Love Death and Robots 3 ha debuttato su Netflix venerdì con una stagione solida e senza sbavature. Le tematiche rappresentate negli episodi della serie antologica restano gli stessi: amore, morte e tecnologia. Non necessariamente sviluppate tutte insieme.
Love Death and Robots 3 mantiene il format minimo della seconda stagione con soli 9 episodi. Brevi cortometraggi, ciascuno con le sue caratteristiche. Qualcuno terrificante, qualcun altro divertente con un finale che lascia molto a cui pensare. La tecnica d’animazione, messa in atto da studi grafici diversi, si alterna anche in questa stagione, che resta un tripudio per gli occhi: dal semplice “cartone” stile anime giapponese, alla CGI passando per la motion-capture, ogni episodio è in grado ai accontentare ogni palato.
Nonostante qualche cliché, con il tema della fantascienza visto e stravisto, Love Death and Robots 3 continua a puntare il dito contro la stupidità umana e il mal uso della tecnologia. Ne è un esempio il primo episodio in cui rivediamo i tre curiosi robot della prima stagione, ancora in esplorazione in una Terra desolata, che cercano di capire come l’umanità ha potuto sopravvivere e poi estinguersi. C’è un mix di umorismo e tristezza che illustra un possibile futuro, concludendosi poi con un tocco di genio.
La perla di questa stagione è l’episodio “Un brutto viaggio”, diretto da David Fincher. La storia è un racconto di sopravvivenza che pone la semplice domanda: cosa si è disposti a fare pur di restare vivi? Un equipaggio di cacciatori di squali s’imbatte in una creatura degli abissi, un grosso granchio, la cui stazza e intelligenza mette a dura prova i membri della nave. Inizia così un gioco d’astuzia tra Torrin, che prende il comando, e il crostaceo, che conduce a un finale brillante in cui a dominare è l’egoismo umano.
Particolare e spassoso l’episodio “La notte dei minimorti”, in cui un’invasione zombie si trasforma in un’apocalisse globale. Il tutto è narrato in miniatura e a velocità massima. L’umorismo è il tono principale anche de “I ratti di Mason”, dove vediamo un umile ma battagliero contadino iniziare una guerra contro i topi che invadono la sua proprietà. Uno scontro a fuoco divertente, sanguinoso, e originalissimo. Lo stesso tono coinvolge anche “Morte allo squadrone della morte”: violento, splatter, eppure terribilmente esilarante.
Molto macabri gli episodi “Sciame” e “Sepolti in sale a volta”. Entrambi ci mettono di fronte ad entità aliene, fondendo fantascienza e mitologia, ciascuna mostrandoci le conseguenze dell’invasione di un territorio ostile e di quanto poco sappiamo sul nostro universo.
La stagione si conclude con il corto “Jibaro”, realizzato con una tecnica simile a quella de “La testimone” del primo volume. C’è una storia di passione violenta al centro della trama, con un cavaliere sordo che dà la caccia a una bellissima quanto letale creatura del lago.
Love Death and Robots 3 mantiene la qualità che la contraddistingue e, seppur con qualche tematica simile, resta una serie antologica originalissima.