La Roma di Mourinho ha conquistato la Conference League. Tocca proprio a Mourinho riportare in Italia un trofeo continentale dopo la Champions vinta nel 2010, l’anno del Triplete, con l’Inter. Mourinho si conferma Re di Coppe ed è il primo allenatore ad aver vinto tutti i trofei UEFA: Champions con Inter e Porto; UEFA ed Europa League con Porto e Manchester United, Conference League con la Roma (leggi di più) .
La performance personale di Mourinho è straordinaria anche per la sua longevità. Le vittorie di Mourinho si spalmano nell’arco di tre decenni. Insomma le mode calcistiche passano, i calciatori cambiano ma i vincenti restano e continuano a dominare. Ma anche la vittoria della Roma è una notizia straordinaria per il calcio italiano che da dodici anni non riusciva a conquistare una coppa europea ed è fuori dalle ultime due edizioni del Mondiale.
Ci sarebbe da festeggiare, come giustamente stanno facendo i tifosi romanisti ma gli avversari storcono il naso ritenendo il trofeo conquistato dagli uomini di Mourinho una coppetta di terza serie. Certamente la Conference League non è la Champions e neppure l’Europa League ma è comunque un trofeo internazionale vinto dopo una maratona agonistica cominciata nell’autunno scorso. Un torneo impegnativo quello vinto da Mourinho tra un travagliato girone eliminatorio ed una serie di scontri diretti al cardiopalma.
Coloro che tentano di sminuire la portata del trofeo ricordano tanto la volpe che non potendo arrivare all’uva esclama “nondum matura est” ( non è ancora matura). Come sempre nello sport chi vince esulta e festeggia, chi perde spiega e rosica. La Conference League di Mourinho non si sottrae a questa regola. Quello che stupisce sono le obiezioni che arrivano da chi non vince nulla da anni , neanche la Coppa Italia. Invidia allo stato puro che rende la gioia dei vincitori ancora più gioiosa.
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Lo sport è fatto anche di almanacchi, quindi onore alla Roma. Il Napoli, non avendo vinto neanche la Coppia Italia, dimostra di essere una squadra, bella e perdente, una sorte di provinciale, nonostante abbia come socio: lo Stadio San Paolo;il tifo esclusivo di Napoli e dell’intera Città Metropolitana, che contano circa 3 milioni di abitanti, il tifo della maggior parte degli abitanti, della Regione Campania, circa 6 milioni di persone. ADL, è a un bivio, o vince, oppure decide di vendere, il Napoli, non è il Lumezzane. Napoli, con i suoi fatturati, non ha una sede, non ha voluto avere Soccavo, non ha voluto avere Marianella. Se la città riesce a creare le condizioni di un determinato fatturato, l’imprenditore capace, poi ha una serie di doveri. Non può trattare da scemi del villaggio, circa 6 milioni di abitanti.