L’ultimo turno del campionato di Serie A si è sviluppato su ben quattro giornate. Dal venerdì al lunedì sera una lunga litania di dieci partite che hanno consacrato il primato del Napoli, il ritorno delle milanesi e della Juventus, le ambizioni della Lazio ed il tonfo di Atalanta, Roma Udinese.
Il campionato di Serie A 2022-2023 sarà di certo molto combattuto al vertice ma lo “spezzatino tv” diventa sempre più indigesto. Ormai si gioca tutta la settimana ad ogni ora del giorno e delle notte. E’ difficile persino per il tifoso più accanito stare dietro al calendario della propria squadra del cuore. La Serie A ha spazzato via la domenica pomeriggio che, prima dell’avvento delle pay-tv, era un grande rito collettivo (leggi di più). Gli stadi si svuotano anche perché con un calendario così incerto diventa difficile programmare la partecipazione all’evento.
Le partite di Serie A si giocavano tutte in rigorosa contemporaneità. L’altalena delle reti, dei cambi di classifica, delle emozioni era scandita dalla radiolina. Per vedere le prime immagini bisognava attendere la mitica trasmissione Novantesimo Minuto. Nonostante queste limitazioni la Serie A era un grande romanzo popolare, addirittura una religione laica come ebbe a definirla Pasolini. Il rito del pomeriggio domenicale di Serie A era immutabile ed aggregante. Una religione tramandata di padre in figlio con una catena generazionale che si è bruscamente interrotta. Proprio tra i giovani e giovanissimi, infatti, il calcio continua a perdere interesse.
I tempi cambiano, giusto assecondare l’evoluzione del gusto e della tecnologia. La radiolina lascia il posto alla smart tv ed anche la Serie A deve adeguarsi. Ma i padroni del vapore hanno commesso un errore che potrebbe diventare mortale distruggendo il rito collettivo della domenica pomeriggio con tutta la sua carica emotiva. Ben vengano un anticipo al sabato sera ed un posticipo domenicale . Ma le altre partite di Serie A andavano lasciate alla domenica pomeriggio per suscitare il sentimento dell’attesa e della partecipazione collettiva.
Fino a qualche anno orsono la partita della domenica di Serie A era attesa come il compimento della settimana. C’era un sincero e spasmodico desiderio che adesso si è affievolito. Troppe partite, troppi orari diversi, troppe piattaforme senza più il brivido della contemporaneità. Il rischio che l’assuefazione diventi noia e poi abbandono è fin troppo tangibile. La Serie A è sull’orlo del baratro. Ripensi al rapporto con le pay-tv e diversifichi le fonti di profitto. Altrimenti lo spezzatino tv non vorrà più mangiarlo nessuno.
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Il calcio è un rito, e preferirei le partite la domenica alle 14,30/15,00. D’altro canto, bisogna fare i conti con le esigenze televisive, anche dei paesi con fusi orari diversi, ed ecco gli anticipi.
Verità? Sarò vecchio, ma rimpiango “Tutto il calcio minuto per minuto”, che seguivo per radio, con gli aggiornamenti in tempo reale da tutti i campi della serie A e della serie B in schedina (quella del Totocalcio). Non vedevamo le partite, ma per quello c’era “La Domenica Sportiva” con tanto di “moviola”. La bellezza era che in una sola unità di tempo tutti giocavano le partite, nessuno poteva trarre vantaggio psicologico dalla sconfitta di un avversario vicino di classifica che aveva giocato prima, perché le partite erano in contemporanea. Ma un tutto il calcio minuto per minuto con le tecnologie di oggi sulla televisione sarebbe possibile? A me piacerebbe un sacco!