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Home Musica

Chi e la sorellastra della favola Una Nessuna Centomila?

Una favola, sì, ma che finisce un po’ meno bene di quanto avrebbe potuto, maledette sorellastre cattive

di Michele Monina
13/06/2022
INTERAZIONI: 150

INTERAZIONI: 150

Le favole, si sa, hanno il lieto fine. Almeno quelle cui ci ha abituato la Disney. Perché le favole originariamente erano piuttosto cruente, streghe che ammazzavano con le loro pozioni magiche, lupi che divoravano nonnine vive, aghi che mandavano in coma inavvertite donzelle. Le favole hanno un lieto fine anche se, questo ce lo ha insegnato Hemingway, uno dei massimi scrittori del Novecento che non a caso a un certo punto ha impugnato un fucile da caccia e l’ha fatta finita, non esiste alcuna storia che, portata sufficientemente per le lunghe, non sortisca un finale tragico.

Così succede che sabato scorso è andato in scena, finalmente, dirà qualcuno, dopo oltre due anni di continui rimandare date causa Covid, il megaevento benefico Una Nessuna Centomila, concerto organizzato nell’area di Campovolo, a Reggio Emilia, che vedeva il top di gamma delle nostre interpreti al femminile, intente a raccogliere fondo per sette organizzazioni contro la violenza sulle donne. Tutte lì, quelle cui si pensa se si pensa a un mega evento al femminile del pop, o almeno quelli cui si sarebbe pensato due anni fa, oggi magari ce ne sarebbe qualcuna in più, che so?, Elodie: Laura Pausini, Gianna Nannini, Elisa, Fiorella Mannoia, Giorgia, Alessandra Amoroso e Emma, in ordine casuale, non ero presente all’evento, quindi non saprei dire l’ordine di apparizione, né mi interessa fare ricerche a riguardo. 

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Ogni artista coinvolta, per altro, aveva un ospite d’eccezione, uomo, come a voler dire che sì, le donne unite possono fare tanto contro la violenza sulle donne, ma anche gli uomini, volendo, possono dare il loro patriarcale contributo, e anche qui, ecco Eros Ramazzotti, Brunori SaS, Sottotono, Diodato, Tommaso Paradiso, Caparezza e Coez, l’ordine di apparizione, anche in questo caso, come in quello dei sette nani, che uno prova a ricordarseli ma ne dimentica sempre uno, del tutto casuale. 

Un evento, il titolo la dice già tutta, che ha visto un pubblico di centomila persone, quindi una marea di persone, anche più di quante Laura Pausini, in compagnia di buona parte del medesimo cast ha raccolto a suo tempo per Amiche per l’Abruzzo, altro evento benefico, in quel caso per i terremotati di L’Aquila. Un evento che ha portato a raccogliere oltre cinque milioni di euro, di cui ben due destinati alle sette associazioni contro la violenza sulle donne, il resto, immagino, per le spese vive che un evento del genere mette in moto.

Una bella favola, che ha visto tanti spettatori entusiasti, lì a commentare sui social, da una parte lo scopo lodevole, dall’altro la ritrovata possibilità di stare tutti insieme, senza mascherine, senza distanziamenti, senza restrizioni di sorta, tutti insieme a far festa, a sentire bella musica, a essere felici.

Tutto è bene quel che finisce bene, direbbero in conclusione di una favola, dove in realtà si dice “e vissero tutti felici e contenti”, non fosse che qualche malumore Una Nessuna Centomila l’ha generato. Già durante le ore di concerto, sui social, in molti lamentavano l’assenza di una diretta tv, auspicando un pronto intervento di Rai o Mediaset. Chi lo faceva, è ovvio, ignora che una cosa del genere va pianificata, organizzata, non è che si improvvisa pronti via. E infatti, qui, ne avessi voglia, dovrei usare il condizionale, ma grazia Dio che con questo caldo già ne scrivo in indicativo, infatti era previsto, dicono voci di corridoio, che il tutto andasse in onda su Prime Video, dopo i tentativi non sempre riuscitissimi di trasmettere partite di Champions finalmente in azione in un evento appartenente al mondo dello spettacolo. Un concerto in diretta di circa sette ore, minuto più minuto meno, che avrebbe garantito alla piattaforma di Jeff Bezos qualche centinaia di migliaia di spettatori in diretta, forse anche qualche milione, e che, attenzione attenzione, dicono sempre le voci bene informate, avrebbero portato nelle casse di Una Nessuno Centomila, pronte a essere girate in beneficenza, un altro milione e ottocentomila euro, quasi raddoppiando la cifra da devolvere alle sette associazioni attive contro la violenza sulla donna. Le trattative, questo si dice, erano anche a buon  punto quando, sul più bello, ecco che una delle sette artiste si sia tirata indietro, non concedendo i propri diritti, mandando, in sostanza, tutto all’aria. Sulle prime qualcuno ha provato a fare anche qualche veloce ricerca, partendo da sei dei sette nomi, perché quello della Pausini sembrava improbabile, visto che la cantante di Solarolo ha già all’attivo un accordo con Prime Video per il suo film. Solo che, ora dopo ora, le voci hanno iniziato a dire esattamente il contrario, indicando proprio in lei il nome cui si dovrebbe il niet alla diretta su Amazon Prime Video. Del resto, sempre questo circolava, i cinquanta ballerini portati sul palco avrebbero già eroso una parte del budget destinato ai rimborsi spesa, che ovviamente rimborsi e basta non sono, ma questa è altra faccenda. Quel che si dice, e so che scrivere un articolo su quel che si dice è di per sé pontificare sul nulla, ma di nulla stiamo parlando, se non di un’occasione persa, il nulla appunto, è che la cosa abbia portato una lite furiosa tra la medesima e il promoter Ferdinando Salzano, titolare dell’organizzazione dell’evento, lite talmente roboante da aver portato i due sull’orlo della rottura. 

Chiaro, le voci son voci, ma di fatto il concerto in tv non si è visto, i soldi raccolti sono stati tanti ma sarebbero comunque potuti essere di più, e fino a prossima smentita si può serenamente andare avanti a fantasticare su come le cose sarebbero potute andare se gli ego personali fossero stati tenuti un po’ più a freno, una sorta di sliding doors, che poi è esattamente la trama del film sulla Pausini che al momento è la sola cosa con la cantante di Solarolo visibile su Prime Video, con buona pace di chi avrebbe voluto seguire anche Una Nessuna Centomila. Una favola, sì, ma che finisce un po’ meno bene di quanto avrebbe potuto, maledette sorellastre cattive.


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