Grey’s Anatomy 19 si confermerà ancorato alla realtà come ha sempre fatto nella sua storia, stavolta affrontando il tema del diritto all’aborto messo in discussione o addirittura già limitato in alcuni Stati americani dopo la storica sentenza della Corte Suprema dello scorso giugno, che ha escluso il diritto all’interruzione di gravidanza tra quelli protetti dalla Costituzione degli Stati Uniti, rendendolo di conseguenza un diritto regolabile dai singoli Stati e non più a livello federale.
Già nel primo episodio di Grey’s Anatomy 19 c’è un riferimento al tema che sembra il preludio ad una stagione intenzionata non solo a non ignorare, ma ad amplificare il problema della salute riproduttiva delle donne, minata dalle scelte della Corte Suprema e dei singoli Stati che hanno, in alcuni casi, già ristretto l’accesso all’interruzione di gravidanza.
Nella première di stagione di Grey’s Anatomy 19 l’intenzione di affrontare il problema e le sue conseguenze è reso plasticamente dalla scelta di un nuovo colore per i camici del personale medico di ostetricia e ginecologia: la dottoressa Jo Wilson dice di aver ordinato nuove divise scure perché “il corpo femminile è diventato una zona di guerra in questo paese e il rosa è un colore di pace“. Dopo aver trattato per un’intera stagione il Covid e l’impatto della pandemia sulle strutture ospedaliere, ora Grey’s Anatomy 19 sembra pronta a raccontare cosa significhi per le donne americane vedere ristretti i loro spazi di libertà in termini di controllo delle nascite dopo l’abolizione della storica sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. Lo conferma, a Variety, la showrunner Krista Vernoff, parlando della nuova stagione appena iniziata su ABC (in Italia dal 2 novembre su Disney+).
L’impatto sulla salute delle donne di quella decisione è profondo e siamo uno show medico. E proprio come abbiamo esplorato a fondo l’impatto del Covid, perché siamo uno show medico, abbiamo la responsabilità di esplorare l’impatto di quella decisione attraverso gli occhi dei nostri medici.