“I Litfiba si sciolgono”, e ancora in molti – noi compresi – non elaborano la scelta. La band fiorentina è sulla scena da 42 anni e con L’Ultimo Girone ha dato vita al saluto ufficiale, un’ultima grande festa prima di chiudere per sempre la loro storia piena di rock, new wave, post punk e successi.
I Litfiba si sciolgono
Con L’Ultimo Girone i Litfiba scelgono di portare sul palco 40 brani, i più rappresentativi del loro repertorio, per dire addio alle scene. La scelta delle canzoni è stata difficile, come gli stessi hanno detto qualche mese fa, ma il pubblico ha la garanzia di poter ascoltare i grandi classici della trilogia – La Preda, Eroi Nel Vento – e degli anni ’90 – Fata Morgana, El Diablo – fino alle ultime hit.
Il 6 dicembre 1980 i Litfiba si esibirono per la prima volta dal vivo alla Rokkoteca Brighton di Settignano, nel territorio fiorentino, e probabilmente non sapevano che un giorno avrebbero scritto la storia definitiva del rock italiano.
Se da una parte c’è un pubblico felice di vedere i Litfiba sul palco, dall’altra è una felicità amara: i 42 anni dei Litfiba si chiudono nel 2022, con uno spettacolo che sta portando in giro per l’Italia un viaggio nel tempo lungo, appunto, più di 40 anni. quasi 3 generazioni che ancora oggi si ritrovano a parlare di guerra. La band, nelle persone di Renzulli e Pelù, si è raccontata al Corriere Della Sera.
Le parole di Piero e Ghigo
La guerra è sempre stato un tema ricorrente, nei testi dei Litfiba. Piero Pelù ricorda:
“Non a caso il nostro EP d’esordio del 1982 si chiamava Guerra. Ciò che sta avvenendo in Ucraina dimostra quanto l’essere umano possa essere idiota o criminale e che i signori della guerra sanno che innestare un seme d’odio tra i popoli può far nascere una futura macchina per fare soldi. Come canto ne L’Impossibile sarebbe meglio se, anziché costruirli, i cannoni se li fumassero”.
Perché lasciare la musica proprio in questo periodo storico pieno di spunti di riflessione e così vuoto di messaggi di pace? Risponde Ghigo Renzulli, al quale viene affidata la patata bollente:
“È come per gli atleti, a un certo punto bisogna saper dire basta. Anche per tenere vivo un mito, se no rischi che s’incrini tutto. Rimarranno gli album e le canzoni che abbiamo pubblicato”.