Maurizio Scaparro, acclamato regista teatrale, 90 anni a settembre scorso, è tornato in scena al Teatro Nuovo di Napoli con lo spettacolo Il Re muore di Eugène Ionesco che si avvale della colonna sonora del premio Oscar Nicola Piovani(il suo ultimo lavoro con Scaparro risale a La bottega del Caffè di Carlo Goldoni). Nel cast, come protagonista, l’eccellente Edoardo Siravo che ha già lavorato con il maestro nei panni di Pozzo in Aspettando Godot, affiancato da Isabel Russinova, Gabriella Casali, Carlo Di Maio, Claudia Portale, Michele Ferlito.
Quella di Scaparro è una lunga e significativa carriera tuttora in corso e che annovera tantissimi spettacoli, sia a livello nazionale che internazionale, che hanno contribuito a scrivere la storia del teatro contemporaneo. A distanza di sessant’anni dalla prima mondiale al Théàtre de l’Alliance francaise di Parigi, Scaparro ha portato in scena un’opera più che mai di grande attualità.
“Ritengo che sia quanto mai necessario – sottolinea il regista – mettere in scena un testo di questo peso per cercare di portare un po’ più di consapevolezza nell’animo delle persone in un momento storico come questo. Pandemia e guerra stanno lasciando un segno molto forte nella nostra coscienza e, giacché persone di cultura, abbiamo il compito di far riflettere e far rinascere il pubblico attraverso una storia che sembra essere stata scritta ieri”.
Al centro della trama il regno di Bérenger ormai alla deriva: quello che dovrebbe essere un re alla guida di un popolo è soltanto un uomo in decadimento nella convincente interpretazione di Edoardo Siravo che mostra tutta l’incertezza e lo spaesamento del protagonista nell’apprendere la notizia dell’avvicinarsi inevitabile del suo trapasso. A doverlo informare le due regine, l’istitutrice Marguerite, nell’interpretazione di un’algida Isabel Russinova, e l’amorevole Marie, nella morbida ma efficace interpretazione di Gabriella Casali, dopo aver saputo dal medico, Carlo Di Maio, che il re morirà. Le due donne che si muovono su distanti piani di affettività e di consapevolezza, si scontrano in particolare su come e quando informare il re della sua prossima fine. L’ineluttabilità della morte non convince però il re CHE LA RIFIUTA nonostante il suo corpo manifesti forti segni di cedimento e di palpabile sofferenza fisica. Si oppone con tutto se stesso, questa fine appare contro il suo volere, lui che ha sempre deciso tutto, e non accettando che la sua ultima ora sia così vicina tenta in tutti i modi di convincere gli altri. Il vecchio re mostra tutto l’attaccamento viscerale al suo potere e al suo trono, ostinato fino alla fine a non cedere al passare inesorabile del tempo.
Solo quando scopre che i suoi poteri non lo assistono più, realizza che il suo tempo sta per scadere e acconsente che sia celebrato il rito di preparazione alla sua morte.
Il testo di Ionesco, come la maggior parte delle opere del Teatro dell’Assurdo, rappresenta un’immagine poetica della condizione umana. “Si direbbe che l’autore abbia assorbito alcune linearità formali di Beckett e alcune ritualità di Genet”, sottolinea Scaparro.
Al dunque lo spettacolo è un omaggio corale della compagnia ad un maestro del teatro ma anche ai grandi drammaturghi come Ionesco. Purtroppo solo due giorni in scena al Teatro Nuovo di Napoli.
Lo spettacolo è presentato da Associazione culturale Laros, le scene sono di Antonia Petrocelli, i costumi sono firmati da Santuzza Calì,che ha collaborato con Scaparro anche tra cinema e lirica.