Occorre fare maggiore chiarezza a proposito del caso della mandragora, arrivando a parlare di spinaci avvelenati e contaminati. Tra avvisi ufficiali, prime indagini e bollettini dagli ospedali, è giusto che si possa guardare verso questa storia con una visione a 360 gradi. Dopo le prime informazioni frammentarie di ieri riportate sul nostro magazine, infatti, pare ci siano diversi elementi da porre all’attenzione di tutti. Soprattutto di coloro che hanno incolpato catene distributive di Napoli e più in generale campane. Insomma, proviamo a fare il punto della situazione oggi 7 ottobre.
Chiarimenti vari tra mandragora agli spinaci avvelenati e contaminati: il problema non nasce dalla Campania
Parlando di mandragora e dell’etichetta che è stata data agli spinaci avvelenati e contaminati, emergono non poche incongruenze. Basti pensare al fatto che diversi organi di informazione abbiano imputato tutta la vicenda alla superficialità a produttori campani. Sebbene gli avvelenamenti siano ad oggi registrati nell’area di Pozzuoli, con circa dieci casi accertati, bisogna valutare con grande attenzione quanto riportato in mattinata da una fonte come ANSA. Il vettore, infatti, ha regolarmente acquistato la partita incriminata da un produttore abruzzese.
Per questa ragione, sono sotto strettissima osservazione prodotti che negli ultimi tempi sono stati commercializzati da società di Forio d’Ischia, Aversa, Volla, San Valentino Torio (Salerno) ma anche di Avezzano (Aquila). Occhi apertissimi, dunque, anche in Abruzzo, dove pare abbia preso il problema. Detto questo, parlare di spinaci avvelenati e contaminati non è propriamente giusto. Fermo restando che allo stato attuale sia fortemente sconsigliato acquistare prodotti “sfusi”, tutto nasce dall’incredibile aggiunta di mandragora non riconosciuta nella fase iniziale della catena distributiva.
Vi terremo aggiornati appena ne sapremo di più tra mandragora, spinaci avvelenati e contaminati, fino ad arrivare alle regioni coinvolte. Del resto, la vicenda ha scosso tutto il Paese.