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Home Musica

Laura Pausini, l’Eurovision e le tartarughine d’acqua dolce

Ho cominciato a vedere il film Piacere di Conoscerti, su Laura Pausini. Ho visto una tartarughina umile, mossa solo dall’amore per la musica. Poi l’ho vista salire sul guscio di un'altra tartaruga, pronta a conquistare il territorio nemico al motto di “carini e coccolosi”

di Michele Monina
10/05/2022
INTERAZIONI: 120

INTERAZIONI: 120

Photo by shutterstock.com

Siccome in casa siamo solo in sette, io, mia moglie, i nostri quattro figli, mia suocera, ci sembrava il caso di portare qualche altro essere vivente a condividere spazi e vita con noi. Così, poco più di una settimana fa, hanno fatto irruzione tra noi Brina, un pesce rosso arrivato dopo la dipartita, ormai due anni fa, di Scurina, suo antenato che è stato con noi per circa dieci anni, e Sparky e Lattuga, due tartarughine d’acqua. Mentre Brina aveva già a disposizione la vaschetta, ovviamente non tonda, dicono che i pesci rossi impazziscano dentro le bocce tonde, appartenuta a Scurina, per Sparky e Lattuga abbiamo dovuto comprare una apposita vasca, enorme, con tanto di isola munita di palme in plastica, finte, atte a ricreare un’atmosfera caraibica, suppongo. Isola cava, con due gallerie d’ingresso, così che volendo le tartarughine ci si possano addentrare. Il tipo che ce le ha vendute, a un prezzo, va detto, piuttosto esoso, ha specificato come le tartarughine d’acqua siano animali tropicali, quindi abituati a un clima caldo, andando quindi a suggerirci di porre proprio a ridosso della vasca una abat jour munita di vecchia lampadina, non di quelle al led, così da riscaldare l’ambiente. Facile a dirsi, ho scoperto, perché le abat jour che si trovano ora sono tutte per le lampadine al led, e perché, appunto, di lampadine non al led non se ne trovano più in commercio. Questo l’ho scoperto dopo circa una settimana che le avevamo, quando ho finalmente trovato il tempo per andarne a cercare una, consapevole di avere ancora in casa una sola lampadina di quelle col filamento, ultima spiaggia per la salvaguardia delle nostre tartarughine, almeno fino all’arrivo del caldo, per altro previsto proprio per questi giorni. Durante la prima settimana, va detto, Sparky e Lattuta hanno sonnecchiato quasi sempre. Anzi, Lattuga ha sonnecchiato sempre, tranne per mangiare, nascosta dentro la caverna sotto l’isola, un’isola di plastica gialla, per intendersi, mentre Sparky si è fatta vedere un po’ di più, senza mai salire sopra l’isola. Brina, per contro, ha fatto quel che le competeva, ma avendo la concorrenza di due tartarughine non è stata molto cagata, da nessuno.

Comunque sabato scorso esco, vado in un emporio cinese e ovviamente trovo la abat jour che cercavo. Torno a casa e la dispongo, va detto a fatica, di fianco alla vasca. La vasca, per intendersi, si trova in cucina, vicino a un freezer piccolo, di scorta, che teniamo in un angolo. Accendo la abat jour e noto che in effetti scalda davvero parecchio, bontà sua. Tempo qualche minuto e, miracolo, le tartarughine, sempre con le debite differenze, Sparky più spavalda, Lattuga più timida, escono dalla loro tana e si pongono bene in vista. Tempo qualche minuto e Sparky si avventura anche sopra l’isola gialla, come a voler prendere il sole fuori dall’acqua. Di acqua, nella vasca, ce n’è poca, il giusto, qualche centimetro così da permettere alle tartarughine di poter entrare nelle caverne sotterranee senza dove fare immersioni.

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I bambini, ma va detto anche i ragazzi, i nostri figli sono equamente spartiti, una di quasi ventuno anni, uno di quasi diciassette e due di dieci anni e mezzo, gemelli, si sono davvero appassionati di questi curiosi animaletti, e passano parte della giornata a guardarli. Francesco, uno dei gemelli, si mette spesso lì davanti, seduto su una sedia, magari a leggere un libro, o a giocare con un videogioco, come a volerle sorvegliare. Tutto molto bello.

Poi succede che domenica mattina mi alzo, come sempre per primo, vado in cucina per preparare colazione, e trovo uno spettacolo stranissimo, affascinante. Entrambe le tartarughine stanno sopra l’isola, ma appena mi vedono si tuffano in acqua, attenzione, non scendono dallo scivolo attraverso il quale sono salite, ma si tuffano proprio, e Lattuga va a nascondersi al solito posto. Sulle prime penso che siano un po’ come i pinguini di Madagascar, che si fingevano tonti mentre in realtà vivevano come tutti gli altri animali dello zoo di New York una propria vita animata e sociale, lontano da occhi indiscreti. La cosa mi fa ridere e piacere, perché temevo di aver preso due tartarughine un po’ rincoglionite. Passa qualche tempo e, quando ormai siamo tutti in piedi e la cucina è rimasta per motivi di varia natura, senza nessuno di noi, torno e trovo uno spettacolo ancora più surreale: Sparky è salita sopra una delle palme di plastica, verdi, e Lattuga sta nei pressi. La palma, per intendersi, è a almeno a un paio di centimetri di altezza, impossibile salirci su, per una tartarughina, senza fare un salto. Impossibile anche scenderne, credo. Chiamo tutti e tutti stiamo lì a fissarle e ridere. Dopo un po’ Tommaso, il figlio di sedici anni, quasi diciassette, un po’ in ansia la prende e la rimette in acqua. Sarà stato un caso, pensiamo. Così non è. Scopriamo, la giornata è lunga, che per salire Sparky chiede il soccorso di Lattuga, che si pone sotto a fare da scaletta, e che per scendere non deve far altro che saltare, esattamente come fa quando si tuffa in acqua. Da quel momento, per altro, Sparky e Lattuga non hanno più finto di essere altro da qual che sono, due animali piuttosto svegli, che chiaramente stanno studiando il territorio, per loro la vaschetta comprata al negozio di animali, per poterne scappare. Questo ha fatto sì che i nostri figli si siano ulteriormente sentiti ingaggiati nel loro ruolo di guardiani, presidiando a turni la scena, per paura o di un rovesciamento inavvertito di una delle due, o, in effetti, di una fuga, un po’ come avveniva in Nemo.

Ho postato le foto delle tartarughine, Sparky sulla palma, Lattuga sotto, sui social, facendo una zoomata sulla faccia di Sparky, che nel primo piano finale appare piuttosto cattiva, lo sguardi di chi non ne vuole poi tante. Molti hanno commentato, tutti quelli che ne hanno almeno una dicendo che cresceranno a dismisura, qualcuno anche ipotizzando un futuro per loro in qualche centro specializzato, proprio per il loro crescere a dismisura. Poi mi è arrivato un messaggio da parte di una amica, Eleonora, veterinaria, la quale mi ha scritto qualcosa che suonava come “lo sai, sì, che le tartarughine che hai preso sono di una razza infestante”. Messaggio che presumeva una mia risposta allarmata, che in effetti è arrivata, e cui ha fatto seguito un carteggio nel quale Eleonora mi spiegava come le tartarughine d’acqua siano esseri cattivissimi e dominanti, che se messi in contesti con altri animali tendono a farli fuori tutti, resistenti a ogni tipo di avversità. Come dire, dei paciosi animaletti che per una settimana abbiamo visto sonnecchiare in casa, nascosti timidamente dentro una grotta di plastica, nulla era reale. Abbiamo portato in casa due Alien, pronte a lottare con noi per il dominio del territorio. Inutile star lì a fare battutine sul fatto che in fondo loro sono piccoline e noi, in confronto a loro, dei giganti, sono due anni e passa che siamo in balia di un virus, figuriamoci se continuiamo a credere che le dimensioni contino.

Ho visto il film Piacere di conoscerti, su Laura Pausini. Non è esatto, ho cominciato a vedere il film Piacere di conoscerti, su Laura Pausini. Il concept del film, non credo di spoilerare nulla di fondamentale, è una sorta di sliding doors, cosa sarebbe successo nella vita di Laura Pausini se non fosse la popstar che tutti conosciamo e avesse proseguito a cantare nei pianobar dai quali è partita, ancora bambina. Un racconto, quindi, che corre su doppi binari e la cui finalità, dichiarata, è di farci vedere come, nonostante sia la popstar che tutti conosciamo, suppongo nelle intenzioni di Ivan Cotroneo, regista, e della stessa Pausini quel “conosciamo” andrebbe sostituito con un “adoriamo”, lei rimane l’umile ragazza di provincia, partita da Solarolo con tanti sogni in tasca e mossa sempre e soltanto dalla passione e l’amore per la musica, come a dire che il successo è un semplice effetto collaterale.

Laura Pausini.

Quella che inaugurerà la puntata finale di Eurovision accompagnata da un balletto con mille comparse in Piazza San Carlo, si dice oggetto di scontri titanici con Alessandro Cattelan.

Laura Pausini.

Quella che, a poche ore dall’inizio di Eurovision ha dichiarato, in lacrime, che avrebbe voluto condurlo insieme a Raffaella Carrà, da pari a pari, si fottano Cattelan e Mika.

Laura Pausini.

L’umiltà.

Laura Pausini.

Ho cominciato a vedere il film Piacere di conoscerti, su Laura Pausini. Ho visto una tartarughina umile, mossa solo dall’amore per la musica. Poi sono entrato in cucina all’improvviso, e l’ho vista salire sul guscio di Lattuga, per arrampicarsi su una palma finta, pronta a conquistare il territorio nemico al motto di “carini e coccolosi”. Mai credere alle apparenze. Ho lasciato il film neanche a metà e mi sono messo a vedere le ultime puntate di Ozark, cazzata per cazzata almeno quella è dichiaratamente finzione.

Tags: eurovision song contestlaura pausini

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