Probabilmente avrò anche una visione romantica riguardo ciò che osservo succedere negli spazi e nei luoghi dedicati alla quindicesima edizione del Campania Teatro Festival – la rassegna diretta da Ruggero Cappuccio, realizzata con il forte sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival. Però è un fatto che tanta partecipazione di pubblico mi riempie di gioia.
L’attrazione sono il teatro, la musica, la danza, il racconto con tanti protagonisti, attori, attrici, registi compagnie che si alternano dal pomeriggio al tramonto in quel luogo meraviglioso che è la Reggia di Capodimonte con i suoi maestosi cortili, il suo parco, le distese di verde che sono così ben manutenute. Sono infatti romantica perché la mente ne trae beneficio, si placa lo stress di città, si passeggia con calma nel bosco e si arriva sui diversi palcoscenici allestiti per la rassegna. Unico neo il traffico continuo e cadenzato degli aerei che interrompe il ritmo della recitazione e costringe la compagnia ad accompagnare la scia del rumore come se fosse parte del copione.
Ciò nonostante gli spettacoli si susseguono e la partecipazione del pubblico è tanta, e le persone mostrano di godere delle atmosfere e degli scenari creati per questa edizione. Inoltre l’organizzazione è efficiente e lo staff di giovani che accoglie il pubblico è molto gentile e disponibile.
E poi a completare il giudizio complessivo c’è anche la visione di uno spettacolo poetico e sognante come Cabaret delle piccole cose, di e con Filippo Timi, in scena nel Cortile della Reggia di Capodimonte con nove bravissimi attori: Erica Bianco, Livia Bonetti, Matteo Cecchi, Francesca Fedeli, Roberto Gudese, Ilaria Marchianò, Viola Mirmina, Marco Risiglione e Federico Rubino. La produzione è del Teatro Franco Parenti.
In un’atmosfera quasi fiabesca le piccole cose della quotidianità, quelle su cui a volte ci soffermiamo solo con un pensiero o che a volte ci appaiono oggetti con pochi significati, invece nello spettacolo si rianimano, prendono corpo e voce attraverso una serie di monologhi, ciascuno affidato a un attore in camicetta collegiale e naso da Pinocchio. Chi di noi non è inciampato a un compleanno in una candelina senza lo stoppino, o a riflettere su un inutile centesimo che sembra avere un potere apparente nell’acquisto di un capo di abbigliamento, perché ti dà l’impressione che ci sia un sconto e invece è solo un inganno, o un sasso innamorato di un altro sasso che non ha la bocca per baciare, ma anche l’esilarante goccia d’acqua che perde da un rubinetto che non è stato chiuso e che per giorni aspetta il tuo ritorno? O anche quel mozzicone dell’ultima sigaretta che aspetta di essere consumato prima di smettere di fumare. E quel piccolo gioiello di racconto della lumaca sull’incontro amoroso.
Filippo Timi le fa diventare intime esistenze, fiabe sognanti e accattivanti della quotidianità, di cui lo stesso autore, regista e attore è parte integrante di questo carillon danzante e armonico. Ciascun attore O attrice, tutti molto bravi, trova la propria armonia e collocazione come in un cartoon poetico.
«Ho scritto questi monologhi per dare voce a chi voce non ha”, spiega Filippo Timi. “Si tratta di una drammaturgia che nasce dal silenzio e dalla fragilità di sentimenti che appartengono al mondo».
“Cabaret delle piccole cose – scrive Milena Cozzolino su facebook – è una dolce ninna nanna. Ti scartavetra l’anima ma la poesia rimette tutto a posto”. Condivido pienamente. E romanticamente.