Ellen Pompeo sarà meno presente in Grey’s Anatomy 19, ma non per questo smetterà di essere una delle produttrici del medical drama. Da questo punto di vista, può incidere molto sulla narrativa dello show e sulle scelte in termini di temi, toni e modi in cui trattare i singoli argomenti.
Ellen Pompeo è nota anche per non avere molti peli sulla lingua: nel suo podcast Tell Me, ad esempio, ha parlato apertamente di quelli che ritiene essere i difetti di Grey’s Anatomy e ha espresso la sua opinione su come la serie potrebbe migliorare.
Secondo Ellen Pompeo, si potrebbe fare un lavoro più intelligente nell’affrontare i problemi sociali, soprattutto utilizzando un tono “meno predicatorio“, evitando singole lezioni morali in episodi a tema, ma lasciando che le questioni più scottanti emergano nel corso delle stagioni in modo più sottile e diffuso.
Così Ellen Pompeo centra in pieno uno dei difetti delle ultime stagioni di Grey’s Anatomy: se nelle prime dieci stagioni la realtà irrompeva con le sue ingiustizie, contraddizioni, sperequazioni sociali e grandi dilemmi morali in modo enormemente impattante, grazie ad una scrittura che li sollevava senza bisogno di calcare la mano o di spiegarne la portata, ora la serie sembra trattare ciascun tema socialmente rilevante (dalla violenza domestica al razzismo sistemico, dagli abusi della polizia alle discriminazioni etiche dei protocolli medici, dalla salute mentale al diritto alle cure per gli indigenti) con tono didascalico, quasi didattico, con singoli predicozzi affidati spesso a monologhi, scene madre o singoli personaggi che vengono sacrificati allo scopo. Si pensi a quanto, pur meritoriamente, è stato fatto durante la stagione 17 dedicata alla pandemia e alle discriminazioni sociali che questa ha acuito: intenti nobili, ma spesso realizzati con una retorica tale da mettere lo spettatore nella costante consapevolezza che gli sceneggiatori vogliano a tutti i costi insegnargli qualcosa, anziché mostrargli un mondo marcio per quello che è, lasciando al singolo il compito di trarne una morale o farsi semplicemente un’opinione.
Ellen Pompeo lo ha detto in modo meno esplicito, ma ha centrato proprio questo punto.
Penso che se avessi qualche desiderio, onestamente, sarebbe avere un tono meno predicatorio in singoli episodi su certe cose. È come se facessimo un episodio su… vediamo… I crimini ispirati dall’odio asiatici è quello che abbiamo fatto la scorsa stagione ed è stato davvero commovente. Penso che mi piacerebbe vedere le cose accadere un po’ più sottilmente e nel corso tempo. Sai, affrontarli costantemente e meno in un singolo martellante episodio solo un’ora e poi non se ne parla mai più. Vorrei che si potessero toccare queste questioni sociali che sono importanti e che siano fili sparsi dappertutto.
Il discorso di Ellen Pompeo non può che essere condiviso da chiunque abbia visto cambiare Grey’s Anatomy negli anni e trasformarsi da uno specchio delle questioni sociali a un dispensatore di insegnamenti tanto al chilo. Per recuperare la prospettiva di Pompeo sembra ormai tardi, a meno di una totale inversione di rotta con la prossima stagione che vedrà un drastico rinnovamento del cast e la presenza della protagonista in soli 8 episodi.