Misteri della fede in un Ordine dei Giornalisti che non si sa cosa ci stia a fare, perlomeno non lo capiscono i settantacinquemila pubblicisti tenuti ogni anno a versargli la quota per il puro gusto di avere in tasca un tesserino inutile. Perché, per dire, se il vecchio Feltri, ormai a fine corsa, fa un titolo sulla patata, riferita all’ex sindaca Raggi, l’Ordine gli sta addosso per anni, lo sfinisce, lo induce a cancellarsi, e se un tristo intrattenitore (che vanta l’iscrizione come professionista, addirittura) si produce in offese del tutto gratuite, pesantissime, l’Ordine non manda un fiato? Qualcuno ha mai avuto notizia di sanzioni verso cronisti della parte giusta? Poi dice che in sempre più si tolgono: per forza, anche la fede, oltre un certo limite, si consuma fino al moccolo e si spegne. L’Ordine non fa che piangere miseria, ma la piange sulle spalle di chi piglia 5 euro a pezzo da anni. Quando li piglia.
I fatti comunque stanno così. Al programma radiofonico la Zanzara, in fama di irriverente, invitano la cantante e attivista Daniela Martani per parlare di una sua protesta contro le torture sui rettili da borsetta e da scarpette; con l’occasione, si stabilisce un breve passaggio del suo singolo “L’uomo che non sei”. Finisce che della protesta animalista non si parla affatto e il singolo serve a uno dei conduttori, quello piccolotto, che somiglia al gemello meno riuscito di Alvaro Vitali, per scatenarsi in una caterva di volgarità da ricovero: “Sei una pecora, una incapace, hai stracciato i coglioni, la tua canzone è una scarica di cesso”, mentre l’altro, quello con gli occhiali da sole in studio e i capelli in debito di shampoo, si scompiscia fin sotto al tavolo. La Martani, incredula, mortificata, non può che chiudere il collegamento: missione compiuta, l’abbiamo sistemata ancora una volta questa, sotto col prossimo.
Cruciani & Parenzo, la premiata ditta: uno scarica il livore che gli viene dal vedersi allo specchio, l’altro gli lascia guinzaglio lungo fino a che non lo riprende più. Sono d’accordo? Il conduttore è ormai la spalla della spalla? Ma questo punto il programma è diventato prevedibile nella sua oscenità, le parolacce ormai le dicono tutti, l’approccio becero non intriga nessuno, pare che anche la Zanzara stia cominciando a perdere ascolti: per forza, ci si rompe i coglioni anche dei rompicoglioni, ormai non c’è più lo straccio di un contenuto ma solo lo svacco da scuola dell’obbligo. Il provocatore a gettone Parenzo nella sua foga incomprensibile è riuscito a confondere la Pausini con Mia Martini, a conferma della incompetenza sovrana. Ma il massimo l’ha dato definendo il brano della Martani come l’arma di distruzione di massa che serve ai russi contro gli ucraini. Un po’ come la chitarra di Woody Guthrie che “ammazzava i fascisti”. Qui scatta l’atto di fede: l’Ordine che ci sta a fare? Se una tale porcata l’avesse detta qualsiasi opinionaro di parte avversa, sai gli strepiti: pioverebbero convocazioni, processetti, sanzioni dei comitati etici. In questo caso, more solito, si fa finta di non sentire, forse perché, come disse un passato presidente, Carlo Verna, la missione dell’Ordine consiste nella rieducazione di Salvini (impossibile, peraltro).
Parenzo e Cruciani, la premiata ditta: uno sbraca in modo allarmante, l’altro va in crampi dal gran ridere. Sempre con ospiti innocui, beninteso: se capita il politico, il potente di turno, i due trasgressivi son tutti latte miele e piumino da cipria. Dicono: ma è la libertà d’espressione, e allora il Primo Emendamento americano? Discorsi a pera: la libertà d’espressione presuppone opinioni discordi, non offese a senso unico sulla proposta artistica o sulle caratteristiche personali; qui non c’è ironia una tantum, c’è un attacco sistematico, organizzato, da una parte sola che poi è quella di chi tiene il microfono. Ma se il Gatto e la Volpe di Confindustria li attacchi al loro stesso livello, come se la prendono, come poi ti scrivono in privato, piccati! Pare, a proposito, che nei giorni seguenti alla Martani siano arrivate le scuse di entrambi: sembra si sia mosso qualche Venerabile consigliando di farla finita con certe esagerazioni. Il che non depone a favore dei due, ma conferma lo squallore: ci vuole l’avvertimento felpato, ma preoccupante, del Padrino di turno.
Ma non è vero che in Italia c’è il pensiero unico che strangola le notizie e i punti di vista: c’è l’assenza di pensiero di chi è sponsorizzato e fa la vittima e impone un conformismo dell’assurdo, della maleducazione, della stupidità. Col pubblico che segue in modo pecoronesco e pecoreccio: uno come Brindisi, quello di Zona Bianca, può passare in una sera dall’essere odiato dai novax all’esserne idolatrato siccome ha lasciato carta, più che zona, bianca a un ministro di Putin con licenza di insulti antisemiti e attacchi all’Italia, Paese che lo interpellava senza contraddirlo. Brindisi si è vantato della performance e tutti, perfino chi non lo ama, hanno detto: intervista impeccabile, così tutti possono farsi un’idea. Un’idea? Ancora una volta: l’Ordine dove sta? Che fa? Non ci volevano queste manovre politico-giornalistiche (c’era da azzoppare il fallimentare Draghi alla vigilia del suo viaggio negli Stati Uniti) per sapere con chi abbiamo a che fare e qui se c’è qualcosa che manca è proprio l’idea. In compenso, ci sono gli insulti deliranti del potente di turno, mai disturbato. Poi il contesto è irrilevante, può essere un programma di supposta informazione o una trasmissione radio dove si va giù pesantissimi contro una donna. Il pensiero unico sta qui e prescinde dal pensiero.