Amo essere stupito da artisti che non conoscevo. Quando con i Black Ball Boogie abbiamo pensato di dedicare un’intera puntata del Premiato Circo Volante del Barone Rosso, dove avrebbe partecipato anche Bobby Solo, a Rock, Blues, Rockabilly, tra gli artisti che mi hanno proposto c’era STEFANO BARIGAZZI. Mi hanno assicurato che mi avrebbe colpito. Mi sono fidato senza neppure controllare su internet chi fosse. E ho fatto bene. Già alle prove mi è scappato un “Porca puttana!!!” che ho bofonchiato tra me e me.
Mi sembrava impossibile che:
– fosse emiliano e non di New Orleans
– non ne avessi mai sentito parlare
– non sia famoso come si merita.
Ha eseguito: “Preaching the blues”, “Shuffling growing aware”, “Your mind is gone” e “Country boy down in New Orleans”.
La cosa unica è che, quando ha suonato la chitarra con l’effetto bottleneck, non ha usato il cilindro metallico che tutti adoperano, ma un vero collo di bottiglia spezzato, proprio come facevano i primi bluesmen neri tanti anni fa.
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Gli ho chiesto di mandarmi una sua bio:
Stefano Barigazzi è un cantante e chitarrista emiliano, classe ’96. Inizia a suonare la batteria all’età di 10 anni, per poi innamorarsi del blues e cominciare a suonare l’armonica a bocca. A quindici anni forma il suo primo duo, i “Poor Boys”, nel quale è chitarrista e cantante. Il progetto si ispira alle sonorità del North Mississippi Country Blues (Fred McDowell, R.L. Burnside, Junior Kinbrough e altri).
Con i Poor Boys registra due EP ed un album di inediti, partecipando a numerosi festival e avendo la possibilità di aprire i concerti di artisti quali Eric Sardinas, Ian Siegal, Eric Gales, Jack Broadbent.
Nel 2018 sbarca a New Orleans dove, come da tradizione, suona non solo nei club ma soprattutto per strada, mescolandosi con la cultura ed i suoni del posto. Nel 2019 vince l’Italian Blues Challenge con i “The Drive”, ottenendo l’accesso del trio allo European Blues Challenge di Ponta Delgada (Isole Azzorre) in rappresentanza dell’Italia.
Il suo modo di suonare è fortemente influenzato da Delta Blues, Country e Folk, mescolato al Funk di New Orleans.
Nella primavera del 2020 e’ uscito il suo primo album da solista, Sitting Singin’ Old Songs, registrato durante i giorni di quarantena. Il disco raccoglie alcune delle canzoni chiave e degli stili che hanno costituito il modo di suonare di Stefano, partendo dal blues prebellico di Bukka White fino ad arrivare alle canzoni di Dylan.
Il disco è stato registrato in casa da Stefano , che si è letteralmente “seduto cantando vecchie canzoni”, in coproduzione con Trulletto Records che ne ha curato il missaggio, il master ed ha provveduto alla pubblicazione e alla distribuzione.