Congedo mestruale presto possibile? Su questo punto ci si sta interrogando in questo periodo tra luoghi comuni e retorica ma sembra proprio che qualcosa si stia muovendo anche se in una direzione che a non tutti piace. Il punto chiave di una nuova legge in Spagna, che il governo di Madrid si prepara ad affrontare e discutere, riguarda proprio la possibilità di usufruire di un congedo mestruale per tre giorni al mese, la domanda è: giusto o sbagliato?
Alcuni in questa ‘novità’ ci vedono una sconfitta per le donne che da sempre combattono per la parità dei diritti ma altri ancora, specie le donne che spesso fanno i conti con la dismenorrea (le cosiddette mestruazioni dolorose), si sentono finalmente comprese. In Spagna il prossimo Consiglio dei ministri si prepara ad affrontare il ddl che punta ad essere una tutela di milioni di donne e che potrebbe riguardare presto anche le lavoratrici italiane.
Congedo Mestruale, la situazione italiana
Secondo l’ospedale Bambin Gesù la dismenorrea riguarderebbe fino al 90% delle donne e delle adolescenti italiane, rappresentando il primo motivo di assenza sia sul posto di lavoro che a scuola. A questi dati si aggiungono quelli del Ministero della Salute che rivelano come siano oltre 3 milioni le donne con una diagnosi conclamata di endometriosi con un picco nella fascia di età tra i 25 e i 35 anni. Mentre in Spagna presto si potrebbe parlare di congedo mestruale, in Italia è tutto fermo al 2016, a quando Romina Mura, Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato, deputate del Partito Democratico, hanno presentato un disegno di legge alla Camera.
Da allora non si è avuto più notizia di nessun passa avanti visto che il testo del Ddl si è perso per i meandri delle Commissioni e non ha mai terminato l’iter consultivo dicendo così addio al posto tra le priorità parlamentari. Ma cosa prevedeva il disegno di legge? La proposta prevedeva che le lavoratrici pubbliche o private, con contratto subordinato e parasubordinato, potessero godere di tre giorni di permesso al mese proprio per i malesseri provocati dal ciclo e senza detrazioni sia esse registrate full time o part time. Per il ‘congedo mestruale’ sarebbe bastato presentare certificato medico specialistico al datore di lavoro.
Ma davvero questa opzione va di pari passo con l’emancipazione e la parità dei diritti o è addirittura lesivo della figura femminile nel mondo del lavoro? Il dubbio rimane.