Il mondo della ginnastica ritmica italiana è scosso dalla denuncia di alcune ex atlete. Queste farfalle, è il soprannome delle ginnaste italiane, hanno raccontato la loro drammatica esperienza durante la preparazione delle gare.
La ginnastica ritmica è uno sport spettacolare ed esaltante. Esige una preparazione tecnica e fisica rigorose. Chi voglia emergere nelle gare di ginnastica ritmica sa bene che, fin dalla più tenera età, è necessario sottoporsi ad un regime di vita severissimo.
Anni ed anni di sacrifici, privazioni, disciplina ferrea per plasmare il corpo alle caratteristiche imposte dalla ginnastica ritmica. D’altro canto ogni atleta che abbia raggiunto il vertice nel proprio sport, individuale e/o di squadra, conosce a menadito questa ardua trafila nella quale gli allenatori e lo staff dei preparatori svolgono un ruolo essenziale. Le ex atlete ritengono che nel loro caso siano stati superati i confini tra una preparazione esigente e la vera e propria violenza fisica e psicologica (leggi di più).
Le ragazze raccontano il terrore del controllo del peso, l’uso massiccio di lassativi, gli insulti “maialino”. Toccherà all’inchiesta sportiva aperta da CONI, Ministero dello Sport e Federazione Ginnastica verifica se si tratta di uno sfogo personale per non aver centrato qualche traguardo sportivo o se qualche allenatore per spronare le proprie atlete ad emergere nella ginnastica ritmica non abbia usato metodo poco ortodossi e persino lesivi della dignità umana prima che sportiva delle ragazzine.
Il confine tra un tentativo di spronare anche con parole forti ed una violenza psicologica è molto labile specialmente in un ambiente che esaspera la competizione come quello della ginnastica ritmica agonistica. Alla pressione degli allenatori ed alla competitività delle altre atlete vanno aggiunte anche le aspettative delle famiglie che nelle loro figlie ripongono sogni di gloria ed economici finendo per aggravarne il fardello. I sacrifici sono indispensabili per emergere nello sport e nella vita ma fino a che punto è lecito imporli con la prevaricazione?
Queste vicende sono molto frequenti ed hanno un precedente illustre. La grande campionessa olimpica Nadia Comaneci denunciò gli orrori imposti alle ginnaste rumene dal regime dittatoriale di Ceausescu che costruiva in laboratorio ginnaste-bambine.
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La ginnastica è disciplina, lo sport è disciplina, ma disciplina significa osservanza delle regole. Le regole, per chi pratica sport, sono quelle di una corretta alimentazione, le giuste ore di sonno e le giuste ore di allenamento, per quanto riguarda la preparazione atletica e poi il rispetto e il fair play, per ciò che concerne l’etica sportiva e comportamentale. Quando, come nel caso delle ginnaste che hanno denunciato di essere state costrette ad assumere sostanze, ad osservare un regime alimentare troppo restrittivo ecc, si violano queste regole, non si parla più di sport. È giusto che si faccia pulizia di tutto ciò che di marcio ruota attorno ad ogni tipo di competizione, sia amatoriale che professionale.