Non sono stati tra quanti, un anno fa, hanno gioito per la vittoria agli Europei di calcio, quelli improvvidamente ancora chiamati Euro 2020, da parte dell’Italia di Mancini. Peggio, ho sempre considerato Mancini molto sopravvalutato, e vedere il brutto gioco messo in campo dal CT di Jesi mi ha messo un po’ a disagio, perché fatico in genere a capire lo spirito patrio, tanto più quello applicato ad minchiam al gioco del calcio, qualcosa di facilmente decifrabile da chiunque abbia due occhi funzionanti e un minimo di conoscenze delle regole di base di quel gioco. Sentir parlare di miracolo, in effetti, mi è parsa la sola faccenda coerente in tutta quella vicenda, ma non perché io ritenessi che Mancini sia un santo, o, peggio, Dio, quanto piuttosto perché solo un miracolo divino può spiegare come una squadra senza uno straccio di fuoriclasse e soprattutto senza un centravanti in grado di buttarla dentro sia riuscita in quella impresa. Essendo poi stato due anni sotto attacco costante di complottisti di varia natura, confesso, ho anche vagheggiato l’idea che ci abbiano fatto vincere, e dico ci non perché voglia in alcun modo mettere il cappello su quella vittoria, ripeto, non tifavo Italia e non ho gioito per la vittoria, quanto piuttosto perché in quell’idea vagheggiata, a pensarci oggi una emerita idiozia, era proprio l’essere italiani al centro della questione, e ci avrebbero fatto vincere in quanto cittadini del paese più colpito dal Covid, quello che ha contato più vittime, che ne è uscito con le ossa più spezzate. Una sorta di favoletta, e durante una pandemia la favoletta del paese a pezzi che, a discapito della logica e del merito, vince qualcosa è pur sempre rassicurante, e vissero tutti felici e contenti.
Sin da subito, poi, è stato chiaro che, miracolo o non miracolo, aiutino o non aiutino, la faccenda si sarebbe fermata lì, le figure di merda inanellate da Mancini e i suoi prodi troppo lunga da essere raccontata per filo e per segno, l’eliminazione dai prossimi Mondiali, quelli dei sultani del Qatar, da parte della Macedonia del Nord, non certo di una squadra di top player, onta che pensavamo insuperabile, giusto perché non sapevamo cosa sarebbe successo nella finale di supercoppa con l’Argentina, tre a zero e un torello imbarazzante a centro campo, o una volta messo piede in Germania, le cinque pappine, le papere di Donnarumma lì a futura memoria. Certo, abbiamo Gnonto, uno che per le favolette andrebbe anche bene, basti pensare a come ne stanno parlando un po’ tutti, da quel latinista tirato per la giacchetta (non è che se ti piace il latino al ginnasio sei un latinista, a meno che guardare video porno sullo smartphone non faccia di te una pornostar) e le tante e troppe parole spese per uno che a ben vedere gioca benino, ma ancora non ha fatto nulla di significativo. Una Caporetto indicibile, la prova provata che se era culo si trattava del tipico culo che tocca in sorte a qualcuno per una congiuntura astrale irripetibile, e che se culo non era, beh, evidentemente i regali si fanno una volta e basta, dopo tocca sudarsela in campo.
Ben lo sa l’Ucraina, e stiamo per arrivare alla vera faccenda che questo articolo vuole trattare, che puntava su una qualificazione miracolosa ai Mondiali proprio per dar seguito alla campagna promozionale messa in piedi da Zelesky, cioè uno che in piena guerra trova il tempo per fare il tifo per la squadra di calcio della sua nazione, ma che ha incontrato sulla propria strada un coriaceo e per nulla bonario Galles, guidato da Garreth Bale e tornato ai mondiali dopo sessantasei anni, ciao Ucraina, è stato bello.
Il fatto è che un mesetto fa Eurovision aveva messo in piedi una situazione analoga, parlo della favola della vittoria finale, come a dire che l’Europa è in effetti un posto bellissimo e unito nel dichiarare il proprio stare dalla parte del Bene, la Kalush Orchestra a strappare una vittoria telefonatissima in quel di Torino con la discutibile canzone Stefania, di colpo diventata una sorta di Imagine, brano universale contro le guerre. Lì, vai a capire perché, nessuno aveva avuto da ridire della vittoria immeritata degli ucraini, anzi, tutti avevano applaudito a un voto farlocco, palesemente di pancia, dove la musica non trovava asilo. A chi, come lo scrivente, fosse toccato l’ardire di far notare che la canzone era oggettivamente una porcata, e che comunque Eurovision era e rimaneva una sorta di circo da vedere per riderne, non certo qualcosa di serio da seguire per le belle canzoni o per altro, era toccata la solita manfrina del “vuoi sempre essere un bastian contrario”, o anche “se non ti piace non guardarlo”, ma nei fatti Stefania è giustamente sparita all’orizzonte, come sarebbe anche successo ai Maneskin, qualche bimbominkia non avesse iniziato a condividere compulsivamente Beggin su Tik Tok. Certo, il tutto ha i suoi pro, perché se un minimo di lucidità dovesse mai tornare di moda forse si potrebbe iniziare a riguardare a Eurovision come a un carrozzone trash, roba da nani e ballerine, e dileggiare chiunque ne parli seriamente, così come ormai sta diventando uso e costume rispetto alla nazionale di Mr Botox (sì, è body shaming, ma nel calcio credo sia ancora consentito, altrimenti chiedo venia).
Tutto questo per dire che no, Stefania della Kulash Orchestra non meritava di vincere Eurovision, il mercato non l’ha cagata di pezza, né qui né altrove, e comunque no, Eurovision non è qualcosa che ha seriamente a che fare con la musica, come no, la nazionale di Mancini non è una squadra che merita di stare in alto nel ranking mondiale, mentre merita di guardare i mondiali di calcio dentro la tv, da casa, e no, le vittorie farlocche, quelle dettate dal voler dar vita a una favola rassicurante, non garantiscono un futuro più roseo, semmai generano illusioni contro le quali ci si va poi a schiantare come avviene contro certi blocchi di Jersey se si sale in macchina dopo aver bevuto un po’ troppo. Aridatece la donna barbuta, quindi, e magari anche un centravanti in grado di segnare, delle favolette facciamo volentieri a meno, anche perché visto l’aria che tira in casa Disney, capace nel remake che ne faranno, a interpretare Barella ci sarà una ragazza cinese che si fa chiamare Peppe.