Dove si trova la listeria? Probabilmente nei wurstel, o almeno in quelli che sono stati ritirati dal mercato per la contaminazione delle carni avicole di un noto stabilimento agricolo. Sono più di 70 i casi clinici affetti con riscontri del germe patogeno in alcune regioni italiane, con già 3 morti all’attivo (in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna). L’infezione da listeria si manifesta con l’insorgere di stato febbrile, diarrea, nausea, dolori addominali, ma anche encefaliti, meningiti e gravi forme di sepsi (nei casi più gravi).
Come riportato da ‘fanpage.it‘, il professore Pier Sandro Cocconcelli, Ordinario di Microbiologia degli Alimenti presso la Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha fornito qualche indicazione in più da seguire per proteggersi dal rischio di infezione da listeria, che attualmente sta minacciando sempre più la salute pubblica. Va detto che l’azione nefasta del microorganismo viene inattivata con trattamenti termici: sarebbe quindi il caso di cuocere sempre certi alimenti prima di cibarsene (proprio come nel caso dei wurstel, che molto spesso vengono ingeriti previa cottura). L’errore consiste anche nel pensare che le temperature di conservazione dei cibi in frigorifero sia sufficiente a disinnescare certi patogeni, che, al contrario, resistono perfettamente a temperature prossime allo zero (bastano poche tracce residue affinché gli stessi abbiano l’opportunità di riprodursi, anche se più lentamente).
C’è anche da dire che i wurstel non sono propriamente crudi (subiscono un processo di cottura prima di essere imbustati) e che, pertanto, quelli infetti è possibile siano stati contaminati tra la fase di cottura e quella successiva di confezionamento (basta un utensile non correttamente disinfettato per innescare il processo di contaminazione). Bisogna prestare la massima attenzione a questi casi, senza per questo sfociare nell’isteria collettiva.