Uno dice “proviamo a cercare l’immagine più evocativa al fine di raccontare un evento incredibile cui hai preso parte”. Una immagine, del resto, fa sempre comodo come punto di partenza, mica è un caso che gli articoli siano tutti accompagnati da un titolo, certo, ma anche da una fotografia che funga da copertina.
Allora uno che fa?, prende la galleria di fotografie del proprio smartphone e comincia a sfogliarla, complice qualche giga di memoria supplettiva fornita dal cloud. Una foto via l’altra, cercando quella giusta, una scorciatoia, certo, anche una paraculata, forse, ma comunque qualcosa che funga da incipit, nel momento in cui un incipit letterario manca.
Uno sfoglia ma non trova niente. No, non è vero, trova anche troppe foto un selfie con Enzo Paolo Turchi, un altro con Carmen Russo, tra il pubblico, uno con Samuel Peron, un video mentre balla il Tuca tuca con Lighea, la foto da cui tutto questo è partito, qualche mese fa, a pochi passi dal mare marchigiano, dopo una cena a base di pesce. Ma non sono queste le immagini giusto, uno lo capisce al volo.
E allora uno, che poi sarei io, che da adesso in poi comincio a parlare in prima persona, ché non sono una starlette o un calciatore durante un’intervista nel dopopartita, uno decide che l’immagine giusta per raccontare l’esperienza incredibile del Rumore BIM Festival, di questo andrò a parlare, è quella che segue, un secondo incipit, volendo.
C’è un uomo coi capelli grigi, spettinati. Al suo fianco la moglie, capelli a caschetto, ma non del colore biondo di Raffaella Carrà, nero corvino, e la loro figliola, massimo nove anni, lo sguardo sveglio, l’aria stanca. L’uomo si muove lungo la banchina del Binario tre della stazione di Rimini, cercando di capire cosa sta dicendo la voce dentro l’altoparlante, che ininterrottamente annuncia ritardi e treni soppressi. A un certo punto arriva la notizia che evidentemente stava aspettando, e fa cenno alla moglie e alla figlia che devono spostarsi, andare in un altro binario. Le due lo precedono, come in un involontario e naturale gesto di galanteria, l’uomo afferra con la mano destra un borsone, che funge da valigia, e con la sinistra solleva una gigantesca conchiglia di plastica, azzurro scuro, con brillantini colorati. E così, come se fosse la cosa più normale del mondo, si dirige verso le scale che lo porteranno al binario giusto, quello del treno che non si può proprio perdere.
Potrei finirla qui. Perché sono bravo a trovare le immagini, vai poi a sapere se quella che vi ho appena descritto è reale o me la sono inventata a vostro beneficio e a beneficio del mio racconto, e perché il Rumore BIM Festival è esattamente l’immagine di una bambina che sale su una conchiglia gigante per farsi sentire, pronta a spiccare metaforicamente il volo verso qualcosa di fatato, di magico. Ma è anche un ritorno a casa, una ripartenza che trattiene comunque la magia di quel momento.
Torno alla galleria delle foto, io di quell’uomo con la sua famiglia foto non ne ho, per troppo pudore o per l’incapacità e la vergogna di scattare foto senza essere visti. Tutto è cominciato, per me, questa estate. Anzi, un po’ prima, a fine maggio. Mi trovato a Ortezzano, in provincia di Fermo, a pochi passi dai Monti Sibillini, per presentare la prima edizione del Domina Festival, fortemente voluta dalla sindaca di quel comune e organizzato da Roberto Ghergo. Proprio alla prima serata era ospite Lighea, cantautrice con un passato importante a Castrocaro e Sanremo, da me sempre stimata ma mai conosciuta di persona. Il tempo di due battute e sembra ci si conoscesse da sempre, a volte succede. Tempo qualche giorno e Lighea mi scrive su WhatApp, invitandomi a incontrarla con Nazzareno Nazziconi, titolare dell’Anteros Produzioni. Anche Nazzareno, come Lighea, è marchigiano, conosco da tanto tempo il suo nome, prima a fianco di nomi quali quello di Pierangelo Bertoli, la stessa Lighea, sua compagna anche nella vita, Giuni Russo, i Nomadi, poi impresario in grado di organizzare grandi eventi, su tutti recentemente Area Sanremo. Passa qualche settimana e ci incontriamo, e lì Nazzareno mi racconta del suo Rumore BIM Festival, un contest che non è però solo un contest, figlio legittimo e maggiorenne, per statura, proprio di Area Sanremo, dedicato a Raffaella Carrà, Rumore è stata una delle sue megahit mondiali, e destinato a avere le sue finali a Bellaria, il BIM del titolo sta proprio per Bellaria Igea Marina. L’idea di Nazzareno e di Roberto Vecchi, che del Festival è ideatore e direttore artistico, anche lui è lì in quella foto che voi non potete vedere, ma che inquadra anche parte della mia famiglia e la moglie di Roberto, oltre che Nazzareno e Lighea, è di provare a creare qualcosa che evidenzi talenti non solo nel mondo del canto, il suo e anche il mio pane quotidiano, ma del ballo e della danza, poi capirò la differenza, oltre che delle arti varie, categoria piuttosto ampia che prevede recitazione, presentazione, esecuzioni con vari strumenti. Un concorso che è in realtà un percorso, questa l’idea, dove tanti giovani e meno giovani artisti, il contest è diviso per età in varie categorie, abbiano modo innanzitutto di calcare un palco per divertirsi, e poi di formarsi attraverso masterclass tenute da tanti nomi del mondo dello spettacolo. Fin qui, direbbe quell’uno, bello, ma io che c’entro? Il tutto finalizzato a arrivare a tappe verso le finali di ottobre a Bellaria, dove ci sarà il Rumore BIM Festival Village, presso il locale centro congressi, con stand gastronomici, palchi dove i cantanti possano esibirsi la sera in lunghe jam collaborando tra loro, spazi dove i ballerini e i danzatori possano muoversi con talento a ritmo di danza, uno spazio enorme dove fare le masterclasse e un altro dove fare le audizioni che porteranno poi, ne parlo al futuro anche se sto raccontando qualcosa di passato, il tutto è successo tra il 27 e il 30 ottobre, alla Finalissima. Ripeto, tutto bello, ma io? Ecco, l’idea di Nazzareno è questa, portare poi i finalisti del Rumore BIM Festival, non i vincitori, badate bene, ma i finalisti, parliamo di oltre cento persone, tra le varie categorie, a Sanremo, durante la settimana del Festival della Canzone Italiana, a inizio febbraio 2023, e lanciare lì le selezioni per la seconda edizione. Dentro quel contenitore, il Rumore BIM Festival presso il Club Mediterranee di Sanremo, questa la location, Nazzareno mi propone di portare la mia esperienza, la medesima che negli anni passati ha di volta in volta avuto modo di manifestarsi sottoforma di van nero con la mia faccia che si spostava per le vie di Sanremo, ospitando i cantanti in gara, lì a farsi intervistare, la situazione enogastronomica di Casa Piceno, quando per una settimana abbiamo aperto, col mio socio Mattia Toccaceli, un temporary restaurant marchigiano, io a fare un numero esagerato di pranzi e cene a suon di cibo e vino della mia regione con cantanti in gara e ospiti vari, le due edizioni di Attico Monina, sempre con Mattia e sempre coi cantanti in gara a venirmi a trovare, il tutto trasmesso su OMTv, la smart tv di Optimagazine, lì presenti i fotogradi di F31, la band folk capitatana da Giuliano Gabriele, le cantautrici del Festivalino di Anatomia Femminile e ospiti vari, da Paola Iezzi ai Via Verdi. Quest’anno, questo mi ha proposto Nazzareno, e ho trovato l’idea geniale, Rumore BIM Festival e Attico Monina si sarebbero mashuppati, Attico Monina a diventare Casa Monina, visto che saremo a piano terra, io a intervistare non solo i cantanti in gara al Festival, come sempre, e magari a fare le mie dirette radio, in tutte quelle edizioni sono stato la voce sanremese delle serate di RTL 102,5, in compagnia di Mara Maionchi, Pio e Amedeo, Cristiano Malgioglio o la Gialappa’s, ma anche i finalisti del Rumore BIM Festival 2022, oltre che vari e eventuali che da quelle parti circoleranno, magari anche altri amici del Festival, quali i già citati Enzo Paolo Turchi o Samuel Peron. Con noi anche Mattia Toccaceli, ovviamente, mio pard di sempre, ma anche chi a Bellaria è arrivato proponendosi nel ruolo di attore o presentatore, e poi i miei amici di sempre, ma di questo si parlerà a tempo debito.
Questo è quanto accadrà a febbraio, lì al Club Mediterranee, quel che invece è successo in questi giorni bellariesi, io come ho raccontato altrove mi sono diviso tra qui e Aversa, dove ho preso parte al Premio Bianca D’Aponte, è stato davvero qualcosa di impressionante. Impressionante per la grande professionalità di chi ha organizzato tutto, Anteros, quindi, ma anche il comune di Bellaria, che ha patrocinato il tutto, e la Fondazione VerdeBlu, che lo ha fortemente sostenuto, e per la partecipazione quantomai alta, artisticamente parlando, e sentita, emotivamente parlando, di un alto numero di artisti o aspiranti tali. Giovedì ho avuto modo di alternarmi sul palco delle masterclass, di fronte a quasi ottocento persone, con Alfredo Rapetti Mogol, in arte Cheope, che l’indomani avrei ritrovato a Aversa, lui a parlare di come si scrive una canzone, forte delle centinaia di hit scritte, io di come alla canzone si può guardare da altra prospettiva. Il tutto di fronte a un pubblico attentissimo, lì poi a fare domande puntuali, in sala o anche fuori, appena finito l’incontro, voglioso di imparare, certo, ma anche di confrontarsi, di crescere. Ecco, il Rumore BIM Festival è questo, essenzialmente, un posto dove cresce e confrontarsi, ma è anche un grande palco sul quale esibirsi, perché senza palco è davvero difficile capire se il talento c’è o non c’è. E quanto ho poi visto la serata della Finalissima, lì in prima fila tra Bedy Moratti e Maurizio Martellini, parte della giuria, con noi anche tutti gli altri nomi citati, è stato davvero altrettanto impressionante. Milleduecento persone a fare da pubblico festante e sempre attento. Dai bambini che sono finiti di diritto a prendere parte alle selezioni finali dello Zecchino D’Oro, dovevano essere solo due ma il direttore artistico dell’Antoniano di Bologna, Fabrizio Palaferri ha deciso in corsa di portare tutti i dieci finalisti della categoria Baby della sezione Canto, tutti meritevolissimi, come meritevolissimi erano i baby ballerini, vedere questi cuccioli mangiarsi il palco tra mosse da grandi professionisti, immagino frutto di talento e ore e ore di studio, alternate a facce da bimbi è davvero qualcosa di spaziale, come lo è vedere e sentire i più grandi, prima ragazzini, poi adulti. Un livello altissimo, frutto di selezioni che hanno visto il Rumore BIM Festival muoversi per l’Italia con le sue selezioni, circa cento tappe a partire dalla primavera, poi le semifinali, io personalmente ho tenuto masterclass in Umbria, a Passignano sul Trasimeno, e poi a Marsala, in Sicilia, duemilacinquecento iscritti, gratuitamente fino alla fasi semifinali, poi un contributo per sostenere una macchina così grande, oggi alla prima edizione. Settecento circa poi i finalisti, con una serie di vincitori finali, la sera del 30, che hanno vinto spesso al photofinish su altri concorrenti tutti molto preparati, divertimento e emozioni che si sono rincorse per una serata magistralmente condotta dalla giornalista del TG1 Barbara Capponi, la regia del tutto del direttore artistico Roberto Vecchi. Una serata che oltre ai finalisti ha visto calcare il palco allo stesso Enzo Paolo Turchi, lì a raccontare aneddoti personali su Raffaella Carrà, vero spirito guida di questo evento, e poi a guidarci tutti in un gigantesco Tuca Tuca, io l’ho ballato con Lighea, lungi da me condividerne il video, come da Carmen Ferreri, giovane cantautrice passata qualche anno fa da Amici, dove si è classificata seconda alle spalle di Irama, Roberto Barocelli, anche lui secondo però a The Voice Senior, la fisarmonica strabiliante di Pietro Ardegna, campione mondiale di questo antico strumento che sempre nelle Marche è nato, con il gran finale affidato a Marco Masini, lì a emozionare la sua platea con le sue canzoni (se c’eravate e vi siete emozionati con l’iniziale Malinconoia, sappiate che è merito mio, come ha poi detto sul palco dedicandomela, perché sa che è la canzone del suo repertorio che preferisco e dopo tre anni che non ci vedevamo così a voluto riabbracciarmi). Un grande spettacolo che è solo lo specchio di un nuovo progetto che si è avvicinato a Bellaria, città del cuore di Raffaella Carrà, a lei è dedicato il lungomare, piano piano e che a Bellaria è esploso in una grande festa, dove ci sono stati poi dei vincitori, a breve ve li dico, ma che è stato davvero l’ultima tappa, per ora, di un percorso fatto in compagnia di tanti talenti. Perché il palco è un luogo frequentato da professionisti, la presenza di Barbara Capponi, di Marco Masini, come di Carmen Ferreri e di Pietro Ardegna, per questo ci sono le masterclass, le lezioni, i consigli dati anche in lunghe chiacchierate off topic (per dire, è off topic che ho avuto modo di ascoltare due talenti come Alma P e Mario Valenti, poi non arrivati in finalissima, e ne sono rimasto seriamente impressionato), ma è e sempre deve essere luogo di divertimento, chiunque abbia avuto modo di confrontarsi con Attico Monina, per dire, può appena immaginarsi cosa andremo a fare al prossimo Sanremo, mentre a pochi passi da noi andrà in scena il Festival della Canzone Italiana. Ben vengano quindi in quel luogo i vari vincitori, scelti dalla giuria presieduta con tutto il suo entusiasmo da Maurizio Martellini, quindi un applauso a Aurora Palmeri, Giulia Giannini, Maria D’Amato, Marco Ruffo, Pink Lady, Gabriella Bini, Chiara Garbarini, Alessandro Dito, Federico Marangon. Giulia Leotta e Danilo Reitano, Steve Scelsi, Loredana del Falco, Giulia Vestri, Ludovica Amati, The Twins, Mimì Caruso, Marta Tronci, Mario Valenti, Vito Vasile e il vincitore assoluto Kevin Batzella, cantautore di sedici anni che ha incantato tutti i presenti, ma ben vengano anche gli altri finalisti e quanti hanno voglia di mettersi in gioco, pronti a imparare, certo, ma anche a divertisti calcando quel palco che ha fatto grande, anzi, grandissima Raffaella Carrà. Vederli alternarsi sul divano di Casa Monina, dentro il Rumore BIM Festival Village al Club Mediterranee coi Big della canzone italiana, come con le cantautrici del Festivalino di Anatomia Femminile, a Sanremo, sarà la cosa più naturale del mondo, come naturale è stato il modo in cui, quella sera in riva al mare, con Nazzareno Nazziconi e Roberto Vecchi, rispettivamente patron e direttore artistico di questo progetto, abbiamo guardato a questa cosa da mettere in piedi insieme. Certo, saremo a Sanremo ma non al Festival, anche se il Festival attraverso i cantanti in gara verrà da noi, ma sicuramente ci divertiremo molto di più noi, coerenti allo spirito di chi ha cantato Fiesta e l’ha fatta diventare una hit ballata in mezzo mondo.