Elite 5 non ha nulla di più e nulla di diverso rispetto alle prime quattro stagioni: in ogni capitolo del teen drama spagnolo di Netflix, ormai, si ripete lo stesso copione, identico, con qualche piccola variante che non aggiunge alcuna novità sostanziale allo show.
Anche in Elite 5, come in ogni altra stagione dall’inizio della serie, c’è un mistero da risolvere, con indagini che si dipanano nel bel mezzo di un anno scolastico connotato da amori, tradimenti, rivalità, lotte di classe, menzogne e una quantità crescente di nudità e sesso che ormai sembrano essere diventati una quota da rispettare in ogni episodio.
Lo schema di Elite 5 non cambia di una virgola: all’inizio della stagione viene commesso un crimine e, man mano che gli episodi avanzano, diversi salti temporali intrecciano gli eventi scolastici con gli interrogatori della polizia agli studenti. Mentre prosegue la ricerca della verità, la vita degli allievi de Las Encinas prosegue tra feste trasgressive, ribellione all’autorità degli adulti, nuove relazioni amorose o avventure puramente fisiche. Un meccanismo che ha sempre funzionato finora e a cui gli autori non intendono rinunciare, senza cercare il minimo segno di maturità narrativa dopo cinque stagioni.
Tra le novità di Elite 5 il personaggio di Ivan (André Lamoglia) è la new entry più interessante, mentre gli altri faticano ad imporsi come minimamente credibili. Ma il difetto maggiore della stagione è il trattamento riservato ad una questione terribilmente drammatica e delicata come la violenza sessuale: nella trama il personaggio di Phillipe (Pol Granch), dopo aver ammesso di aver abusato di una ragazza chiedendole perdono, finisce per essere trattato da vittima più che da carnefice. La serie prova a rovesciare il punto di vista: se anche lo stupratore fosse una vittima di se stesso e delle proprie azioni? Cosa fare di una persona che ha commesso un crimine così odioso? C’è una possibilità di recuperarlo alla società? Peccato che l’intento risulti tradito quando il carnefice in questione non mostra alcun reale rimorso o desiderio di redimersi, mentre intorno a lui diversi personaggi si adoperano per il suo reinserimento, perché non diventi il mostro da additare e condannare (anzi, finendo per essere perfino idolatrato da una delle nuove studentesse che lo considera un gentiluomo). Un percorso pericoloso, quello intrapreso nei primi episodi di Elite 5, che avrebbe avuto bisogno di basi più solide per affrontare il controverso tema delle conseguenze degli abusi sessuali, tanto sulle vittime quanto su chi ne è l’artefice.
Tra gli eccessi più bizzarri e la rincorsa perenne ai colpi di scena più assurdi Elite 5 è diventata ormai una caricatura di se stessa, ma è anche vero che chi decide di guardarla lo fa sapendo esattamente cosa incontrerà: in questo senso, la serie resta fedele alle aspettative del suo pubblico, pur non mostrando il minimo impegno nel cercare di crescere dal punto di vista narrativo. Inutile dire che Netflix ha rinnovato con grande anticipo Elite per la sesta stagione, che a sua volta, c’è da scommetterci, sarà la copia carbone delle precedenti.