Il governo del calcio e la famiglia De Laurentiis hanno raggiunto un punto di compromesso. Dopo le prime battaglie legali, De Laurentiis e Gravina hanno preferito un accordo ad uno stillicidio legale dagli esiti quanto mai incerti e controversi. In sostanza, volendo sintetizzare al massimo, le multiproprietà che avrebbero dovuto esser risolte al 30 giugno 2024, sono state prorogate fino alla stagione 2028-2029 (leggi di più).
In virtù di tale accordo i De Laurentiis si sono impegnati a sospendere il contenzioso legale risparmiano possibili richieste danni milionarie alla Federazione Italia Giuoco Calcio. Resta in vigore il divieto di multiproprietà ove le formazione ( il caso Lotito con Lazio e Salernitana) militino nello stesso torneo.
La notizia di tale compromesso lascia con l’amaro in bocca una parte cospicua dei tifosi di Napoli e Bari i due club che sono di proprietà della famiglia De Laurentiis. I tifosi pugliesi temono che il Presidente figlio Luigi De Laurentiis li condanni ad un anonimo limbo calcistico in serie B. Quelli del Napoli accusano il Presidente padre Aurelio di farsi distrarre dalle alchimie della multiproprietà trascurando le sorti azzurre.
Dal canto loro i De Laurentiis rivendicano due meriti indiscutibili : aver investito risorse importanti nell’azienda calcio ed aver riportato in auge due club che le gestioni precedenti avevano confinato tra fallimenti e serie minori. La discussione proseguirà all’infinito. Il nodo delle multiproprietà è niente affatto sciolto.
In Europa, ad esempio, Red Bull è proprietaria di due club importantissimi come il Salisburgo ed il Lipsia che giocano campionati nazionali diversi ma si ritrovano nei ranghi delle competizioni continentali. Perché la UEFA consente al sig. Red Bull quello che nega ai De Laurentiis. Il sistema ha bisogno di regole più chiare e trasparenti che garantiscano la trasparenza economica, la regolarità delle competizioni, le legittime aspettative dei tifosi.
Sono elementi concordanti e non sempre coincidenti che presentano dei pro e dei contro. Fino a quando si tratta di salvare il calcio in una piazza storica la multiproprietà è uno strumento efficace. Lotito a Salerno e De Laurentiis a Bari hanno avuto il merito di restituire dignità a due club finiti nelle polvere. Quanto però cresce la posizione ed aumentano le aspettative i conflitti d’interesse e le tensioni sono inevitabili. Ed allora credo sia corretto decidere una volta per tutto: no al proprietario unico di due club, si a proprietari diversi – anche padre e figlio – a patto che le gestioni dei club siano distinte e separate. D’altronde in Italia esiste la libertà d’impresa. E nessuna legge impedisce a padre e figlio di svolgere attività concorrenti nello stesso settore.
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Penso esattamente come Iannicelli