Il processo di fronte alla giuria di Chicago si è concluso con R. Kelly condannato per sei capi d’accusa che riguardano abusi sessuali su minori e pedopornografia.
R. Kelly condannato
La decisione dei giudici è arrivata mercoledì 14 settembre. Per il reato di pedopornografia è stato condannato per 3 su 4 capi di imputazione, mentre per i reati di adescamento con fini di attività sessuale sui minori è stato condannato per 3 su 5 capi di imputazione.
Il rapper, ora, rischierebbe fino a 30 anni di carcere che potrebbero allungarsi a seguito della condanna già avvenuta nel 2021. La star dell’r’n’b, invece, è stata assolta dall’accusa di aver ostacolato un altro processo del 2008.
Questo il ritratto di R. Kelly scritto dai pubblici ministeri:
“Un maestro della manipolazione che ha usato la sua fama e la sua ricchezza per attirare i fan, alcuni dei quali minorenni, e poi abusare sessualmente di loro”.
Il processo, come riportano l’edizione statunitense di Rolling Stone e NME, è durato 5 settimane e la condanna è arrivata dopo 11 ore di camera di Consiglio. La data della sentenza non è ancora stata fissata.
Nello stesso processo sono stati assolti l’ex manager Derrel McDavid, e l’ex dipendente Milton “June” Brown che inizialmente erano stati accusati di aver coperto i reati di R. Kelly.
I video delle violenze
Tutti i 13 capi d’accusa riguardavano episodi di violenza sessuale consumati più di 20 anni fa – il primo nel 1996 – con accuse arrivate da 5 donne. Il rapper è stato condannato per reati riconosciuti da 3 denuncianti su 5.
Una di queste, Jane, era già al centro del processo del 2008, quando fu fatto circolare un video in cui si vedeva R. Kelly fare sesso con una ragazzina di 14 anni. Nel mese di agosto, Jane – nome fittizio per rispettare la privacy della vittima – ha deciso di testimoniare e ha confermato di essere lei la ragazzina in compagnia dell’artista in quel filmato.
La stessa, quindi, ha riportato di aver avuto rapporti con R.Kelly “centinaia di volte”. Nei video, R.Kelly costringeva Jane a pratiche estreme, come la minzione sulla vittima.