale. Mancano, cioè, quegli artisti che un tempo avremmo tranquillamente visto a Sanremo, e che poi non avrebbero certo riempito gli stadi, magari neanche le grandi arene al chiuso, tipo il Forum di Assago, ma avremmo visto a teatro e magari anche d’estate in piazza, penso a nomi classici quali Annalisa, Noemi, Francesco Renga, Nek, Malika Ayane, Arisa, quei nomi, appunto, che uno si aspetta di vedere a Sanremo. La classe media, fatta per altro da gente che di medio ha anche l’età, non ancora vecchi, ma neanche più giovani. Medi, appunti, come il dito che Amadeus deve aver, metaforicaente, mostrato loro in fase di audizioni, forte di nomi quali Giorgia, Mengoni, Lazza o Ultimo. Poi, è chiaro, Sanremo è Sanremo, e per dirla con un altro tormentone uscito dalla penna di Piero Chiambretti proprio quando è passato da quelle parti, in ogni caso sarà un successo. O se non sarà un successo sarà comunque qualcosa di cui parlare per una intera settimana a febbraio.
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